Con il Covid, cala la "speranza di vita": quegli anni di media persi soprattutto al Nord

La pandemia ha fatto scendere l'attesa di vita

ROMA - L’Italia permane nel tempo uno dei paesi più longevi nel contesto internazionale. Rispetto ai dati più recenti di Eurostat sulla speranza di vita alla nascita aggiornati al 2018, il nostro Paese si confermava ancora una volta al secondo posto tra i 28 paesi dell’Unione europea, con 83,4 anni, dopo la Spagna (con un valore sostanzialmente analogo: 83,5 anni) e con un vantaggio di vita attesa di +3,3 anni rispetto alla media Ue28 (pari a 81 anni). Ancor più rilevante la conferma per il genere maschile: nel 2018 l’Italia si collocava come primo paese europeo per livelli di vita media attesa alla nascita, 81,2 anni, il dato più elevato mai rilevato prima in Italia e nell’Unione europea.

Anche i dati pre-COVID-19 più aggiornati, relativi al 2019, confermavano il sentiero vir- tuoso intrapreso da tempo nel nostro Paese sul fronte della longevità, con la speranza di vita alla nascita in ulteriore aumento rispetto all’anno precedente (83,2 anni per entrambi i generi; +0,2 anni).

A seguito della pandemia di COVID-19 che ha colpito in misura rilevante l’Italia, caratterizzata da una struttura demografica molto più anziana rispetto ad altri paesi, le stime effettuatesulla speranza di vita per il 2020 suggeriscono la brusca interruzione e una significativa inversione di tendenza nel processo di costante miglioramento della longevità osservato negli ultimi anni, soprattutto in alcune aree del paese particolarmente colpite dalla diffusione del virus.

Per quanto riguarda la speranza di vita alla nascita, a fronte di una stima di circa 0,9 anni perduti complessivamente a livello nazionale (da 83,2 a 82,3 anni), emerge una forte eterogeneità tra i diversi territori, con uno svuotamento, in termini di anni vissuti, più marcato nelle regioni settentrionali (da 83,6 a 82,1 anni attesi), rispetto al Centro (da 83,6 a 83,1) e al Mezzogiorno (da 82,5 a 82,2).

In particolare, guardando alle singole regioni, nel 2020 il calo atteso più forte nella speranza di vita alla nascita si registra in Lombardia, in cui la mortalità registrata nel corso dell’anno provocherebbe una perdita di circa 2,4 anni (da 83,7 a 81,2), seguita, in ordine decrescente, dalla Valle d’Aosta (-1,8 anni; da 82,7 a 80,9), dalle Marche (-1,4 anni; da 84 a 82,6), dal Piemonte (-1,3 anni; da 82,9 a 81,6) e dal Trentino-Alto Adige (-1,3 anni; da 84,1 a 82,8). Non sono disponibili i dati per Provincia autonoma.

Riduzioni superiori ad 1 anno verrebbero inoltre registrate anche in Liguria (-1,2 anni; da 83,1 a 81,9), Puglia (-1,2 anni; da 83,3 a 82,1) ed Emilia-Romagna (-1,2 anni; da 83,6 a 82,4).

La speranza di vita alla nascita rimane invece sostanzialmente invariata in Basilicata e Calabria e diminuisce solo lievemente nella maggior parte delle regioni del Mezzogiorno, ad eccezione di Abruzzo e Sardegna, dove si stima un calo intorno ad 1 anno di vita (rispettivamente da 83,4 a 82,4 e da 83,1 a 82,1). 

Le criticità appaiono ancora più evidenti restringendo l’attenzione alle stime sulla speranza di vita degli over 65. Ancora una volta è la Lombardia la regione in cui le stime per il 2020 segnalano il calo più forte rispetto all’anno precedente: se nel 2019 un residen- te lombardo di 65 anni poteva sperare di vivere in media circa altri 21 anni, nel 2020 tale aspettativa risulta essersi ridotta di oltre 2 anni. Tra i primi posti per perdita nella longevità attesa si confermano anche la Valle d’Aosta (-1,8), le Marche (-1,4), il Trentino-Alto Adige e il Piemonte (-1,3 anni in entrambi i casi). Basilicata e Calabria si distinguono anche in questo caso per la sostanziale invarianza dell’indicatore.

 

 
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