Legge elettorale, Renzi sfida Berlusconi: soglia al 3%

Le riforme si fanno «con chi ci sta». Matteo Renzi rinnova il patto di governo con la sua maggioranza (ieri notte riunita in un vertice), con orizzonte 2018, e manda un nuovo segnale a Berlusconi. Incassa dagli alleati un impegno scritto sui temi caldi al centro dell'agenda: legge elettorale, ddl costituzionale, Jobs act e delega fiscale. E concede ai piccoli partiti un'apertura sulla soglia di sbarramento nell'Italicum, abbassando l'asticella fino al 3%.

 

Una percentuale ben al di sotto dell'8% chiesto da Silvio Berlusconi e del 5% proposto inizialmente dal premier come mediazione. 

Una scelta che aumenta la pressione sul Cavaliere e concretizza, con un passo che suona come una sfida, il proposito di Renzi di andare avanti "anche da soli", con le forze di maggioranza, se Forza Italia non ci starà.

 

Per il premier è l'ora di chiudere e Berlusconi si deve decidere: per questo un nuovo incontro con il leader di FI ci sarà mercoledì pomeriggio, poi una riunione della direzione Pd metterà il sigillo. Sulla legge elettorale l'obiettivo di Renzi è riavviare il cammino in commissione al Senato entro la settimana (ma probabilmente non nell'ufficio di presidenza già convocato per oggi), per arrivare in aula entro fine anno e chiudere la partita alla Camera a febbraio.

Sullo sfondo le manovre politiche sulla successione al presidente Giorgio Napolitano, che nei prossimi mesi potrebbe decidere di lasciare il Quirinale, e secondo alcuni osservatori anche l'ipotesi che il premier intenda in realtà passare presto all'«incasso» con elezioni anticipate.

renzi

Ieri sera è arrivata a palazzo Chigi una folta delegazione composta da una quindicina di persone, in rappresentanza di partiti, 'partitini' e componenti parlamentari della maggioranza: dal Pd a Ncd, Sc e Pi, Cd, socialisti e autonomie (rappresentate da Karl Zeller della Svp).

L'incontro diventa più in generale l'occasione per rinsaldare il programma di governo, confermando l'impegno sul Jobs act entro il primo gennaio. Realizzare le riforme, è il ragionamento fatto nella riunione e riferito da Pino Pisicchio, serve a "rivendicare" margini in Ue. Nel documento finale dell'incontro, che Renzi scrive in prima persona al termine di tre ore di confronto, c'è il rinnovo dell'impegno ad arrivare al 2018, perché il voto anticipato sarebbe "un errore e una sconfitta inaccettabile". E c'è la promessa di completare "senza stravolgimenti" la prima lettura della riforma del Senato entro gennaio alla Camera e entro marzo al Senato.

 

Ma c'è per la prima volta un'inversione nel metodo del patto del Nazareno, proprio ieri denunciato in procura dai cinquestelle.

Dopo aver proposto a Berlusconi le modifiche all'Italicum e aver incassato finora solo dilazioni, il leader del Pd mette nero su bianco quelle modifiche insieme ai partiti della maggioranza, per poi sottoporle mercoledì al Cavaliere. "Abbiamo anche da soli i numeri in Parlamento", spiega Guerini, "ma abbiamo l'ambizione di fare le riforme con tutti".

 

Dagli alleati di governo il Pd incassa il via libera al premio alla lista, con soglia al 40%, e un sistema con capilista bloccati e preferenze, con quota di genere e non più di 100 collegi. Ma ai piccoli partiti concede un'apertura importante sulla soglia di sbarramento, mettendo per iscritto che sarà del 3%. E non farà di certo piacere, questo passaggio, al Cavaliere, che una percentuale così bassa libererebbe i piccoli partiti dall'abbraccio di FI. Ma non è detto, spiegano fonti dem, che alla fine il confronto porti ad un'intesa finale su una soglia leggermente più alta, al 4%.

 

Nel pomeriggio di oggi Berlusconi riunirà il comitato di presidenza di Forza Italia. Il Cavaliere non può ignorare la fronda interna guidata da Fitto e ha finora temporeggiato ma a questo punto è messo alle strette da Renzi: il rischio è non solo dire addio al patto del Nazareno ma anche chiamarsi fuori da quel ruolo di interlocutore che poteva conseguirne anche su altri fronti come quello dell'elezione del prossimo capo dello Stato. Il patto di maggioranza sarà sottoposto mercoledì sera al Pd nel corso di una direzione chiamata ad assumere "determinazioni" anche su un tema che spacca il Pd come il Jobs act. L'incontro è voluto però dal segretario-premier per fare un punto più in generale sulla situazione del governo, a un crocevia particolarmente delicato della legislatura.

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