Istruzione / Il problema

«Classi pollaio», Bisesti tira dritto, «solo casi residuali», cioè 344 classi (8600 alunni) in tutto il Trentino

Botta e risposta in Consiglio provinciale fra Sara Ferrari («ci dica quali sono i criteri, non lo ha ancora fatto») e l’assessore, che minimizza e «respinge fermamente la definizione di “classi pollaio”»
LA PROTESTA In piazza genitori, scuole e ragazzi
LA LETTERA I ragazzi delle medie di Piné scrivono a Fugatti
SINDACATI Critiche alla giunta sul provvedimento

TRENTO. La polemica sulle «classi pollaio» divampa in tutto il Trentino: dalle valli alla città, sono decine i gruppi di genitori e le scuole che protestano contro il ritorno al numero di alunni pre-Covid, cosa che comporterà per il terzo anno di fila il «rimescolamento» delle seioni, con disagi per gli alunni.

Ma l'assessore alla cultura e conoscenza Mirko Bisesti tra dritto, e ribadisce ancora una volta la decisione di tornare a settembre all'antico, ripristinando le classi così come erano prima della pandemia. Lo ha fatto ieri in Consiglio Provinciale, dichiarando: «Respingo fermamente la definizione di "classi pollaio". Avevamo detto fin dall'inizio - spiega - che quello che sta finendo sarebbe stato un anno particolare e per garantire distanze e frequenza più sicura abbiamo speso la bellezza di 45 milioni di euro, di cui 30 per assicurare un certo numero di classi in più. Una situazione che non è necessario che si ripeta per cui riteniamo giusto spendere quei soldi in altro modo».
In agosto poi sarà più chiara la situazione sanitaria e si potrà valutare se mantenere misure di sicurezza e di distanziamento particolari con l'inizio del nuovo anno scolastico. «Sappiamo che certi interventi strutturali, come la realizzazione di più ingressi negli istituti scolastici, sono stati fatti e potranno rimanere utili anche in futuro, ma il ritorno agli assetti pre Covid era una cosa scontata» chiude Bisesti.

La discussione è venuta ieri nel «question time» in Aula, su una interrogazione di Sara Ferrari (PD). 

La capogruppo dei dem ha chiesto alla Giunta se, dato il perdurare del Covid-19, intenda mantenere o meno anche per l’anno scolastico 2021-22 la stessa organizzazione delle classi dell’anno che sta per concludersi per ragioni di continuità didattica ed aspetti educativi e relazionali e cosa intenda quando dichiara di voler valutare eventuali specifiche necessità delle istituzioni scolastiche e quali condizioni determinino per l’esecutivo una “necessità specifica”.

Nel dettaglio, l’assessore Bisesti ha risposto che a fronte dell’attuale quadro sanitario la situazione degli istituti scolastici consente la partenza dell’anno sulla base dei criteri adottati con la delibera della Giunta del febbraio 2021, tenendo in mente l’obiettivo, che è quello di consentire la scuola in presenza il più possibile. Le classi di scuola primaria sono 1400 di cui solo 134 hanno un numero tra 23 e 25 alunni per classe, 550 classi hanno più di 15 alunni e 260 tra i 16 e i 18 alunni.

Nella scuola secondaria di primo grado su 778 classi, la metà ha un numero di alunni tra 21 e 23, mentre 60 (le classi terminali) registrano tra i 23 e i 25 studenti. Nella scuola secondaria di secondo grado su 1048 classi solo 150 hanno un numero di ragazzi tra 23 e 25, mentre 153 hanno tra 21 e 22 studenti; le altre classi non superano i 20 studenti per classe. «Questi numeri tracciano il quadro completo della situazione, ha aggiunto Bisesti, riportando il dato reale e fugando i dubbi innescati dalle strumentalizzazioni sul tema. La presenza di classi con un numero di studenti tra 23 e 25 alunni è residuale, dunque».

La replica.« Il quadro sanitario positivo è innegabile, anche se siamo ultimi in Italia per numeri di vaccinazioni. Tuttavia, ha aggiunto Ferrari, noi ci dobbiamo occupare, per equità anche di quel numero definito dall’assessore “residuale” di classi tra 23 e 25 ragazzi.

Per Ferrari «Da settimane istituti scolastici, dirigenti, consigli di istituto, consulte dei genitori, insegnanti, visto il perdurare di una situazione di incertezza sanitaria chiedono alla Giunta provinciale un’attenzione particolare nell’organizzazione delle classi per l’anno scolastico prossimo. L’unica risposta finora pervenuta era stata una circolare del Dipartimento che non chiariva affatto le intenzioni se non il ripristino dei gruppi classe pre Covid. Genitori e studenti sono quindi scesi in piazza per farsi sentire e hanno scritto petizioni e lettere per chiedere che siano mantenute le classi di quest’anno, in gruppi meno numerosi di alunni, per consentire ai giovani di recuperare le difficoltà riscontrate quest’anno. Per questo ho interrogato l’assessore Bisesti che oggi ha risposto confermando che il numero delle classi tornerà alla situazione prima della pandemia perché il numero dei gruppi classe più numerosi quelli tra 23 e 25 alunni sono “solo” 344, definiti un numero residuale. Fermo restando che non si possono considerare “residuali” gruppi di bambini e ragazzi che si troveranno a vivere il prossimo anno in numeri non tali da consentire facilmente un lavoro di recupero, a maggior ragione mantenere il loro sdoppiamento come oggi non creerebbe un grosso problema di sostenibilità finanziaria per la Provincia. L’incertezza della pandemia in un territorio che oggi risulta ultimo in Italia per copertura vaccinale, con proiezioni che dicono che verrà raggiunta l’immunità di gregge solo in ottobre, quindi ad anno scolastico iniziato, farebbero propendere per maggior cautela nel ripristinare la situazione pre pandemia. In Consiglio provinciale ho chiesto con un’interrogazione all’assessore all’istruzione come intenda rispondere alle richieste. A Bisesti, che ha assicurato l’attenzione del Dipartimento per “casistiche complesse” particolari, ho chiesto di rendere chiari i criteri con i quali eventualmente verranno considerate situazioni speciali, perché senza criteri oggettivi trasparenti e conosciuti si rischia che ci siano “dirigenti con il cappello in mano” a chiedere alla Giunta una soluzione personalizzata, gruppi di genitori considerati più o meno potenti, amministrazioni comunali più o meno sensibili. Certamente non si vogliono scuole di serie A e serie B sul nostro territorio, ma risposte adeguate ai bisogni dei nostri studenti in qualsiasi parte del Trentino si trovino».

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