Putin racconta il dramma della sua famiglia nell'assedio di Leningrado

Il padre sabotatore dell’Nkvd scampato ai nazisti respirando per ore con una canna immerso in una palude e poi ferito da una granata, la mamma ancora viva salvata dal marito mentre veniva trasportata con altri cadaveri per la sepoltura e il fratello maggiore morto di difterite a due anni in orfanotrofio: è la tragedia della famiglia di Vladimir Putin durante l’assedio tedesco di Leningrado, così come l’ha ricordata oggi con particolari inediti lo stesso leader del Cremlino in un raro articolo per la rivista Ruski Pionier (Il Pioniere russo). Con una sottolineatura: la mia famiglia «non nutriva odio per il nemico, è incredibile. Ad essere onesto, ancora non lo capisco completamente», confida, ricordando le parole della madre sui soldati tedeschi: «Erano gente comune e anche loro furono uccisi in guerra».

Il padre, che si chiamava come lui, faceva parte di un piccolo gruppo di sabotatori alle dipendenze dell’Nkvd, l’antenato del Kgb. Un giorno i tedeschi stavano dando loro la caccia in un bosco e il genitore del presidente russo si salvò celandosi per ore in un canneto. Successivamente, durante un’incursione dietro le linee naziste, incappò con i compagni in un soldato tedesco che «li guardò attentamente, prese una granata, poi un’altra e le lanciò contro di loro». Quando si risvegliò non poteva camminare e per raggiungere il suo gruppo doveva attraversare la Neva ghiacciata, esposta al fuoco nemico. Fu un suo vicino a salvarlo trasportandolo all’ospedale, dove i medici preferirono non estrarre i frammenti della granata per salvare la gamba, che però gli causò un’invalidità permanente.
Dopo l’operazione, il suo salvatore gli disse: «Tutto ok, ora tu vivrai e io andrò a morire». Sopravvissero entrambi, ma il padre di Putin lo incontrò casualmente - tra le lacrime - in un negozio, solo negli anni Sessanta, dopo averlo creduto morto.

Il fratello di Putin, invece, nacque durante la Seconda guerra mondiale e suo padre, per aiutarlo, passava segretamente la sua razione ospedaliera alla moglie. Ma quando cominciò a svenire in ospedale, dove era ricoverato per la ferita da granata, «i medici e le infermiere capirono cosa stava succedendo», ricorda Putin. Le autorità tolsero il bimbo alla famiglia e lo misero in un orfanotrofio. «Lì si ammalò. Mia madre mi disse che fu per difterite e non sopravvisse. E non fu detto loro dove fu sepolto, mai». Putin l’ha saputo solo lo scorso anno: al cimitero Piskarevski di San Pietroburgo.

Terribile anche la storia della madre, anche se a lieto fine: quando rimase sola, col marito in ospedale e il figlioletto all’orfanotrofio, si ammalò. I medici a un certo punto la considerarono quasi morta e la trasportarono insieme ad altri cadaveri per seppellirla. Ma provvidenzialmente il marito tornò dall’ospedale proprio quel giorno e vide il corpo della moglie. «Si avvicinò e gli sembrò che respirasse. “È ancora viva!”, disse ai medici», racconta Putin. Essi insistettero che sarebbe morta di lì a poco ma il coniuge si rifiutò di ascoltarli e li aggredì con le sue stampelle. «Si prese cura di lei. E sopravvisse», scrive il leader del Cremlino. Entrambi i suoi genitori sono morti alla fine degli anni Novanta.

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