Referendum sulle fusioni: in Tesino quorum raggiunto

Era messo in conto che in qualche realtà i referendum non sarebbero passati. È così è stato. Ma in Provincia gongolano. Avevano sentore potesse andare peggio. Da ieri sera, il Trentino conta 178 comuni. Hanno dato esito positivo 15 dei 19 referendum che hanno coinvolto 55 comuni (chiamati al voto erano 45.783 elettori). Non sono nati i comuni di Albiano Lona Lases, Civezzano Fornace, Rendena Terme e Tesino. Il no è prevalso nei comuni più piccoli: a Lona Lases per 145 voti (310 no e 165 sì), a Fornace per 162 voti (449 no e 287 sì), a Bocenago per appena due voti di scarto (92 no e 90 sì), ma anche in Tesino dove non nel paese più piccolo, Cinte, ma a Pieve lo scarto è stato consistente: 161 (36,51%) a favore del nuovo comune e 280 (63,49%) contrari.

I RISULTATI COMPLETI DEL REFERENDUM

VITTORIA DEL SÌ (a fianco del Comune la percentuale del sì)

Altavalle (unione di Faver 77,93%, Grauno 73,75%, Grumes 83,26 e Valda 64,29%)

Altopiano della Vigolana (unione di Bosentino 86,93%, Centa San Nicolò 75,81%, Vattaro 82,93% e Vigolo Vattaro 92,06%)

Amblar-Don (unione di Amblar 89,63% e Don 82,27%)

Borgo Chiese (unione di Brione 79,27%, Cimego 64,85% e Condino 91,82%)

Borgo Lares (unione di Bolbeno 83,61% e Zuclo 74,67%)

Castel Ivano (unione di Spera 67,35%, Strigno 86,39% e Villa Agnedo 81,78%)

Contà (unione di Cunevo 85,68%, Flavon 67,99%, Terres 87,96%)

Sella Giudicarie (unione di Bondo 89,07%, Breguzzo 57,19%, Lardaro e Roncone 88,38%)

Primiero San Martino di Castrozza (unione di Fiera di Primiero 62,60%, Tonadico 85,55%, Transacqua 70,28%, Siror 85,66%)

Tre Ville (unione di Ragoli 85,64%, Preore 86,42% e Montagne 86,93%)

Cembra Lisignago (unione di Cembra 66,05% e Lisignago 50,87%)

Madruzzo (unione di Calavino 81,83% e Lasino 91,40%)

Porte di Rendena (unione di Darè 61,21%, Vigo Rendena 72,25% e Villa Rendena 73,46%)

Vallelaghi (unione di Padergnone 87,20%, Terlago 85,19% e Vezzano 90,48%)

Ville d'Anaunia (unione di Nanno 80,28%, Tassullo 86,99% e Tuenno 82,62%)


VITTORIA DEL NO

Albiano e Lona Lases (Lona Lases dice No con il 65,34%, Albiano dice sì con il 71,19%)

Civezzano e Fornace (Fornace dice No con il 61,01%, Civezzano dice sì con il 92,71%)

Rendena Terme (Bocenago dice No con il 50,55%, Strembo con il 78,46% e Caderzone con il 69,18% dicono sì)

Tesino (Pieve Tesino dice no con il 63,49%, Cinte Tesino 57,85% e Castello Tesino 89,69 dicono sì)


QUORUM

Albiano 55,60% ; Lona Lases 85,36%

Faver 62,56% ; Grauno 68,38%; Grumes 67,43% ; Valda 70,37%

Bosentino 57,49% ; Centa San Nicolò 62,83% ; Vattaro 64,99% ; Vigolo Vattaro 60,56%

Amblar 67,33%; Don 72,22%

Brione 76,15% ; Cimego 63,95% ; Condino 51,34%

Bolbeno 68,13%; Zuclo 77,32%

Spera 76,61% ; Strigno 53,15%, Villa Agnedo 69,08%

Cembra 61,81% ; Lisignago 67,91%

Civezzano 45,61% ; Fornace 77,02%

Cunevo 70,54% ; Flavon 71,10% ; Terres 74,32%

Calavino 57,36% ; Lasino 58,60%

Darè 63,04% ; Vigo Rendena 63,91% ; Villa Rendena 60,03%

Fiera di Primiero 68,56%; Siror 54,05% ; Tonadico 61,20% ; Transacqua 55,72%

Bocenago 58,23% ; Caderzone Terme 65,78% ; Strembo 51,85%

Bondo 67,98% ; Breguzzo 73,20% ; Lardaro 63,33%; Roncone 47,19%

Castello Tesino 73,17; Cinte Tesino 75,93%; Pieve Tesino 78,03%

Montagne 79,38%; Preore 72,49% ; Ragoli 63,11%

Padergnone 59,57% ; Terlago 52,76% ; Vezzano 54,58%

Nanno 76,21% ; Tassullo 57,39%; Tuenno 54,59%


QUI i dati completi sull'affluenza Comune per Comune. Qui i risultati finali completi del voto


L'ANALISI DEL VOTO di Paolo Micheletto

Non tutte le fusioni sono andate a buon segno. Ci sono Comuni i cui cittadini non sono ancora pronti a lasciare la propria realtà amministrativa per «tuffarsi» in qualcosa di più ampio. I referendum sulle fusioni comunali di ieri hanno dato questo esito: su 19 referendum, quattro sono stati bocciati. Risultati che naturalmente vanno rispettati. Ma vince la linea imposta dal presidente Rossi e dall'assessore Daldoss. Su 55 Comuni chiamati al referendum, solo quattro hanno bocciato la proposta. C'è inoltre un'altra buona notizia: il numero dei municipi si abbassa ancora, a quota 178. È stata poi una grande giornata di partecipazione, visto che ovunque è stato superato il quorum.
E il percorso virtuoso delle riforme non si ferma. Nel senso che appare inarrestabile, determinato dal mondo che cambia e da un'autonomia che non può più supportare le singole esigenze dei piccoli campanili. Il Trentino offre una buona prova di sè, con un processo di fusioni che rappresenta una lezione al resto d'Italia, dove ci si è limitati alle chiacchiere. Qui si procede, dove altrove si è fermi.
Il cammino prosegue: sul piano delle fusioni tra Comuni e su quello delle razionalizzazioni, in modo da evitare - con il controllo della Provincia e un ruolo più «calibrato» delle Comunità di valle - inutili doppioni nella gestione dei servizi e nella realizzazione delle opere. Il referendum di ieri è solo una tappa - importante - di un processo che dovrà portare ad un Trentino più virtuoso nella gestione delle proprie sostanze sul territorio: l'autonomia nello spendere bene i soldi è una lezione all'Italia che si arricchisce sulle sfortune degli ultimi - vedi Mafia capitale - e accusa il Trentino di essere privilegiato. Dimostriamo di essere privilegiati: perché fare sacrifici è un onore, in Italia.


 

IL REFERENDUM

Meno autonomia nella gestione dei servizi e meno risorse dalla Regione per investimenti e spesa corrente. È alta la partita in gioco per gli abitanti dei 55 Comuni chiamati a esprimersi sulla fusione e dare vita a 19 nuove amministrazioni che porterebbero il totale da 208 a 172 in Trentino. Gli oltre 45.000 elettori che domenica 7 giugno, tra le 8 e le 21, daranno il loro voto sulle fusioni decideranno davvero il futuro prossimo dei loro territori.

Da un lato, infatti, chi riuscirà a fondersi potrà derogare all'obbligo delle gestioni associate, ovvero alla necessità di trovare alleati nei Comuni contigui per superare la soglia dei 5.000 abitanti su servizi come l'urbanistica, le tasse, la programmazione finanziaria e così via.

Dall'altro, fondersi permetterà di mantenere intatti i contributi regionali per il nuovo Comune« con le vecchie regole che consentono di avere aiuti sugli investimenti per un periodo di 10 anni e finanziamenti sulla spesa corrente per 20 anni. In caso di mancata fusione domani, per i Comuni ci sarà invece una decurtazione dei contributi che caleranno del 50% per la parte corrente e saranno cancellati per la parte destinata agli investimenti.

I contributi regionali per i nuovi Comuni che nasceranno se i referendum di domani andranno a buon fine sono quelli definiti dalla delibera della giunta regionale del novembre del 2013 che aveva messo sul tavolo una serie di incentivi per le amministrazioni che intendevano fondersi entro il settembre dell'anno successivo, termine poi spostato al 10 marzo di quest'anno.

Per fare un esempio, il Comune del Contà, se dovesse avere l'ok domani, avrà a disposizione contributi per 20 anni dalla Regione sulla spesa corrente per 1 milione 295.000 euro, e sugli investimenti per 416.000 euro circa. Se la fusione dovesse fallire domani e essere riproposta nuovamente ricevendo il via libera dalla popolazione, ci sarebbe un taglio di circa il 70% dei contributi: rimarrebbero solo 650.000 euro sulla parte corrente e per soli 10 e non 20 anni di concessione. Ovviamente tutte e due le voci, spesa corrente e spesa in conto capitale, verrebbero azzerate nel caso in cui i Comuni non facessero alcuna fusione.

Altra differenza sostanziale tra chi si fonderà domani e chi invece non ce la farà riguarda le gestioni associate. Per i Comuni che superano l'asticella del referendum, anche se raggiungono i 5.000 abitanti, c'è una deroga di tre anni all'obbligo di gestioni associate. Per gli altri, resta un'ultima possibilità: quella di deliberare, ma entro il 10 novembre, un referendum di fusionecon almeno 2 altri Comuni o per raggiungere una popolazione di almeno 2.000 abitanti e di ottenere il via libera nell'ambito della consultazione popolare.

Altrimenti, per chi supera il 10 novembre, ci sarà l'obbligo di allearsi con Comuni contigui sulla gestione dei servizi obbligatori per arrivare ad almeno 5.000 abitanti. E di farlo entro al massimo i primi mesi del 2016, altrimenti se l'iter non partirà, i Comuni inadempienti saranno commissariati per far partire il processo di gestione associata per i servizi previsti dalla tabella della legge provinciale numero tre del 2006 che ne indica una dozzina dall'ufficio tecnico all'anagrafe, dalla statistica al commercio. Si tratta di una strada che, secondo la Provincia, cerca di aumentare l'efficienza dei servizi che si danno ai cittadini in alternativa a quella, considerata principe, delle fusioni, da cui ci si attende anche un risparmio e una maggiore efficienza delle amministrazioni.

comments powered by Disqus