Processo Ruby: condanne per Fede, Mora e Minetti

La Corte d'appello di Milano con la sentenza sul caso Ruby ha ridotto le pene inflitte in primo grado a Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede. L'ex direttore del Tg4, cui erano stati comminati 7 anni nel luglio 2013, oggi è stato condannato a 4 anni e 10 mesi, mentre per Nicole Minetti la pena passa da 5 anni a 3 anni. A Mora, invece, condannato in primo grado a 7 anni, è stata inflitta la pena di 6 anni e un mese che comprende però anche la pena in continuazione per la bancarotta della sua società. Nel luglio scorso Silvio Berlusconi era stato assolto, sempre in appello, dopo la condanna in primo grado a sette anni per concussione e prostituzione minorile.

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«L'idea di farmi ancora sette anni di carcere mi terrorizzava. Il carcere mi preoccupava tantissimo, perchè l'ho vissuto in modo molto duro con 14 mesi di isolamento, sorvegliato a vista e con il divieto di incontro, peggio di un terrorista», afferma Lele Mora, che ha dichiarato di essere «molto soddisfatto» per lo sconto di pena deciso oggi. L'ex talent scout, che ha ringraziato i suoi avvocati per il risultato, ha detto di «aver già pagato» e rispondendo ad una domanda di un cronista ha affermato: «Non mi pento di quello che ho fatto, uno non si deve mai pentire sennò non è un uomo».


«Con la Minetti si continua a usare la clava e fortunatamente la Cassazione non è a Milano»: non è soddisfatta la difesa di Nicole Minetti, imputata a Milano per il caso Ruby, per la sentenza con cui oggi la Corte d'Appello di Milano le ha ridotto la pena a 3 anni di carcere. Gli avvocati Paolo Righi e Pasquale Pantano sono convinti dell'innocenza della loro assistita e anche che «questo processo vada celebrato a Monza».

Quindi quella della competenza territoriale sarà una delle questione che riproporranno nel loro ricorso davanti alla Suprema Corte con cui chiederanno l'annullamento del verdetto di oggi.

 

L'avvocato ed ex parlamentare del Pdl, Maurizio Paniz, che difende Emilio fede assieme alla collega Alessandra Guerini, ha preannunciato che farà ricorso in Cassazione contro la condanna per l'ex direttore del Tg4 per il caso Ruby. Il legale ha sottolineato però in secondo grado, che è stato «tolto il reato di istigazione alla prostituzione» e sono stati riqualificati altri capi di imputazione, tanto che la pena è stata ridotta. «Le sentenze vanno rispettate e la Corte d'appello ha dimostrato di essersi impegnata molto", ha spiegato Paniz, chiarendo anche che Fede, qualora dovesse essere condannato anche in Cassazione, «non finirà in carcere», ma ci sarà la possibilità, data la sua età, di chiedere i domiciliari».

Anche Emilio Fede, così come Silvio Berlusconi, non era a conoscenza del fatto che Ruby fosse minorenne, spiega il dispositivo della sentenza.

Berlusconi, lo scorso luglio, è stato assolto in appello dalle accuse di concussione e prostituzione minorile per il Caso Ruby. Secondo i giudici, infatti, non è provato che l'allora premier conoscesse la vera età della ragazza marocchina, che ai tempi aveva 17 anni, così come non è provato che abbia minacciato o intimidito i funzionari della Questura per ottenere il rilascio della giovane.

 

Nel dispositivo della sentenza del cosiddetto Ruby bis, l'accusa di favoreggiamento della prostituzione della minorenne Karima El Mahroug "Ruby" (nella foto) che era contestata a Fede è stata riqualificata in favoreggiamento della prostituzione di una maggiorenne.

Ciò significa che, secondo i giudici della terza sezione d'appello, anche Fede non era consapevole della sua minore età, quando avrebbe accompagnato la marocchina alle serate a Villa San Martino.

Fede è stato condannato a 4 anni e 10 mesi per le accuse di favoreggiamento della prostituzione delle ragazze maggiorenni, Ruby compresa, mentre gli episodi relativi a Chiara Danese, Ambra Battilana e Imane Fadil sono stati riqualificati in tentativo di induzione alla prostituzione, perché le giovani rifiutarono di partecipare alle presunte serate a luci rosse.

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