Tosi dopo l'espulsione: «Ora non agirò per vendetta»

«Qualsiasi decisione prenderò nei prossimi giorni non agirò per vendetta». Lo ha detto oggi il sindaco di Verona, Flavio Tosi, parlando delle eventuali conseguenze del suo allontanamento dalla Lega Nord, deciso dal segretario generale Matteo Salvini: «è una giornata non facile - ha spiegato Tosi - dal punto di vista personale, la Lega era casa mia e dopo 25 anni di storia ne sono fuori.

Chiuderli così non è umanamente piacevole. La mia vita era lì ma sono stato cancellato e personalmente mi pesa parecchio». Secondo Tosi ad allontanare la sua figura dalla Lega «più che una questione di liste o del commissariamento sono state probabilmente le mie posizioni contrapposte a quelle del segretario federale sull’Euro e sulla flex tax. Di me disturba la coerenza, perchè può dare fastidio chi dice cosa si può fare o non si può fare.

Io rimango invece ancorato agli stessi valori della Lega. Nel movimento ci sono numerosi yesman ma anche uomini liberi che capiscono come è cambiata la Lega, passando ad esempio dal secessionismo estremo, sul quale non sono mai stato d’accordo, alla negazione del secessionismo». A chi gli chiedeva eventuali terremoti in seno al comune di Verona dopo questo nuovo fronte maturato nella Lega Tosi ha sottolineato che «non ci saranno ricadute, nell’amministrazione basta guardare la compagine di governo e osservare i rapporti personali».

Rispondendo ad una contestazione sulle espulsione maturate nei mesi scorsi in Liga Veneta Tosi ha osservato che «si tratta di una quindicina di persone allontanate dopo una contestazione a Pontida. Queste espulsioni sono state volute da Maroni, l’allora segretario federale, che mi telefonò il giorno dopo per chiedere conto di quello che era successo a Pontida individuando i responsabili».

La defenestrazione dalla Lega l’ha raggiunto quand’era a Roma. Oggi il d-day, dopo 25 anni di «onorato servizio» nel Carroccio, Tosi l’ha vissuto al riparo dell’Arena, nella città dove ha costruito come sindaco la sua fortuna politica. E Verona, quasi come dopo il derby di calcio, si divide nei giudizi su Tosi e l’esito del duello con Milano.

«Chi di spada ferisce, di spada perisce...» sentenzia il senatore pidiellino Stefano Bertacco, che in una lettera aperta rinfaccia a Tosi «di essersi comportato come Salvini con lui. Ha fatto saltare tutti gli equilibri - ricorda, riferendosi alle ultime amministrative a Verona -, ha estromesso gli altri partiti. L’ultimatum era stato ‘o con me o contro di mè. O in lista Tosi o nelle altre civiche volute da lui, oppure fuori dai piedi». Altri leggono l’esito del braccio di ferro con Salvini come «una resa dei conti». «È andata avanti una sorta di commedia all’italiana - commenta il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Michele Bertucco, che fu sfidante di Tosi nelle elezioni del 2012 - Era evidente da tempo che Tosi voleva uscire dalla Lega e con Salvini la sua presenza era ingombrante.

Diciamo che hanno riempito per giorni le prime pagine dei giornali. Un obiettivo più da campagna elettorale» conclude.
Sulle barricate tosiane i fedelissimi del sindaco, come Fabio Venturi, suo braccio destro nella Fondazione «Ricostruiamo il Paese».
«Cacciati a testa alta - commenta Venturi - Orgogliosamente leali, corretti e coerenti. Abbiamo difeso la nostra dignità. Qualcuno adesso si vergogni. Siamo donne e uomini liberi».
Molto distante invece un ex tosiano, Paolo Paternoster, tuttora segretario provinciale della Lega a Verona, nominato da Tosi ai vertici della multiutility comunale. Ieri sera, mentre giungevano le prime notizie sulla cacciata di Tosi dal Carroccio, la Lega di Verona in un comunicati annunciava l’annullamento della conferenza stampa organizzata dai Giovani Padani per presentare proprio il libro «Salvini&Salvini». Questo per l’assenza dell’autore, Roberto Poletti. Su Tosi niente.

Elena Traverso, «pasionaria» del Pdl veronese, scrive invece sui social questo epitaffio sulla conclusione dell’affaire-Tosi: «Non si gode delle disgrazie altrui. Ma Flavio Tosi ha fatto delle espulsioni in Veneto un suo cavallo di battaglia. E delle epurazioni in Comune una linea politica. Interessante che ora si atteggi a martire. È proprio corta la memoria dei piccoli uomini».

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