Usa, allarme per l'arrivo del potente uragano Harvey

Il presidente Usa Donald Trump ha parlato con i governatori di Texas e Louisiana, i due Stati interessati dall’imminente passaggio dell’uragano Harvey.

Lo ha reso noto su Twitter lo stesso presidente, riferendo di «monitorare da vicino gli sviluppi» e di aver ricevuto un briefing sulla situazione dal capo dello staff della Casa Bianca e dalla reggente del dipartimento per la sicurezza nazionale.

Il Texas si prepara con le prime evacuazioni all’arrivo, previsto tra venerdì sera e sabato notte (orari locali), di Harvey, un uragano per ora di categoria 2 (su una scala di 5) che potrebbe essere il peggiore in Usa dopo Wilma nel 2005. Si tratterà del primo test dell’amministrazione Trump con l’emergenza disastri ambientali.

I servizi federali americani incaricati delle operazioni di soccorso hanno ammonito che il Texas subirà un «disastro molto serio», lanciando un appello agli abitanti delle zone minacciate da inondazioni devastatrici ad evacuare immediatamente. I venti che accompagnano l’uragano si sono rinforzati sino a picchi di 175 km/h nella notte tra giovedì e venerdì, riferisce il centro nazionale degli uragani, secondo cui Harvey potrebbe diventare un uragano di categoria 3, con venti superiori a 209 km/h.

Il punto di entrata in Texas sarà a Corpus Christi: Harvey si trova ora ad oltre 200 km di distanza e avanza a 17 km/h. L’allerta uragano è stata emessa su un raggio di circa 500 km di costa texana.

E si mobilita anche l’esercito in Texas. Su richiesta del governatore Greg Abbott, sono stati messi in allerta circa 700 membri della Guardia nazionale dell’esercito e dell’aviazione, oltre alla Guardia statale e al dipartimento militare del Texas.

Pronti ad intervenire anche gli equipaggi degli elicotteri UH-60 Black Hawk e UH-72 Lakota, stazionati ad Austin e a San Antonio.

Sarà una stagione da uragani da paura, la più devastante del decennio. L’agenzia meteorologica statunitense, la Noaa, lo scrive sul suo sito: «La stagione ha il potenziale di essere estremamente attiva, e potrebbe essere la più attiva dal 2010».

Secondo i meteorologi, la colpa è del mancato arrivo quest’anno del Nino, il riscaldamento anomalo del sud del Pacifico. Fra i suoi effetti, ha anche quello di contenere gli uragani sull’Atlantico, per un gioco di correnti d’aria. Ma la causa dei cicloni di questa estate sono anche le acque più calde dell’Atlantico tropicale, alla faccia di Donald Trump e del suo scetticismo sul riscaldamento globale.
«C’è una possibilità del 60% di una stagione fuori dalla norma rispetto alla previsione di maggio del 45% - scrive la Noaa -, con 14-19 tempeste (su una previsione di maggio di 11-17) e 2-5 grandi uragani (su una previsione di maggio di 2-4). La previsione di 5-9 uragani rimane invariata». ‘Uraganò viene definita la tempesta con venti dai 120 km all’ora, ‘grande uraganò quella con venti dai 180 km all’ora.

La stagione dei cicloni atlantici sui Caraibi e l’America centrosettentrionale comincia per convenzione il primo giugno e finisce il 30 novembre. Quest’anno, scrive la Noaa, «solo nelle prime nove settimane della stagione ci sono state sei tempeste tropicali, metà di quelle che si verificano in una normale stagione di sei mesi e il doppio di quelle che si verificano entro metà agosto». La media stagionale è 12 tempeste tropicali, 6 delle quali diventano uragani, compresi 3 grandi uragani.

Harvey è il terzo uragano della stagione. Prima ci sono stati Franklin, dal 9 al 10 agosto, e Gert, dal 14 al 17 agosto. Ma anche le tempeste tropicali Arlene ad aprile, Bret e Cindy a giugno, Don e Emily a luglio.

«Stiamo entrando nel picco della stagione, quando di solito si forma il grosso delle tempeste - spiega Gerry Bell, il meteorologo capo della Noaa -. I modelli del vento e dell’aria nell’area dell’Atlantico tropicale e dei Caraibi fanno tutti pensare a una stagione fuori dalla norma. Questo è in parte dovuto al fatto che le possibilità di formazione del Nino, che tende a impedire alle tempeste di rafforzarsi, sono calate in modo considerevole da maggio. Altro fattore che porta ad una stagione eccezionale sono le acque più calde nell’Atlantico tropicale».

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