Donata Borgonovo Re, respinta la mozione di sfiducia. Tocca ora a Ugo Rossi decidere se confermarla alla sanità

La giornata per la coalizione si era aperta a mezzogiorno in punto con la riunione di maggioranza convocata per concordare una linea comune da tenere durante la discussione della mozione di sfiducia a Donata Borgonovo Re. All'uscita dell'incontro bocche cucite sui contenuti concordati. Tiziano Mellarini, dell'Upt, dato come possibile sostituto della stessa assessora del Pd, si limita a descrivere come «tranquilla» la seduta, Borgonovo Re spiega che si è deciso di andare alla seduta con una linea di compattezza della maggioranza.
Durante la seduta in maniera un po' surreale, a difendere e elogiare l'assessora del Pd sono state le minoranze, che le hanno riconosciuto «coerenza», «di non essere abusiva e di aver avuto la fiducia di Rossi che le ha dato le deleghe e poi non le ha tolte prima della seduta del consiglio», di «aver ereditato linee sulla sanità firmate dall'allora assessore Ugo Rossi nella giunta Dellai». Con il primo intervento dello stesso presidente della giunta Ugo Rossi, si è capito che la linea della maggioranza, come concordata durante la riunione di mezzogiorno, era quella di respingere compattamente la mozione di sfiducia, perché ritenuta di fatto una intromissione nelle prerogative di assegnare e togliere le deleghe proprie del presidente della giunta provinciale.
«Esprimere un parere comporta una responsabilità - ha esordito Rossi - quella di analizzare bene il contesto in cui ci si trova. Proprio per questa necessità di chiarezza, questa non è una mozione di sfiducia e dunque non sarà questo l'oggetto della discussione. La mozione non può che essere respinta per una semplice ragione: nel nostro ordinamento spettano al presidente la nomina, il conferimento e di conseguenza l'eventuale ritiro delle deleghe agli assessori. La mozione non può cioè impegnare il presidente a fare qualcosa che è già una sua facoltà - ha detto ancora Rossi - Accanto a questa, c'è una motivazione di carattere politico: le norme citate sono poste a garanzia di un principio, quello per cui il presidente della Provincia ha il dovere/potere politico di garantire in ogni momento la continuità dell'azione politico amministrativa, la coerenza con il programma e l'equilibrio della coalizione all'interno della giunta provinciale».
Compatti, almeno nel respingere la mozione concordando con Rossi sulle motivazioni, i partiti a sostegno della maggioranza: Pd, Upt, Patt e Ual. Di fatto, come aveva chiesto il Pd con la nota del coordinamento di una decina di giorni fa, la maggioranza doveva votare compatta contro la mozione che chiedeva al presidente della Provincia di togliere le deleghe sulla sanità a Borgonovo Re per evitare di farsi dettare la linea dalle minoranze, e far sì, quindi, che la coalizione di fatto non implodesse. Una volta arrivati in aula, di fatto, da parte della maggioranza, Pd escluso, è arrivato l'ok a respingere la mozione di sfiducia, ma senza una parola a difesa dell'operato dell'assessora. Sia Gianpiero Passamani per l'Upt, sia Lorenzo Baratter per il Patt nonché Giuseppe Detomas per la Ual hanno chiarito di voler respingere la proposta delle opposizioni non perché d'accordo con l'operato dell'assessore, ma per come era stata congegnata la mozione stessa. Solo il capogruppo del Pd Alessio Manica, alla motivazione dei colleghi di maggioranza, ha difeso l'operato dell'assessora Borgonovo Re che è stata chiamata a mettere in atto «un programma chiaro e coerente con l'impianto elettorale e che ci vede impegnati nei confronti dei trentini di fronte ai quali siamo collegialmente responsabili».
Che la vicenda non sia finita qui e che il rimpasto di giunta resti sul tavolo lo fa capire lo stesso Passamani che chiarisce come l'ok alla mozione è arrivato perché «sulla politica sanitaria abbiamo ricevuto garanzie direttamente dal presidente Rossi che i servizi in periferia rimarranno e non ci sarà una divisione tra centro e valli. Non ci interessa la testa della Borgonovo Re, ma un cambio di rotta».


 

Il consiglio provinciale ha bocciato con 23 voti contrari la mozione, sottoscritta e votata da tutti gli undici consiglieri di minoranza, che impegnava la giunta ad una revisione delle deleghe dell'assessore alla salute, Donata Borgonovo Re. La proposta, come ha spiegato il primo firmatario, Claudio Civettini (Civica), aveva preso spunto da dichiarazioni di Borgonovo Re sulle chiusure dei punti nascita di Tione e Cavalese.

Ora il futuro della Borgonovo Re è nelle mani del presidente della Provincia Ugo Rossi. Per la sostituzione di Donata Borgonovo Re si fanno anche i nomi di Luca Zeni e Lucia Maestri, entrambi del Pd. L'ex capogruppo ha dalla sua le preferenze (4.305 contro 2.719) mentre l'ex assessore comunale di Trento può vantare più esperienza amministrativa. Sulla decisione del governatore peserà molto anche l'indicazione del suo vice, Olivi. 

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