Bomba coreana Analisi dell’Ingv

L’istituto di geofisica: «Non ci sono tracce di radioattività intorno ai confini nazionali»

Il test nucleare condotto dalla Corea del Nord il 9 settembre è avvenuto in una zona montuosa, ad alcune centinaia di metri di profondità, nello stesso poligono in cui avvenuta l’esplosione dello scorso 6 gennaio: è quanto hanno ricostruito i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che hanno rilevato l’evento attraverso la rete sismica nazionale.

Al momento, afferma l’Ingv «non vi sono tracce di radioattività intorno ai confini nazionali» e «la situazione è seguita costantemente».

«È da circa trent’anni che ci occupiamo attivamente di non proliferazione e disarmo nucleare utilizzando le tecniche geofisiche - afferma Massimo Chiappini, dell’Ingv - e il nostro Istituto è parte integrante di un sistema di controllo globale che permette di riconoscere eventi come quelli nordcoreani».

Una legge, infatti, assegna all’Ingv il ruolo di consulenza tecnica per il ministero degli Affari Esteri nell’ambito di una moratoria che proibisce l’esecuzione di test atomici. «Abbiamo realizzato - aggiunge Chiappini - una complessa infrastruttura di controllo all’avanguardia mondiale, che opera in stretto contatto con la Farnesina e che scambia dati con le varie reti mondiali di monitoraggio».

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