Istat: l'Italia verso quota 61 milioni, molti gli anziani

Italia Paese sempre più vecchio, ed è solo la Germania, in Europa, che ci supera. Secondo l’Annuario statistico Istat, al 1° gennaio 2013 l’indice di vecchiaia è di 151,4 anziani ogni 100 giovani (148,6 nel 2012), confermando l’Italia al secondo posto nell’Ue a 27 dopo la Germania (160).
Grazie alla riduzione dei rischi di morte, prosegue anche nel 2013 l’incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,6 del 2012 a 79,8 e per le donne da 84,4 a 84,6: in Ue siamo ai vertici insieme a Svezia, Spagna e Francia.

Tra la popolazione diminuisce ancora la percentuale di occupati mentre i senza lavoro crescono di un altro punto e mezzo.

Aumenta la popolazione complessiva: oltre un milione di abitanti in più in un anno. E gli stranieri costituiscono più del 7% della popolazione.
Al 31 dicembre 2013, infatti, si contano 60.782.668 residenti (29.484.564 maschi e 31.298.104 femmine), oltre un milione in più rispetto all’inizio dell’anno (+1,8%). La ripartizione in cui si è registrato il maggiore incremento è il Centro (+3,3%), mentre quella con il maggior numero di residenti è il Nord-Ovest (26,5% del totale).

Nel 2013 i decessi sono stati 600.744, in calo rispetto all’anno precedente (612.883); più consistente è la riduzione delle nascite (514.308 contro 534.186 del 2012). Di conseguenza, il saldo naturale (-86.436) è più negativo rispetto a quello dell’anno precedente (-78.697).
Al primo gennaio 2013 (ultimo dato disponibile) gli stranieri residenti sono 4.387.721 (+8,3% rispetto all’anno precedente) e costituiscono il 7,4% della popolazione complessiva. Il 28,3% di questi cittadini proviene dall’Ue, il 24,3% dall’Europa centro-orientale e il 14,1% dall’Africa settentrionale.

In calo, invece, le separazioni legali (che sono passate da 88.797 del 2011 a 88.288 del 2012) e i divorzi (da 53.806 a 51.319). Le separazioni consensuali sono molte di più di quelle giudiziali.

Nel 2014 il 70% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute (valore stabile rispetto a un anno prima), più elevato fra gli uomini (73,8%) che fra le donne (66,3%). A parità di età, già dai 45 anni in su le donne appaiono svantaggiate: nella fascia di età 45-54 anni il 72,8% degli uomini si considera in buona salute contro il 68,4 delle coetanee ma le differenze si accentuano tra i 55-59 anni (63,8% contro 54,9) e i 75 anni e oltre (29,5% contro 17,7).

Quanto alle patologie croniche, il 38,9% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una fra le 15 considerate (valore in crescita rispetto al 2013); le più diffuse sono: l’ipertensione (17,4%) l’artrosi/artrite (16%), le malattie allergiche (10,3%), l’osteoporosi (7,5%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,5%).
Da segnalare il deciso aumento (+2,4 punti percentuali rispetto al 2013) dei 25-34enni che soffrono di allergie e la riduzione della quota di chi è affetto da artrosi e artrite fra gli ultrasettantacinquenni (-4,4 punti).

Nel 2014 le famiglie dichiarano difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità, in particolare per il pronto soccorso (53,6%), le forze dell’ordine (37%), gli uffici comunali (33,8%), i supermercati (29%) e gli uffici postali (25,8%). Permangono differenze a livello territoriale: le famiglie meridionali hanno più problemi nell’accesso ai servizi, soprattutto per il pronto soccorso (66,2% contro 46,8% delle famiglie del Nord). È quanto emerge dalla sezione Condizione economica, vita quotidiana e consumi delle famiglie dell’Annuario Statistico dell’Istat.
La popolazione di 18 anni e più che ha utilizzato almeno una volta nell’anno i servizi di sportello varia dal 65,4% degli uffici postali al 35,2% degli uffici anagrafici. In posizione intermedia si collocano gli uffici amministrativi delle Asl (45,5%). Nella fornitura dei servizi, tempi di attesa oltre i 20 minuti sono dichiarati da sei cittadini su dieci (61,6%) per ritirare la pensione presso gli uffici postali, da circa un cittadino su due (53,2%) per fare un versamento in conto corrente o per le prestazioni delle Asl (52,8%).

Alla data del Censimento della popolazione 2011, le persone che effettuano spostamenti quotidiani per studio o lavoro sono 28.852.721, il 48,8% della popolazione residente in famiglia. In sei casi su dieci (60,6%) gli spostamenti sono effettuati all’interno dello stesso comune di residenza, in quattro su dieci (39,4%) tra comuni diversi o con l’estero.

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