Blitz contro Forza Nuova, artisti trentini scrivono: «Il pericolo è il fascismo»

Dopo il doppio blitz di sabato pomeriggio a Trento contro un gazebo Forza Nuova, un gruppo di artisti locali scrive una lettera aperta che ricontestualizza l'accaduto partendo da una contestazione nei riguardi di Comune e questura per aver concesso al movimento di estrema destra uno spazio nel centro città e proprio nella via intitolata al leader della Resistenza, Giannantonio Manci.

La lettera è stata diffusa ieri in Facebook, con il titolo Via Manci, vittime e carnefici, e recita: «Nel pomeriggio di sabato 21 ottobre, in via Manci (partigiano giustiziato dai nazi-fascisti) a Trento, si è tenuto un banchetto di raccolta firme contro lo ius soli organizzato dal partito neofascista Forza Nuova. In quella circostanza due gruppi di attivisti che hanno compiuto azioni di contestazione e contrasto hanno subìto un duro intervento da parte delle Forze dell’Ordine e l’arresto di cinque antifascisti, processati per direttissima.

Di fronte a questi gravi fatti, avvenuti a così breve distanza dalla morte del giovane Adan, tredicenne disabile kurdo morto senza un tetto in strada a Bolzano nell’attesa di avviare le pratiche per la richiesta di protezione internazionale, ci chiediamo ancora una volta come sia possibile che l’Amministrazione e la Questura della città di Trento concedano e difendano spazi politici alla propaganda razzista, fascista e xenofoba di gruppi organizzati che più volte si sono macchiati di aggressioni, accoltellamenti, attacchi a persone e pericolosi danneggiamenti a strutture per l’accoglienza.

È nostro dovere di artisti, per onestà intellettuale, affermare che le vittime della giornata di sabato non sono stati i fascisti di Forza Nuova, ma vittime della legittimazione politica delle loro ideologia e propaganda sono tutti i cittadini, le cittadine e le stesse istituzioni democratiche indegnamente occupate da chi ha oramai dimenticato il primario dovere di contrastare sì il ritorno del fascismo, ma anche la speculazione politica fatta a danno e sulla pelle di chi è più debole e fragile, di chi non ha una voce per reclamare diritti e difendersi da attacchi che oggi si fanno pericolosamente sempre più trasversali.

È nostro dovere ricordare tutto questo non solo agli abitanti di Trento ma anche ai suoi giornali, che vediamo così miopi vittimizzare questi neri seminatori odio e lame ed allo stesso tempo amplificarne azioni e propaganda con l’unica preoccupazione di incrementare gli introiti pubblicitari portati dal numero di click sugli articoli.    

Il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno ai giovani antifascisti arrestati, con la speranza che vi sia la volontà anche giudiziaria di riconoscerne il coraggio e la generosità in luogo della loro presunta pericolosità».

Seguono i nomi dei primi firmatari della lettera aperta: Fan Chaabi, Luciano Forlese, MurJah Warriors Sound Art System, Trust In Noise, Rebel Rootz, Felix Lalù e Manuel Coser.


«Le azioni antifasciste, seppur non esenti da critiche in ordine ad alcune modalità esecutive adottate lo scorso sabato a Trento, non possono che essere approvate, perché questo hanno voluto trasmettere: nessuno spazio a chi professa l’odio, l’omofobia, la violenza come fine politico, perchè questo era ed è il fascismo», afferma in una nota Fulvio Flammini del Sindacato di base multicategoriale (Sbm).

«Chi gestisce l’ordine pubblico - aggiunge Flammini - dovrebbe spiegare perchè accoltellatori fascisti, picchiatori ‘nerì di minorenni non hanno trascorso nemmeno un minuto dietro le sbarre, mentre gli antifascisti sono stati arrestati.
Questioni di sofismi dei codici penale e di procedura? Può darsi, ma non c’è alcun paragone fra l’ideologica violenza fascista di chi accoltella avversari politici o di chi pesta ragazzini davanti ai licei e chi usa la violenza come mezzo per impedire che sia seminato altro odio fascista».


Di altro parere il il consigliere provinciale di Civica Trentina Rodolfo Borga: «La giunta provinciale non può perseverare nella tolleranza sino ad ora manifestata, che di fatto si traduce in un tacito sostegno a questi inaccettabili comportamenti».

«Non conosciamo le ragioni per cui la Giunta provinciale abbia ritenuto fino ad ora d’ignorare bellamente quanto sta accadendo», scrive Borga in un’interrogazione. «Per parte nostra, insistiamo nel richiedere che il Governo si attivi al fine di ottenere il ripristino della legalità: la tolleranza di cui hanno fino ad ora goduto questo manipoli di violenti deve cessare».

Borga chiede che la Giunta «dia disposizioni a Patrimonio del Trentino spa affinché, avvalendosi degli art. 2 e 3 del contratto di comodato, la società risolva il contratto o in subordine dallo stesso receda; destinando magari l’immobile concesso gratuitamente al Centro Sociale Bruno a scopi di ben maggiore interesse pubblico per la comunità di Trento». Borga chiede inoltre che la Giunta «manifesti al Rettore, competente ad intervenire, l’opportunità che l’Università si attivi al fine di ripristinare la legalità, ponendo fine all’occupazione dell’aula situata nella facoltà di Sociologia, di cui gli anarchici locali hanno fatto la loro sede».

comments powered by Disqus