Orlando, il padre del killer condanna la strage ma anche l'omosessualità

Il padre del killer di Orlando ha condannato la strage compiuta dal figlio nel locale gay, ma ha anche affermato che «la punizione» per i gay spetta a Dio. A rivelarlo, scrive il Guardian, un video pubblicato sulla sua pagina Facebook in lingua dari dove Seddique Mir Mateen afferma: «Dio punirà coloro coinvolti nell’omosessualità», «non è una questione che dovrebbero affrontare gli essere umani». Quindi aggiunge di essere addolorato per quello che ha fatto il figlio Omar: «Possa Dio dare a tutti i giovani la salute per mantenere il vero percorso della santa religione dell’Islam nella mente».

«Come chiunque nel Paese, sono devastata dai terribili fatti. Il Pulse, e gli uomini e le donne che vi lavorano, sono stati la mia famiglia per quasi 15 anni.
Sin dall’inizio, il Pulse è stato un luogo di amore e accettazione per la comunità Lgbtq»: lo scrive Barbara Poma, la proprietaria italo-americana del locale di Orlando teatro della terribile strage, sul sito del Pulse.
«Voglio esprimere - prosegue la scritta su uno sfondo nero - la mia profonda tristezza e le mie condoglianze a tutti coloro che hanno perso una persona cara. Sappiate che il mio cordoglio e il mio cuore sono con voi».

«Mamma, sto per morire»: è uno degli sms scritti da Eddie Justice, 30 anni, alla madre Mina mentre sentiva avvicinarsi gli spari nel bagno del Pulse dove si era rinchiuso per sfuggire alla strage a Orlando. Uno dei tanti scambiati, insieme a messaggi su Facebook e Twitter, in quelle tre lunghissime ore in cui il gay club è rimasto in ostaggio di Omar Mateen, prima dell’intervento della polizia. Il dialogo via sms tra Eddie e la madre resta però uno dei più inquietanti, anche perchè la madre non conosce ancora il suo destino.

«Mamma, ti voglio bene», è il primo sms, alle 02.06. Poi ne seguono altri. «Nel club stanno sparando». «Intrappolato nel bagno». La donna risponde frenetica: Stai bene?. Che locale?.
Lui risponde telegrafico. E disperato: «Pulse. In centro. Chiama la polizia». E ancora: «Sto per morire». La donna, dopo aver chiamato la polizia, si precipita al Pulse. E lì continua lo scambio di messaggi con il figlio Eddie: «Quale bagno?». Eddie scrive ancora: «Sta arrivando. Sto per morire. Ci ha preso». E ancora: «È nel bagno con noi», scrive Eddie, rispondendo alla madre che ci sono «molti» feriti. «Presto, è nel bagno con noi». «È l’uomo in bagno con voi?», chiede la madre. «È un terrore, sì»: è l’ultimo sms del figlio, alle 02.50. Da quel momento la madre sta ancora aspettando di avere notizie del suo Eddie ma ha confidato di avere «cattive sensazioni».
Tra quelli che erano al Pulse, come rivelano le reti sociali, c’è anche chi è riuscito a fuggire lasciando una testimonianza dell’accaduto, chi ringrazia, chi chiede di pregare.


Stamatina è proseguita l’interminabile attesa delle famiglie delle vittime della strage di Orlando continua. Finora sono solo 15 su 50 i nomi diffusi dalle autorità.

Scarse anche le notizie sui feriti. E le famiglie attendono nella hall dell’albergo Hampton Inn e Suites, che si trova nei pressi dell’Orlando Regional Medical Service. Per le prossime ore non sono attese novità e i familiari sono stati invitati a presentarsi nuovamente alle 10 del mattino locali, le 16 italiane. C’è frustrazione evidente: «Siamo lasciati all’oscuro, è la cosa peggiore» affermano alcuni familiari.

Fra le vittime c’è Eric Ivan Ortiz-Rivera, uno dei primi a essere identificato. Era sposato da un anno: con il marito viveva a Orlando. «Era appassionato di interior design, era molto artistico. In famiglia si rivolgevano tutti a lui per consigli di design» afferma il cugino, Orlando Gonzalez. «Gli piaceva ballare, la sua musica preferita era la house».

comments powered by Disqus