A Bolzaneto le forze dell'ordine torturarono: Italia condannata

Gli atti commessi dalle forze dell’ordine a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono atti di tortura.

Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per le azioni dei membri delle forze dell’ordine, e perché lo Stato non ha condotto un’indagine efficace. I giudici hanno riconosciuto ai ricorrenti il diritto a ricevere tra 10mila e 85mila euro a testa per i danni morali.

Alcune guardie carcerarie di Asti nel 2004 hanno torturato due detenuti, Andrea Cirino e Claudio Renne, ha anche stabilito la Corte che - in un secondo giudizio dopo quello su Bolzaneto - ha condannato l’Italia per le azioni delle guardie.

«I ricorrenti, trattati come oggetti per mano del potere pubblico, hanno vissuto durante tutta la durata della loro detenzione in un luogo di non diritto, dove le garanzie più elementari erano state sospese».

Cosi i giudici di Strasburgo definiscono, nella sentenza di condanna dell’Italia, la situazione vissuta da 48 persone a Bolzaneto.

I togati evidenziano inoltre che «l’insieme dei fatti emersi dimostra che i membri della polizia presenti, gli agenti semplici, e per estensione, la catena di comando, hanno gravemente contravvenuto al loro dovere deontologico primario di proteggere le persone poste sotto la loro sorveglianza».

Nella sentenza è anche messo in risalto il fatto che «nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti». E la Corte osserva che questo è stato causato principalmente da due elementi. Il primo, dicono i giudici, è stata l’impossibilità di identificare gli agenti coinvolti, sia perchè a Bolzaneto non portavano segni distintivi sulle uniformi, che per la mancanza di cooperazione della polizia con la magistratura. Il secondo fattore invece «sono le lacune strutturali dell’ordine giuridico italiano» al tempo dei fatti.

Nella sentenza la Corte afferma di «aver preso nota della nuova legge sulla tortura entrata in vigore il 18 luglio di questo anno, ma che le nuove disposizioni non possono essere applicate a questo caso».

A fare ricorso a Strasburgo sono state 59 persone tutte condotte a Bolzaneto tra il 20 e il 22 luglio 2001. Alcuni di loro provenivano dalla scuola Diaz, dove avevano già subito numerose violenze che la Corte di Strasburgo ha definito come torture in una sentenza di condanna dell’ Italia emessa lo scorso giugno. Tutti i ricorrenti affermano di aver subito violenze.

Alcuni sono stati picchiati più volte, sono stati fatti spogliare davanti ad agenti del sesso opposto, a molte delle ragazze sono stati fatti togliere anche gli assorbenti ed è stato poi negato l’uso di salviette igieniche. Ad altre persone gli agenti hanno sottratto, a volte strappandoli via, gli oggetti personali, mai restituiti. Altri hanno dovuto gridare «viva il duce, viva il fascismo, viva la polizia penitenziaria».

Le celle in cui erano una parte dei ricorrenti sono state spruzzate con gas urticanti. Tutti si sono visti negare la possibilità di contattare un avvocato, la famiglia, o per gli stranieri i loro consolati.

Undici dei 59 ricorrenti hanno accettato un accordo con il governo italiano che si è impegnato a versargli 45mila euro per danni morali e materiali e le spese legali sostenute. Agli altri la Corte, avendo stabilito che sono stati vittime di tortura e che «nonostante gli eccezionali sforzi dei magistrati italiani» nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti, ha riconosciuto risarcimenti per danni morali che variano tra i 10 e gli 85 mila euro. La differenza nelle somme dipende da due fattori: la gravità delle torture subite, e il fatto se lo Stato ha già versato oppure no gli indennizzi accordati dai tribunali nazionali.

«Un canovaccio di soprusi che ricorda quello dei lager nazisti, seppur l’intensità e la gravità non siano paragonabili», commenta il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati che condusse l’inchiesta sui fatti di Bolzaneto, insieme alla collega Patrizia Petruzziello. Il magistrato usa un’immagine forte per ripercorrere le violenze fisiche e morali che dovettero subire i manifestanti trasferiti in quello che nei giorni del vertice del G8 del 2001 fu una sorta di carcere temporaneo e che oggi la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha definito tortura.

«Le lunghe attese in fila per fare qualsiasi cosa, gli insulti continui, il freddo, la privazione dell’acqua e del sonno non si discostano molto dai ricordi dei sopravvissuti ai campi di sterminio» ha detto Miniati.

La sistematicità degli abusi oltre che la loro durata, inoltre, spiega l’entità dei risarcimenti previsti dai giudici di Strasburgo per i 59 ricorrenti, che sono quasi il doppio di quanto stabilito dalla stessa Corte che aveva condannato l’Italia per il pestaggio all’interno della scuola Diaz.

«A Bolzaneto i manifestanti rimasero a lungo - ha spiegato il pm - in media uno o due giorni e i trattamenti inumani e degradanti si sono ripetuti in maniera sistematica quasi ci fosse un protocollo, dalle frasi antisemite a quelle che inneggiavano a fascismo e nazismo, dal dover stare in piedi per ore in posizioni scomode agli insulti continui». Per Miniati «quello che è accaduto a Bolzaneto è molto grave anche se ci auguriamo stato solo una brutta parentesi». Il magistrato si è detto poi soddisfatto dal fatto che «per il riconoscimento da parte della Corte del lavoro fatto dalla procura e dalla magistratura nella contestazione corretta dei trattamenti inumani e degradanti».

In una nota congiunta, il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra e il segretario generale del Silp Cgil Daniele Tissone, scrivono: «Le sentenze, giuste e attese, con cui la Corte europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano sono destinate a lasciare il segno, ed evidenziano l’arretratezza del nostro impianto giuridico sul tema dei diritti umani e civili e sul reato di tortura».

«Il reato di tortura - proseguono i due dirigenti sindacali - è presente in tutti gli ordinamenti dei paesi democratici avanzati.

La sua introduzione in Italia era necessaria sia per dare maggiore garanzie ai cittadini e per fare giustizia in casi come il G8 di Genova, sia per tutelare il lavoro dei poliziotti onesti e perbene.

Ma per poter conseguire realmente questi obiettivi - sottolineano - la norma in vigore da luglio deve essere corretta e implementata».
Massafra e Tissone aggiungono poi che «occorre essere inflessibili con chi, poliziotti o guardie carcerarie, commette abusi e torture, come accaduto nella caserma di Bolzaneto e nel carcere di Asti. Le due sentenze - concludono - siano un monito, per chi opera nel comparto sicurezza a tutti i livelli e per la politica, che è chiamata ora a recuperare ritardi insopportabili».

«La Cedu ha sanzionato l’Italia per Bolzaneto. Ma oggi contro fatti così gravi abbiamo la legge che punisce il reato di tortura», scrive su Twitter la ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, dopo la sentenza della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo sui fatti accaduti in occasione del G8 di Genova del 2001.
«Il pronunciamento della Corte si sofferma infatti, tra le altre cose, proprio sull’assenza nell’ordinamento giuridico italiano allora in vigore di una norma sul reato di tortura, che è stata approvata invece dal Parlamento ed è entrata in vigore lo scorso mese di luglio».

Ma il movimento Cinque stelle critica anche l’attuale legge, considerata insufficiente: «La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per gli atti di tortura compiuti nel 2001 a Bolzaneto.
Sono passati ben sedici anni da quella terribile pagina che ha macchiato lo Stato Italiano e le sue Istituzioni sane e stiamo ancora pagando risarcimenti perchè non c’è una vera volontà di ammissione di colpa. Non solo, sono sconcertanti le frasi di Fiano del Pd che parli a vanvera, avendo il suo partito affossato una vera legge sulla tortura, perchè deve barcamenarsi in una maggioranza condivisa con Fi e Lega. Infatti abbiamo una legge che è una scatola vuota, servita solo a lavarsi un poco la coscienza ed evitare ulteriori condanne dall’Europa. Quanto accaduto a Bolzaneto sarà possibile superarlo definitivamente solo quando sarà impedito allo Stato di diventare torturatore con leggi serie e severe». Lo afferma Vittorio Ferraresi capogruppo M5s in commissione Giustizia.

Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum nel 2001, commenta: «A 16 anni dai fatti, dopo varie condanne da parte dei tribunali italiani e da parte di istituzioni internazionali, alle vittime non è ancora arrivata alcuna parola di scusa a nome dello Stato da parte dei suoi massimi rappresentanti, primi tra tutti il presidente della Repubblica. Una vergogna nella vergogna».

«La decisione della Corte europea - spiega Agnoletto - era attesa e non sarà nemmeno l’ultima: sono molte ancora le cause di cittadini italiani che hanno subìto violenze a Bolzaneto e che, in assenza di un giusto processo in Italia, sono ricorsi alla Corte Europea.

La Corte accusa lo Stato italiano di non aver collaborato coi magistrati nella ricerca della verità, in tal modo conferma quanto già affermato dai giudici in Italia: non solo lo Stato non collaborò, ma anzi i vertici delle forze dell’ordine fecero di tutto per cercare di insabbiare/rallentare l’inchiesta. Ci vollero anni per i magistrati solo per aver la lista del personale in servizio in quelle ore alla scuola Diaz e a Bolzaneto».

«La Corte - conclude Agnoletto - indica anche i risarcimenti ai quali hanno diritto le vittime: altra pagina vergognosa di questa vicenda. Lo Stato italiano infatti continua a fare resistenza nell’eseguire i risarcimenti definiti dai tribunali italiani».

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