Dellai e le polemiche sulla musica la sera a Trento «Città viva contro il degrado, eventi da incoraggiare»

di Zenone Sovilla

«Basta musica anche al Cafè de la Paix. Tra poco a Trento dovremo girare con le pianelle».

Così, in un tweet postato questa mattina, il deputato Lorenzo Dellai, ex presidente della Provincia e già sindaco di Trento, entra nella ormai annosa polemica sulla musica serale in città prendendo le difese di chi cerca di «mantenere vivo un centro storico altrimenti destinato a finire verso modelli da coprifuoco».

Raggiunto al telefono dall’Adige, Dellai non nasconde che per gli amministratori locali «la questione è difficile perché registra interessi e punti di vista contrapposti», tuttavia invita a osare di più per far sì «che Trento non si spenga col calar della sera, ma al contrario si riempia di vita, di persone per bene e di iniziative, che sono il vero antidoto anche contro il rischio di degrado e di presenze umane meno rassicuranti».

L’ex sindaco osserva che da un po’ di tempo Trento sembra davvero orientata verso una progressiva contrazione delle opportunità di svago serale, il che a maggior ragione deve preoccupare «in un luogo che ha avuto investimenti ragguardevoli per diventare città universitaria, internazionale, aperta, vivace, attraente».

Perciò in questo contesto chi propone nuovi spazi meriterebbe ponti d’oro, non bastoni fra le ruote.

«Non voglio criticare nessuno, tuttavia però noto che si susseguono situazioni negative: una volta il Bicigrill per motivi burocratici; l’altra il Doss Trento per il gufo Anacleto; poi ancora il Cafè de la Paix per qualche decibel oltre i limiti...

Fatto sta che alla fin fine viene da chiedersi chi rimanga allora in centro città. Perciò credo che chi governa dovrebbe fare scelte osando un po’ per valorizzare le nuove opportunità di incontro, certo chiedendo la comprensione di tutti, qualcuno dovrà portare un po’ di pazienza, non si può essere troppo litigiosi: ricordiamoci che se la città non vive la sera, alla fine si spegne e sarebbe veramente peggio per tutti», conclude Dellai.

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