Trento e Bolzano: intervento di Roma per evitare la chiusura del Brennero

Continua il pressing sudtirolese e trentino per evitare che l’Austria «blindi» anche la frontiera del Brennero, come sta facendo verso la Slovenia.

Si teme che si proceda secondo quanto paventato nei giorni scorsi dal governo di Vienna, vale a dire la erezione di una barriera fisica e la chiusura notturna del confine dalle 22 alle 6, come avviene vicino alla città di Spielfeld, lungo la linea di demarcazione della frontiera con il Paese balcanico.

A scagliarsi contro questa e altre ipotesi (come la sospensione di Schengen) che colpiscano la libera circolazione al Brennero è stata in particolare la Svp che, di fronte alla prospettiva che possa accadere anche in Tirolo, nei giorni scorsi ha reagito condannando la logica delle «barriere» contro i profughi.

Che le decisioni austriache in tema di profughi hanno bisogno di adeguate risposte da parte dell’Italia è stato ribadito ieri a Roma dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano - attraverso il presidente altoatesino Arno Kompatscher, a cui si è associato il governatore del Trentino Ugo Rossi - che hanno chiesto l’intervento del governo su due fronti: «Da un lato il contenimento dei flussi migratori, ed in particolare dei transiti verso il Nord del Paese, che troverebbero al Brennero la strada almeno in parte sbarrata, dall’altro la ripartizione dei profughi all’interno del territorio nazionale. E anche l’Europa deve fare la sua parte».

Ecco il comunicato integrale diffuso dalla Provincia di Trento.

«L’Europa non può abdicare di fronte all’emergenza profughi. Questo il messaggio principale portato ieri dalle Autonomie di Trento e Bolzano al Governo di Roma. In margine alla riunione del Consiglio dei Ministri il presidente altoatesino Kompatscher ha incontrato il ministro degli interni Angelino Alfano, sottolineando, d’intesa con il governatore Rossi, con cui si era sentito in precedenza telefonicamente, che è forte il rischio di lasciar prevalere gli interessi dei singoli Paesi anziché ragionare in un’ottica  europea.

Tutto questo rappresenta un pericolo particolarmente forte per una zona di confine come quella del Trentino Alto Adige. L’accordo di Schengen ha depotenziato il confine del Brennero rendendolo di fatto “invisibile” e ha dato un grande contributo alla convivenza all’interno di un territorio con una complessa storia alle sue spalle. Ora la gestione dell’emergenza profughi rischia anche di minare i rapporti tra le diverse realtà che lo compongono.

Per Rossi “da un lato è importante affrontare il problema con ragionevolezza, tenendo presenti quei valori di solidarietà che da sempre caratterizzano l’approccio delle Autonomie speciali al tema immigrazione, tanto più in un’emergenza creata da un conflitto così grave come quello siriano. Al tempo stesso, non dobbiamo assolutamente retrocedere rispetto al percorso fatto in direzione di una euroregione transfrontaliera aperta, collaborativa, capace di unire le forze sull’uno e l’altro versante del valico del Brennero.

Tutto questo rischia di essere compromesso dalla decisione dell’Austria di limitare l’ingresso di profughi sul territorio nazionale, che sta provocando conseguenze per tutte le regioni del Nord-Est italiano. Il rischio è per noi quello di dover far fronte ad un sostanzioso aumento dei flussi di profughi.

È necessario che il Governo di Roma ne tenga conto, intervenendo in risposta alle annunciate misure restrittive austriache. In primo luogo bisogna contenere per quanto possibile il flusso di profughi in entrata e in transito all’interno del territorio nazionale verso Nord. In secondo luogo bisogna inserire i richiedenti asilo che stazionano nelle regioni del Nord-Est nel sistema di riparto nazionale”».

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