Flop elettorale a Rovereto, resa dei conti nel centrosinistra

di Franco Gottardi

Scatta la resa dei conti in casa del Partito democratico, dopo la sconfitta di Andrea Miorandi a Rovereto. Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, parla di un «partito senza guida» e chiede che il congresso venga previsto il prima possibile, mentre la segretaria Giulia Robol conferma di non aver fatto campagna elettorale: «La coalizione aveva delle difficoltà e l'avevamo detto. Non siamo riusciti a risultare vicini alla gente». Va giù duro il governatore Rossi («In futuro dovremo lavorare meglio insieme»), mentre l'affermazione di Francesco Valduga lancia l'ipotesi di una «rete» di liste civiche. Fugatti (Lega) gongola: «Al secondo turno siamo stati decisivi».

«Se ci si fa la guerra tra di noi è difficile poi risultare credibili». Le parole del governatore Ugo Rossi sono la fotografia dello stato d'animo che serpeggia tra i leader del centrosinistra autonomista all'indomani dei ballottaggi in otto Comuni che hanno segnato una Caporetto per la coalizione, con la sconfitta pesante di Rovereto e quella di Borgo. Per quanto riguarda la Città della Quercia, il presidente sottolinea le ambiguità che hanno caratterizzato la partita di Miorandi.

«Al di là del fatto che fosse o meno il candidato più indicato - commenta Ugo Rossi - ha aiutato a tagliargli le gambe l'impostazione poco chiara del suo partito».

La clamorosa uscita della segretaria provinciale del Pd, Giulia Robol, che alla vigilia aveva di fatto sconfessato pubblicamente la scelta, avrebbe segnato fin dall'inizio l'esito della sfida elettorale contro Francesco Valduga e le Civiche. Se a questo si aggiungono le cattive performance delle liste Upt e Patt ecco scodellata la frittata.

«Dati su cui riflettere. In futuro dovremo saper lavorare meglio assieme», afferma Rossi. Che torna però a indicare nel rifiuto del metodo delle primarie per la scelta dei candidati sindaci il peccato originale. «Due anni e mezzo fa - ricorda parlando, senza citarlo, del Partito democratico - le primarie erano portate avanti con gran rullar di tamburi. Stavolta non andavano più bene ma credo che se le avessimo fatte in alcuni casi avremmo potuto ricomporre alcune comprensibili ambizioni in logiche unitarie e forse il risultato finale sarebbe stato diverso».

Detto dei buoni risultati come partito del Pd nei centri urbani e della tenuta a macchia di leopardo dell'Upt sul territorio, il governatore conferma le critiche già espresse nei giorni scorsi verso il suo stesso partito, il Patt: «Credo - dice - sia stato l'unico a migliorare dappertutto ma non ha risolto fino in fondo le difficoltà ad essere un partito leale capace per il bene della coalizione di farsi carico di alcune rinunce».

Infine un invito alla vigilia delle scelte per eleggere i presidenti delle Comunità di valle: «Le forze politiche siano rispettose dei risultati e facciano in modo che vi sia una serena valutazione da parte dei sindaci evitando la corsa all'accaparramento delle presidenze».

Anche il capogruppo del Pd in consiglio provinciale, Alessio Manica, fa autocritica senza nascondere il fatto che il centrosinistra autonomista ha dato l'impressione di essere una coalizione «debole e poco convincente». A suo giudizio c'è una stanchezza del progetto e anche a livello provinciale non emerge l'immagine di compattezza che ci vorrebbe. Detto questo è convinto che il successo delle Civiche sia dovuto più alla mancanza di un progetto forte nel centrodestra, dove hanno occupato i posti lasciati liberi dai partiti in crisi, Lega Nord a parte.

Sulla vocazione a farsi del male del centrosinistra autonomista concorda anche Mauro Gilmozzi, assessore provinciale targato Upt: «Non c'è più - sottolinea - la capacità di rispettarsi e riconoscersi recuprocamente. La competitività non aiuta e ora bisogna fare uno sforzo per mettersi al servizio e interpretare meglio la comunità».

Soddisfatto per il risultato delle liste territoriali il capogruppo della Civica Trentina, Rodolfo Borga: «Considero emblematico della perdita del ruolo guida dei partiti quanto successo in Val di Fassa, dove la Ual e stata spazzata via dalla Lista Fassa». Di fronte al generale disagio le Civiche possono dare risposte, ma Borga non si nasconde la difficoltà ad ampliare il modello a livello provinciale: «Bisogna mettersi in rete e fare sintesi ma riempire di contenuti politici il movimento non è semplice. Posso comunque dire che la scelta che noi abbiamo fatto tre anni fa era giusta e la nostra Civica è disponibile a ragionare sulla possibile evoluzione».

Contento per un successo già evidente al primo turno il segretario provinciale della Lega Nord, Maurizio Fugatti. «Eravamo già il secondo partito al primo turno e abbiamo dimostrato di esserci anche questa volta. A Rovereto anche senza apparentamento ufficiale i nostri voti sono stati decisivi, così come a Borgo. Ad Ala il mancato accordo con noi ha regalato la vittoria al centrosinistra, che conferma di essere una coalizione in sofferenza.

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