Statuto, a Roma ddl bypassa la Consulta: Dorigatti furente con Rossi

di Luisa Maria Patruno

«Con uno sgarbo istituzionale senza pari ed anche una pesante scorrettezza in termini di rapporti personali, il presidente della Provincia autonoma di Trento rischia di maciullare la "Consulta" ancor prima che questa possa vedere la luce». Usa parole durissime il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti , nei confronti del governatore Ugo Rossi, reo assieme ai senatori trentini e altoatesini del Gruppo delle autonomie, più Giorgio Tonini (Pd), di aver presentato un disegno di legge costituzionale di modifica dello Statuto, che adegua la parte sulle competenze alla riforma costituzionale approvata, trasformando quelle concorrenti in competenze esclusive.

Si tratta di una legge che - certo - punta a modificare una parte importante dello Statuto, mentre sia Trento che Bolzano hanno istituito, rispettivamente con la Consulta e la Convenzione, due percorsi partecipati per arrivare a una proposta di modifica complessiva, a un Terzo Statuto, però questi percorsi avranno tempi lunghi, si parla di almeno un anno e mezzo o due, che vuol dire arrivare decisamente fuori tempo massimo per questo Parlamento.

In un comunicato stampa diffuso domenica, il presidente del consiglio provinciale attacca: «È con amaro sgomento che apprendo i termini di una scelta irresponsabile, quanto non condivisa sul piano istituzionale, portata alle estreme conseguenze dalla presentazione al Senato della Repubblica di un disegno di legge di riforma dello Statuto d'autonomia, scelta voluta dai presidenti delle due Province autonome e realizzata dai senatori dell'area di maggioranza regionale».

«È un atto - incalza Dorigatti - che fa scempio delle regole e dei rapporti, ma è soprattutto la testimonianza di una visione solitaria e autoritaria della gestione dei processi politici; una visione che scava ancor di più il già profondo baratro fra cittadini e Istituzioni».

Il presidente Dorigatti invita infine i senatori della maggioranza, in particolare Tonini del Pd (il suo stesso partito) a ritirare la firma dal disegno di legge e aprire una «comune riflessione». In conclusione, minaccia di non procedere alla costituzione della Consulta infatti dice: «Mi riservo di valutare, nei prossimi giorni, il senso di un'ulteriore prosecuzione dei lavori di composizione della "Consulta"».

Il presidente della Provincia, Ugo Rossi , si dichiara sbalordito dalle parole di Dorigatti: «Stupiscono i toni così forti e spropositati, decisamente sopra le righe. Comunque, se dà fastidio che il sottoscritto non dorma ma si dia da fare lo si dica. In ogni caso, ricordo che non è che questo disegno di legge è nato di nascosto, in una cantina.

Sono mesi che ne parliamo, perché fa parte del percorso composito sul fronte dell'autonomia che abbiamo condiviso in maggioranza, che richiedeva di lavorare su più piani. Già nel documento che avevo consegnato alla maggioranza il 22 giugno scorso si spiegava questo e lo abbiamo concordato anche a livello di maggioranza regionale quando si era discusso del parere al ddl Zeller sulla competenza sui Comuni.

Uno dei punti era "promuovere rapidamente, entro la legislatura nazionale, un disegno di legge costituzionale di modifica dello Statuto per riqualificare tutte le competenze provinciali e regionali come primarie con il rafforzamento di alcuni ambiti (energia, ambiente e finanza pubblica)"».

Rossi ricorda di averlo detto anche in consiglio provinciale durante la discussione della legge istitutiva della Consulta.

E non solo: «Ho trasmesso il testo del disegno di legge ai capigruppo di maggioranza quindi anche a Manica del Pd il giorno che ero a Roma per parlarne con i senatori e a Trento si votava la Consulta. Quindi ne erano a conoscenza. È un atto politico che non sappiamo se alla fine sarà approvato dal Parlamento ma era necessario».

«Trasecolo - commenta il senatore Giorgio Tonini - se Rossi e Dorigatti non si parlano non so cosa dire. Si mettano d'accordo tra loro. Evitiamo problemi finti, mentre ne abbiamo tanti veri. Noi senatori abbiamo firmato il testo proposto da Rossi e Kompatscher e nel merito lo trovo ineccepibile.

Questa è una mini-riforma dello Statuto, una manutenzione straordinaria, legata alla riforma costituzionale. Si dice che le competenze diventano tutte esclusive, si passa quella sui Comuni dalla Regione alle Province, ma in compenso alla Regione va tutta l'amministrazione e il personale della giustizia. Il saldo è positivo».

Anche il senatore dell'Upt, Vittorio Fravezzi , difende il disegno di legge ma dichiara: «Penso che sia opportuno che si chiarisca tutto in un incontro di coalizione regionale. La nostra autonomia speciale merita un lavoro congiunto e condiviso. Se c'è stato un deficit di comunicazione a livello locale non possiamo comunque evitare le opportune iniziative legislative».

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