D'Alema: la riforma spacca l'Italia Costituzione: è duello con Renzi

L’ex premier Massimo D’Alema, dopo aver annunciato il suo no alla riforma costituzionale, rilancia in grande stile (avviando i suoi comitati) e attacca Renzi per questa iniziativa che, comunque vada, spaccherà in due il paese, perché si è voluto procedere in Parlamento malgrado la maggioranza fosse risicata.

«Ho deciso di impegnarmi nella campagna per il referendum, perché ritengo questa riforma all’esame dei cittadini una riforma sbagliata e controproducente. E siccome io sono un uomo di Stato, ritengo doveroso partecipare ad un impegno civile e cercare di evitare al Paese una cattiva riforma e semmai proporre al Paese soluzioni che possano essere utili, come faremo nei prossimi giorni», ha detto D’Alema a Catania parlando con i giornalisti a margine della festa nazionale del Pd.

Alla domanda se il referendum sia sulla riforma costituzionale o sul governo Renzi, D’Alema ha risposto: «Renzi a me non interessa. A me interessa il testo della riforma costituzionale.
Non esiste un partito del no e neanche un partito del »sì. Esistono il sì e il no.

Io trovo sbagliato aver spaccato in due il Paese sulla Costituzione, che dovrebbe essere invece condivisa. Il mio modello è la Costituente dove comunisti e democristiani, che pure si combattevano, al tempo della guerra fredda scrissero insieme la Costituzione. C’è un grande spazio per il no tra i cittadini.

Ce n’è di meno nell’informazione, che è veramente controllata dopo l’occupazione brutale della Rai da parte del governo e la cacciata dei dissidenti, cosa che mi ha francamente colpito. Solo Berlusconi era arrivato a tanto».

In caso di vittoria del no al referendum, detto ancora D’Alema, parlando stavolta a Vicenza,«non succederà nulla di concreto nel senso che non si andrà a nuove elezioni politiche, che invece si terranno nel 2018.

Se conosco bene il mondo della politica posso affermare che a nessuno conviene andare al voto e per questo si andrà avanti comunque. 

L’Italia non subirà nessun tracollo, di questo ne sono sicuro», ha assicurato aggiungendo però che, «per quanto riguarda Renzi, se vince il no, avrà un contraccolpo politico, questo è certo, ma d’altronde questa è la sua grande sfida. Per quanto mi riguarda se vincerà il no, torno al mio lavoro, nel mio ufficio di Bruxelles.

E non credo di sbagliare quando dico che Renzi si è ispirato, per buona parte, alla stessa filosofia di Berlusconi. Quello che stiamo vivendo in questo momento è un vero e proprio paradosso. Ossia che nel momento in cui Berlusconi esce dalla scena politica, vince comunque il berlusconismo».

L’ex leader dei Democratici di sinistra, parla anche della legge elettorale, che per una parte della minoranza Pd potrebbe essere la merce di scambio per un voto positivo al referendum, ipotizzato in particolare da Pier Luigi Bersani solo in caso di modifiche appunto all’Italicum.

«Se la Corte costituzionale bocciasse una legge elettorale su cui il premier ha messo la fiducia, una qualche riflessione su come questo Paese è governato credo meriterebbe di essere fatta», ha detto l’ex premier.

Per D’Alema infatti «l’Italicum è a rischio incostituzionalità».

In primo luogo perché zil premio di maggioranza può assumere proporzioni gigantesche, una ristrettissima minoranza di cittadini può esprimere la maggioranza assoluta del Parlamento».

«Il problema della governabilità non è solo quello di avere la maggioranza in Parlamento, ma di avere il consenso dei cittadini.
In secondo luogo perché la Corte era stata chiarissima nell’affermare il diritto dei cittadini di scegliersi i parlamentari, e invece di fatto con i capilista bloccati più della metà dei deputati saranno scelti dai partiti».

A D’Alema replica Renzi.

«Credo che D’Alema abbia tutto il diritto di esprimere la sua opinione, ha avuto in passato opinioni diverse, ha cambiato idea. Chiedetegli perché, ma a me seguirlo mi interessa relativamente. Forse D’Alema e Berlusconi immaginano una grande Bicamerale, sono 30 anni che ne parlano.
Tra D’Alema e Berlusconi è la storia di un grande amore che va rispettato», ha commentato sarcastico a Rtl.

«Noi abbiamo fatto la riforma che prevede risparmi e un Paese più semplice, se c’è qualcuno che crede che al prossimo giro faranno una grande Bicamerale, sono 25 anni che raccontano la stessa cosa, libero di farlo, tanto in Parlamento c’è chi crede alle sirene del Mediterraneo».

Dopo una settimana di lutto dopo il terremoto nel centro Italia, il premier annuncia la ripresa dell’attività del comitato «Basta un si».

Per quanto lo riguarda, invece, la campagna referendaria entrerà nel vivo con il comizio di chiusura della Festa nazionale dell’Unità l’11 settembre a Catania.

«La riforma - dice- non riduce gli spazi di democrazia come qualcuno vorrebbe far credere: più semplicemente riduce le poltrone, senza toccare minimamente il sistema dei contrappesi e rende il Paese più semplice e giusto».

Nel mezzo, per ora, tra Renzi e D’Alema, c’è dunque la minoranza dem che avvisa il premier chiedendo modifiche all’Italicum, o almeno un impegno serio a cambiamenti, altrimenti si schiererà per il No al referendum.

Bersani, ospite delle feste del Pd, continua a chiedere di dare spazio anche alla ragioni del no e a mettere in cantiere cambia alla legge elettorale che evitino »un salto nel buio« limitando l’equilibrio democratico garantito dall’attuale Costituzione.

Il fronte del no, sostiene il capogruppo Fi Renato Brunetta citando il sondaggio Winpol, «è nettamente in vantaggio e arriva a toccare il 54% mentre il sì sprofonda al 46%».

Ma Renzi e i suoi mostrano sicurezza, convinti che quando si entrerà nel vivo, «dicendo la verità e raccontando il merito del referendum», afferma il leader Pd, i cittadini si schiereranno a favore della riforma.

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