Candidature alle prossime elezioni, parte la lotta Il probabile voto in primavera agita i partiti trentini

di Luisa Maria Patruno

Dopo le dimissioni del presidente del consiglio Matteo Renzi, che dovrebbero essere formalizzate già oggi con l'approvazione della legge di stabilità da parte del Senato (è stata posta la fiducia), il secondo effetto del risultato referendario di netta bocciatura della riforma costituzionale sono le elezioni anticipate.

Ieri non si parlava d'altro anche se in realtà nessuno sa quali siano gli auspici del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e non è escluso che alla fine si dia vita invece a un governo istituzionale o politico che riesca a tirare fino alla scadenza naturale del febbraio 2018.

Lo stesso premier Renzi, insieme al vice Alfano, sembrava deciso «a caldo» a imprimere un'accelerazione alla crisi, proponendo elezioni subito a febbraio, come chiedono il Movimetno 5 Stelle e la Lega, ma già ieri questa ipotesi si è raffreddata di fronte al fatto che la Corte costituzionale ha fissato per il 24 gennaio 2017 la discussione sulle eccezioni di costituzionalità sollevate sull'Italicum. E prima di andare a votare è necessario attendere le eventuali modifiche della Consulta alla legge elettorale per la Camera, mentre per il Senato, al quale oggi non si applica l'Italicum, si voterà con il vecchio Porcellum, depurato dai profili incostituzionali (a seguito della sentenza 2013, in particolare dal premio di maggioranza) quindi con una legge proporzionale.

Non è dunque ipotizzabile che si possa votare in inverno, si dovrà arrivare almeno a primavera e magari a maggio, se nel frattempo, si proverà anche a verificare la possibilità di una modifica della legge elettorale, visto che i due sistemi diversi tra Camera e Senato oltre tutto proporzionali rischiano di non garantire una maggioranza dopo il voto.

In Trentino, l'Italicum per la Camera prevede la reintroduzione dei 4 collegi uninominali (così in Alto Adige) del Mattarellum e una quota di deputati (tre a livello regionale) eletti con sistema proporzionale. E al Senato il Porcellum (ora Consultellum) prevede invece 3 collegi più un quarto senatore eletto come miglior perdente.

I parlamentari trentini uscenti del centrosinistra autonomista non hanno però alcuna voglia di andare al voto presto, tranne il renziano senatore Giorgio Tonini che ritiene le elezioni inevitabili: «Salvo imprevisti direi che si voterà in primavera. Dopo l'udienza della Consulta sull'Italicum, poi si dovranno espletare gli atti conseguenti e a quel punto si potrà andare al voto, a meno che prima non sia intervenuta una qualche novità nel piano politico, che oggi non saprei immaginare».

Il deputato dell'Upt, Lorenzo Dellai , capogruppo di Democrazia solidale, dice invece: «Non trovo particolarmente felice l'uscita del ministro dell'Interno Alfano. Prevedere, se non auspicare, elezioni politiche anticipate a febbraio non mi pare aiuti il sistema politico a trovare la giusta via di uscita dopo il grosso guaio dei risultati referendari. E di certo non aiuta il capo dello Stato a far prevalere soluzioni di ragionevolezza in un momento assai difficile. Sembra di percepire piuttosto l'evocazione di una ennesima forzatura». E il collega senatore Vittorio Fravezzi aggiunge: «Posto che non si può votare a febbraio non si può neanche immaginare che Mattarella dia un incarico a scadenza come lo yogurt». Il senatore autonomista Franco Panizza dubita anche lui che si possa andare al voto presto e neppure in primavera: «C'è da rifare la legge elettorale e poi ci sono degli impegni del governo che non possono essere lasciati in sospeso».

Le opposizioni però non intendono partecipare a un governo istituzionale guidato magari dal ministro Padoan, e Renzi non vuole sostenere un altro governo politico appoggiato dall'attuale maggioranza, per essere attaccato per un altro anno da M5S, Lega e Forza Italia dandola vinta alla minoranza del Pd che lo ha affossato, anche se ieri in Parlamento si faceva insistentemente il nome di Graziano Delrio al posto di Renzi. Starà a Mattarella cercare di sciogliere il rebus.

Il deputato trentino del Pd, Michele Nicoletti , commenta: «Il presidente Mattarella deciderà per il meglio. Alla direzione del Pd vedremo qual è la linea. Ormai siamo in coda alla legislatura e con un voto che esprime una sfiducia a Renzi anche se premia una maggioranza del No che non prepara alcuna alternativa. È chiaro che la prospettiva sono le elezioni anche se il primo problema è la legge elettorale».

«L'Italicum - sostiene Nicoletti - per colpa del compromesso con la sinistra interna di togliere la parte relativa al Senato è monco. Ci sono due leggi elettorali diverse. Non è facile cambiare la legge perché ci sono idee molto diverse. C'è una forte spinta verso il proporzionale che vorrebbe dire condannare il nostro Paese alla palude. Secondo me la cosa migliore sarebbe tornare al Mattarellum che porta il nome del presidente. È una legge con collegi uninominali che consente le coalizioni, che consentirebbe a tutti di giocarsela».

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