Emiliano e Speranza: nel Pd come alternativa al renzismo

Alla vigilia  dell'assemblea Pd, si muovono le acque nella minoranza che cerca di unirsi contro la linea di Renzi, ritenuta troppo di destra e troppo dominata dalla figura debordante del leader toscano.

«Arriverà presto il congresso Pd e io ci sarò, mi batterò. Con coraggio e umiltà. Chi mi conosce sa che non sono una prima donna. Ma credo che oggi il Pd deve cambiare. Non deve essere un uomo solo al comando, ma deve ricostruire un collettivo e mettersi al servizio della ritessitura del centrosinistra».

Così Roberto Speranza annuncia la candidatura alla segreteria per la minoranza Pd. «Guardando al sistema di potere di Renzi qualcuno penserà Davide contro Golia? Accetto la sfida e sono ottimista perché non sono solo».

«Non è il momento di parlare di candidature. Parlare del nome del segretario adesso, significa fare come Renzi»: così Michele Emiliano risponde, a margine dell’evento di Sinistra riformista, a chi gli chiede se sosterrà la candidatura di Roberto Speranza alla segreteria Pd. «Adesso faremo insieme il tour per l’Italia», aggiunge.

Ma a chi gli domanda se al congresso ci sarà il tridente Speranza, Emiliano e Rossi, replica: «Dobbiamo andare con un candidato unico».

E Speranza precisa, ringraziando tra gli ospiti in sala proprio Emiliano e Rossi: «Bisogna superare le tante correnti, a partire dalla nostra. Superiamo subito insieme quello che c’è.
Noi lo facciamo sin da oggi. Riaggreghiamo le tante energie che ci sono rimescolando le carta.

Serve una nuova partenza, provando a parlare dentro al Pd, ma anche al tanto Pd che c’è fuori dal Pd. Persone di sinistra, ma anche tanti cattolici democratici, tanti che hanno creduto nell’Ulivo. Io dico alle persone che hanno dubbi, aiutateci a rifondarlo. Tornate ad iscrivervi. Riprendetevi il Pd.
Qualcuno, sbagliando, urla fuori fuori, noi insistiamo col dire dentro dentro!.

Oggi il Pd può cambiare. Ma altre forze progressiste fuori di noi dico che il Pd da solo non ce la può fare più. Si può cambiare il Pd e vincere con il centrosinistra. Non ci rassegneremo mai ad un Pd partito della nazione. Se questo dovesse accadere il Pd semplicemente non esisterà più», aggiunge Speranza.

«C’è una enorme questione sociale, esplosiva nel Mezzogiorno.
Ho usato in passato il termine scissione silenziosa e ne sono sempre più convinto», sottolinea Speranza e aggiunge: «Per ritrovare sintonia con i cittadini ci vuole una nuova stagione di umiltà. Arroganza è quella di chi pensa di avere sempre ragione, di chi oggi ad esempio pensa di avere in mano il 40%.
Dico a tutto il Pd attento: non è il momento di sfidare il Paese, ma di capirlo e ascoltarlo».

«In questi anni il Pd si è schiacciato sul governo perdendo ogni autonomia dai palazzi del potere. È diventato un semplice megafono di Palazzo Chigi. Così ha dato la sensazione di diventare establishment. Così non va proprio. Un capo a Roma che parla in tv e comitati elettorali sul territorio. Non è un modello che funziona. Per questo va cambiato. E per questo ci batteremo al congresso che verrà», conclude Speranza.

Nel suo intervento Emiliano è stato durissimo sul sistema di potere renziano: «È una grande emozione stare in un’assemblea del Pd e non avere paura di parlare. Il muscolarismo è una componente essenziale del renzismo e dietro il muscolarismo c’è la manipolazione della verità. Non è mai accaduto che la sinistra utilizzasse la manipolazione».

«Renzi usa la manipolazione, domani aprirà l’assemblea e non sappiamo ancora cosa farà, mentre un’assemblea dovrebbe essere preparata dalla comunità. Di fronte non abbiamo un avversario normale ma uno che si fa le regole a modo suo, si racconta le cose a modo suo, decide di vincere un referendum che ha perso, non ha azzeccato la legge elettorale, ha sbagliato la legge sulla pubblica amministrazione, ha paura di andare a votare le leggi sul lavoro», aggiunge Emiliano.

Il presidente della Puglia si rivolge poi a Speranza: «Io ti guardo con tanto affetto, ho condiviso la tua relazione dall’inizio alla fine. Ma ti aspetti che lui ti dica “hai ragione”? Non te lo dirà mai.

Glielo si deve spiegare mettendo in campo su un programma chiaro, per opporci con la ragione e anche con la fede. Si torni a parlare di quelli che non contano niente, di lotta alla mafia, di liberare il mezzogiorno e l’Italia intera. Noi ci siamo.

Io non sto in nessuna corrente perché non mi voleva nessuno, ero sempre troppo ingombrante. Facciamo il gran tour e poi si vedrà. Non so se ci capiterà alle prossime elezioni di avere un premier del Pd, col casino che abbiamo combinato. Abbiamo fracassato l’automobile trecento all’ora contro un muro. Ora si deve ricostruire il partito e il Paese, ricostruire il legame con la gente nostra. Spero di poter entrare in una supercorrente, in tour con Roberto e se viene anche Enrico ancora meglio», conclude Emiliano.

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