Impianti / La tragedia

Tragedia di Stresa, «ma le funivie in Trentino sono sicurissime»

L’assessore Failoni rassicura sui nostro «professionisti al top in Italia», Ghezzi (presidente di Anef): «Gli ultimi incidenti in Italia tanti anni fa, ambedue al Cermis»

TRENTO. «Il nostro pensiero va alle persone che hanno perso la vita». L'assessore provinciale al turismo, Roberto Failoni, esprime il suo dolore e cordoglio per i morti, tra cui dei bambini, nell'incidente della funivia Stresa-Mottarone precipitata ieri, una tragedia verificatasi proprio nei primi giorni di riapertura degli impianti funiviari, che ha lasciato tutti sotto shock e che in Trentino ha riportato inevitabilmente alla memoria le due - diverse - stragi del Cermis.

Ma nella nostra provincia oggi le funivie e gli impianti di risalita vengono controllati periodicamente e si possono considerare sicuri?

L'assessore Failoni risponde con un sì deciso: «In Trentino abbiamo un ufficio per gli impianti a fune con professionisti al top a livello nazionale e internazionale, che ci viene invidiato da tutta Italia, per questo posso dire che siamo molto tranquilli e sereni sul tema della sicurezza».

Proprio nell'ultima manovra finanziaria relativa gli aiuti Covid, che è stata approvata a metà maggio dal consiglio provinciale, la giunta ha inserito però una norma che consente una «proroga dei termini relativi alla revisione degli impianti a fune in servizio pubblico».

Nell'articolo approvato si specifica che in forza delle competenze attribuite dallo Statuto di autonomia, la Provincia «in considerazione del mancato utilizzo della stagione invernale 2020-2021 degli impianti a fune dei comprensori sciistici per lo svolgimento di attività di trasporto in servizio pubblico a causa dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, può accordare, su richiesta del concessionario, una proroga di dodici mesi dei termini relativi alle scadenze temporali per le revisioni speciali, le revisioni generali e la vita tecnica previsti dal decreto del ministero delle Infrastrutture numero 203 del 2015» relativo al regolamento sulle revisioni periodiche di funivie funicolari, sciovie e slittinovie destinate al trasporto di persone.

«Questa possibilità di chiedere la proroga - precisa però l'assessore Failoni - non si applica agli impianti a fune di prima categoria». In questa categoria rientrano le funivie analoghe a quella caduta sul lago Maggiore. Sono di prima categoria infatti le funivie: Trento-Sardagna, Mezzocorona- Monte, Pecol-Col dei Rossi, Passo San Pellegrino-Col Margherita, Vigo di Fassa-Ciampedie, Campitello-Col Rodella, Passo Pordoi-Sass Pordoi, Col Verde-Rosetta, Tarlenta-Rifugio Mantova, Alba-Col dei Rossi. Si tratta di linee che costituiscono un collegamento fra strade o ferrovie o centri abitati e sono realizzate con veicoli chiusi. Intanto, ieri, tra i messaggi di cordoglio per le vittime di Stresa c'è stato anche quello espesso dall'Associazione nazionale esercenti impianti a fune (Anef). «Siamo senza parole - spiega la presidente, Valeria Ghezzi -. Gli impianti a fune sono tra i mezzi di trasporto più sicuri in assoluto. Basti pensare che gli ultimi incidenti in Italia, entrambi sul Cermis, risalgono al 1976, per un errore umano, e al 1998 quando un aereo tranciò i cavi della struttura. L'attenzione nei confronti della manutenzione e dello stato degli impianti è sempre altissima, la nostra priorità, è una tragedia che non riusciamo a spiegarci. Dobbiamo attendere le necessarie verifiche per capirne le ragioni».

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