Caos frontiere, profughi bloccati anche al Brennero Barricate dei Paesi dell'Est sulle quote da redistribuire

Al Brennero continuano ad arrivare persone in fuga verso nord, per lo più si tratta di chi è riuscito ad attraversare il Mediterraneo, sopravvivendo ai rischi del viaggio verso la speranza di una vita nuova. I profughi in piccoli gruppi, spesso solo singoli nuclei familiari, sono costretti a scendere dai treni diretti in Austria: vogliono arrivare in Germania e fermarsi qui oppure da qui raggiungere l'Olanda o la Scandinavia, in particoilare la Svezia, ma per ora il viaggio finisce qui, a 1.400 metri di quota tra le montagne, dove la temperatura ieri non superava i 10 gradi.

Mentre in Europa la situazione resta confusa sulle intese diplomatiche e sui relativi riflessi operativi, cioè sul trattamento concreto ricevuto da queste persone, loro continuano a sognare di arrivare in un luogo dove l'esistenza possa ricominciare, magari accanto a parenti o amici già stabilitisi da tempo in Europa o almeno a contatto con una comunità di connazionali che renderebbe più semplice la conoscenza e l'integrazione in un Paese nuovo.

Dopo la decisione della Germania di reintrodurre, almeno in una fase temporanea, i controlli di frontiera, il Viminale sta inviando altri uomini al Brennero e anche il dispositivo di accoglienza dovrà essere rinforzato, se la situazione permarrà a lungo questa, con persone che arrivano quotidianamente ma sono impossibilitate a proseguire il loro viaggio della speranza.

Nelle scorse ore sono già stati intensificati i controlli della polizia italiana sui treni diretti in Austria. Bolzano e Brennero sono, infatti, due tappe quasi obbligatorie. Questa mattina una novantina di migranti sono scesi nella stazione ferroviaria di Bolzano dal treno notturno partito da Roma. Lungo tutta la linea del Brennero la situazione per il momento è comunque ancora tranquilla. Sui treni in Tirolo attualmente vengono effettuati solo controlli a campione - e non a tappeto - da parte delle forze dell'ordine.

La scorsa notte in Austria sull'asse sud-nord sono stati trovati «solo» 200 migranti in viaggio verso la Germania. I respingimenti dalla Baviera verso il Tirolo sono ancora nella media. L'esodo di certo non ha le dimensioni drammatiche di quello in corso lungo l'asse est-ovest, sulla quale attualmente sono in viaggio decine di migliaia di persone.

Per arginare, oppure almeno controllare, questo flusso di migranti, il governo di Vienna ha deciso l'invio dell'esercito, in supporto alla polizia che sta già operando lungo il confine con l'Ungheria. Al valico di Nickelsdorf solo nella giornata di domenica si sono registrati 10.256 arrivi. Come ha ribadito il cancelliere Werner Faymann, il diritto di chiedere asilo non è messo in discussione.

Già due volte in questi mesi la Germania ha temporaneamente stretto le maglie della migrazione: per il G7 a giugno a Castel Elmau e pochi giorni fa durante la prima ondata di arrivi a Monaco. Al Brennero si è così creato una sorta di collo di bottiglia, ma i numerosi volontari e la protezione civile della Provincia autonoma hanno sempre evitato eccessivi disagi.

L'assessora altoatesina al welfare Martha Stocker invita ora alla calma. «Attendiamo - ha detto - gli effetti del vertice dei ministri degli Interni europei e poi valuteremo le possibili conseguenze per l'Alto Adige».

Intanto l'Ungheria ha completato il muro anti-migranti al confine con la Serbia e fa entrare in vigore la legge che punisce con l'arresto chiunque entri illegalmente nel Paese; sarebbero fià quasi diecimila le persone fermate dalla polizia alle quali è impedito proseguire il viaggio ma per loro sarà anche difficile chiedere asilo politico a Budapest, perché con le norme in vigore poi il loro destino si compierebbe tutto all'interno di questo Paese ostile e considerato in realtà solo un passaggio verso nord.

Questo giro di vite, stando alle prime testimonianze raccolte ieri, non ha per ora fermato il flusso di fuggitivi dai conflitti ma sta a quanto pare orientando i profughi verso la ricerca di nuove rotte, che dalla Serbia portano con tutta probabilità verso la Croazia, la Slovenia, l'Austria e l'Italia per proseguire verso la Germania

E dopo la Germania, anche Austria, Slovacchia e Olanda decidono di sospendere Schengen, mentre la Francia minaccia di fare altrettanto al confine con l'Italia.

«Sono già state date disposizioni», ha annunciato il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve, specificando che la misura sarà presa «se si ripeterà una situazione identica a quella di alcune settimane fa». Chiaro riferimento alla crisi di luglio, con i migranti accampati sulla scogliera a Ventimiglia.

E chiaro anche l'ammonimento: il sistema delle frontiere aperte, ha spiegato il ministro, funziona se c'è fiducia e condivisione di responsabilità. Così assieme al collega tedesco Thomas de Maiziere ha chiesto che l'Europa decida di rinforzare le frontiere esterne e che partano subito gli «hotspot» in Italia, Grecia e Ungheria.

In questo scenario, ieri si è registrato un mezzo flop nel consiglio affari interni Ue: non è stato possibile trovare un accordo su un documento comune, che esige unanimità, e dalla riunione viene fuori solo una dichiarazione della presidenza di turno lussemburghese.

Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania si sono messe di traverso e hanno impedito di trovare un'intesa unanime sui 120 mila ricollocamenti di profughi: in particolare Budapest rifiuta di accettare quote di accoglienza. Poco fa la Germania ha chiesto sanzioini Ue contro i Paesi non solidali.

Ma c'è un accordo di principio suffragato da una larga maggioranza di Paesi e il consiglio può decidere per maggioranza qualificata, ha spiegato Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo, presidente di turno dell'Ue, al termine della riunione di Bruxelles.

Negli ambienti diplomatici occidentali c'è una diffusa irritazione per l'atteggiamento ostruzionistico attuato da diversi Paesi del'Est che in passato hanno ampiamente goduto della solidarietà e degli aiuti finanziari dell'Unione europea e ora invece negano qualunque compartecipazione alla soluzione della crisi umanitaria dei profughi in arrivo nella Ue.

Frattanto, molte organizzazioni non governative, cui fanno eco diversi studiosi del fenomeno, non nascondono perplessità di fronte al il via libera formale dato a Bruxelles alla fase 2 della missione navale EuNavFor Med, che prevede da ottobre l'uso della forza contro gli scafisti nel Mediterraneo.

Si temono effetti collaterali sulle popolazioni e sugli stessi profughi e si ripete la proposta risolutiva per la questioen scafisti, fin qui ignorata dai governi europei: la creazione di corridoi umanitari ufficiali che vedano le istituzioni gestire il trasporto dei profughi, sottraendo in questo modo il business agli scafisti e soprattutto alle organizzazioni criminali che li utilizzano.

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