Svizzera, referendum boccia lo stop al nucleare

Le centrali nucleari svizzere non saranno spente entro il 2029. Lo ha deciso ieri il popolo svizzero che ha bocciato con il 54,2% di voti contrari il referendum promosso dai Verdi.
Il No si è inoltre imposto in ben 20 cantoni. Gli unici che si sono espressi a favore sono stati Basilea, Neuchatel, Vaud, Ginevra e Giura.

«Sono sollevata da questo risultato», ha dichiarato la ministra dell'Energia Doris Leuthard. La bocciatura di ieri lascia al paese «il tempo necessario per trasformare progressivamente l'approvvigionamento elettrico e per ampliare la rete elettrica», ha affermato.

L'uscita dal nucleare è una cosa sensata, ma l'abbandono avverrà progressivamente e non in modo precipitoso, ha aggiunto. L'iniziativa dei Verdi prevedeva lo spegnimento delle cinque centrali nucleari del Paese, che producono circa il 40% dell'energia elettrica, 45 anni dopo la loro messa in esercizio: quelle di Beznau 1 e 2 (cantone Argovia) e di Muehleberg (cantone di Berna) avrebbero dovuto essere spente già nel 2017.

Quelle di Goesgen (cantone Soletta) e di Leibstadt (nella foto , Argovia) rispettivamente nel 2024 e nel 2029. Con 47 anni di attività, la centrale di Beznau 1 è attualmente la più vecchia al mondo, avevano insistito i promotori del testo. Ma la maggioranza degli svizzeri ha preferito seguire il governo che ha fatto campagna contro un'uscita accelerata dal nucleare.

Nel 2011, dopo l'incidente nucleare di Fukushima in Giappone, Consiglio federale (governo) e Parlamento si sono pronunciati in linea di principio per l'uscita dal nucleare. Il governo ha proposto un abbandono graduale dell'atomo stabilendo che una volta spente le centrali esistenti non potranno essere sostituite da nuovi impianti nucleari.

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