«Via il crocifisso dalle Università»

Il crocifisso appeso nelle aule torna a dividere: questa volta ad ingaggiare la battaglia sono gli studenti universitari di sinistra. A Firenze il rettore Alberto Tesi, dopo una mozione presentata al Senato accademico per togliere i simboli religiosi dai luoghi universitari, ha risposto disponendo un censimento di quelli presenti in tutte le sedi I tuoi commenti

CROCIFISSOIl crocifisso appeso nelle aule torna a dividere: questa volta ad ingaggiare la battaglia sono gli studenti universitari di sinistra. A Firenze il rettore Alberto Tesi, dopo una mozione presentata al Senato accademico per togliere i simboli religiosi dai luoghi universitari, ha risposto disponendo un censimento di quelli presenti in tutte le sedi.

 

"È stato preso atto della richiesta: adesso, come sempre, - ha affermato Tesi, in occasione della cerimonia di saluto alle matricole in Palazzo Vecchio - faremo l'istruttoria". A decidere in merito all'accoglimento della proposta di rimozione dei crocifissi, ha spiegato, non sarà lui, ma "il Senato accademico: è l'organismo preposto a esprimersi su queste cose, la decisione è collegiale, e arriverà quando i tempi saranno maturi", ha sottolineato Tesi.

 

Una risposta che sembra non dispiacere agli studenti impegnati nella campagna denominata "scrocifiggiamo l'università". "Il censimento dei crocefissi in conseguenza della nostra mozione è stato senz'altro un passo apprezzabile", osserva Arturo Mugnai degli Studenti di sinistra. "Ma l'obiettivo, e la priorità, ovviamente resta toglierli dagli spazi dell'università e siamo fiduciosi che il Senato accademico, nella prossima seduta, potrà accogliere la nostra richiesta", insiste.

 

La mappatura dei crocifissi che non implica, dunque, al momento, nessuna scelta per il futuro è la risposta ad un tema delicato che già in passato anche a Firenze aveva sollevato polemiche. Circa un anno e mezzo fa, dopo i lavori di ristrutturazione dell'aula magna dell'Università fiorentina, era stato rimosso il crocifisso. Un'idea che aveva allora sollevato la reazione anche dell'arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.

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