Reddito di cittadinanza, i dubbi di Segnana: «Le risorse restino al Trentino»

L’assessore provinciale alla salute Segnana, ieri a Roma, ha incontrato sul tema il vicepremier Luigi Di Maio. Sul tappeto l’applicazione del «Reddito di cittadinanza», con le delicate questioni dei «navigator» (figure ancora de definire che dovrebbe aiutare la gente a trovare un lavoro entro un anno) e delle risorse.

In mezzo alla bufera Tav (non si è presentato al vertice con Salvini, ma ha mandato il ministro trentino Riccardo Fraccaro), Di Maio ha avuto però il tempo di vedere l’assessore trentina Stefania Segnana, la quale chiede l’assegnazione diretta delle risorse alla Provincia. «L’incontro - dice una nota stampa di Segnana - ha riportato quanto dibattuto nella riunione di oggi della stessa commissione a proposito del reddito di cittadinanza, attraverso il parere degli assessori regionali e delle province autonome competenti. Nell’occasione sono emerse alcune criticità, soprattutto relative ai “navigator”, cioè ai tutor che dovrebbero accompagnare nel mondo del lavoro chi accede al reddito di cittadinanza».

Stefania Segnana ha ricordato che i Centri dell’impiego provinciali, strutture che funzionano adeguatamente, hanno già esperienza in materia di assegno unico, di cui tra l’altro possiedono uno storico dati. La richiesta dell’assessore, perciò, è stata quella di avere assegnate direttamente in capo alla Provincia autonoma di Trento le risorse per gestire lo stesso reddito di cittadinanza, ribadendo che le strutture a livello provinciale lavorano già bene».

L’incontro è stato preceduto da un confronto di idee in seno alla stessa commissione politiche sociali, al quale ha preso parte anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità e ai giovani Vincenzo Spadafora. Nello stesso ambito sono stati anche affrontati gli importanti temi delle pari opportunità, del servizio civile e delle politiche giovanili.

Il problema è che il «Decretone» applicativo non è ancora definitivo e il governo ha una posizione non proprio univica. Parte così quell oche la stamparomana chiama «assalto al Decretone in Parlamento». Lega e M5S firmano meno di un centinaio delle quasi 1600 proposte di modifica ma attraverso gli emendamenti i due alleati riscrivono capitoli interi del Reddito e di quota 100.

È il partito di Matteo Salvini a intestarsi la battaglia per fissare paletti più severi contro l’accesso degli stranieri al nuovo beneficio e a chiedere che gli incentivi per le assunzioni non si possano sommare agli sgravi delle imprese del Sud per gli under 35 (scatenando le ire della ministra 5S Barbara Lezzi) mentre i pentastellati chiedono che gli incentivi vengano estesi anche a chi assume le colf e che gli sconti per riscattare la laurea valgano per tutti, anche se a un prezzo più salato.

Le Regioni intanto rimangono sul piede di guerra e arrivano ad evocare ricorsi alla Consulta, e fra queste c’è la provincia Autonoma di Bolzano che vede lesa la sua autonomia. Trento invece ha approvato: sono sempre i 6mila navigator, i «coach» che dovrebbero assistere chi cerca lavoro, a essere nel mirino. Il malcontento però, secondo quanto riferiscono fonti di maggioranza, non sarebbe omogeneo e le realtà del Sud sarebbero infatti meno critiche. In serata, dopo un incontro di tre ore con il vicepremier Luigi Di Maio, arriva intanto una schiarita: l’accordo ancora non c’è ma la riunione viene definita «positiva» dalla coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro, Cristina Grieco. E la prossima settimana tornerà a riunirsi il «tavolo politico per arrivare ad un’intesa - annuncia - in conferenza Stato-Regioni».

Stesso clima con i comuni. Il ministro dello sviluppo economico e del Lavoro fa sapere infatti di aver incontrato i vertici dell’Anci e di aver offerto la propria disponibilità a ritocchi.

L’esame delle modifiche dovrebbe partire nei prossimi giorni (l’Aula è fissata per martedì 19 ma potrebbe slittare) e l’obiettivo, almeno al momento, è di consentire a entrambi i rami del Parlamento di entrare nel merito delle misure; gli spazi di manovra, anche economici, sono però ristretti e dunque molte richieste sono destinate a rimanere lettera morta. Anche ieri da Bruxelles è arrivato un avviso all’Italia, i cui «rischi di sostenibilità del bilancio appaiono alti nel medio periodo». Per non parlare, aggiunge la commissione Ue, delle «vulnerabilità legate al debito alto».

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