Crisi: il Pil scende, l'Italia si ferma ancora

L'Italia si ferma ancora. Nel primo trimestre dell'anno il Pil italiano è tornato a scendere, anche se di un marginale 0,1%, facendo indietreggiare l'economia di 14 anni, vanificando in un istante le aspettative su una ripresa ormai imminente e facendo tornare improvvisamente lo spettro del «rischio-Italia». «Non mi faccio facili illusioni quando il Pil è +0,1%, non mi deprimo quando è -0,1%. Valuteremo con grande attenzione i dati Istat che sicuramente non ci fanno piacere», ha commentato il premier Matteo Renzi, che si è in ogni caso dichiarato «molto fiducioso» sull'economia italiana

renziL'Italia si ferma ancora. Nel primo trimestre dell'anno il Pil italiano è tornato a scendere, anche se di un marginale 0,1%, facendo indietreggiare l'economia di 14 anni, vanificando in un istante le aspettative su una ripresa ormai imminente e facendo tornare improvvisamente lo spettro del «rischio-Italia». «Non mi faccio facili illusioni quando il Pil è +0,1%, non mi deprimo quando è -0,1%. Valuteremo con grande attenzione i dati Istat che sicuramente non ci fanno piacere», ha commentato il premier Matteo Renzi, che si è in ogni caso dichiarato «molto fiducioso» sull'economia italiana, perchè «i numeri sono molto incoraggianti» e, soprattutto, perchè se l'Italia sarà capace di fare le riforme strutturali necessarie «è in condizione per tornare a crescere».
Quella arrivata dall'Istat si è rivelata una doccia gelida anche per mercati, in una giornata nera per la Borsa di Milano che con un progressivo avvitamento causato anche dalle difficoltà del mondo bancario, finito sotto la lente della magistratura, è caduta in picchiata fino ad oltre il 3% e a fine giornata ha fatto i conti: sono stati bruciati 17,6 miliardi. Lo spread è invece risalito in poche ore di oltre 30 punti base, con il tasso di rendimento dei titoli italiani tornato con un balzo al 3%. Un terremoto anche amplificato da rumors, smentiti dai governi di Italia e Grecia, di una tassa retroattiva sui titoli di stato. E a sera il ministro dell'economia Padoan lancia un messaggio anche via tweet: «Pil speculazione spread... Teniamo alta la guardia: testa alla crescita, occhi sui conti, cuore all'occupazione», aggiunge, lanciando l'hastag #riformareovivacchiare.
Anche se il calo del Pil è stato tra gennaio e marzo davvero frazionale, il segno meno davanti allo 0,1 ha pesato come un macigno sulle prospettive per il 2014, soprattutto perchè ha segnato una nuova inversione rispetto ad una tendenza passata in positivo a fine 2013, quando l'Istituto di statistica aveva misurato un timido sussulto di ripresa dello 0,1%.
Più che un arretramento dell'economia, scostamenti così minimi dallo zero segnalano, secondo i tecnici, una sostanziale stagnazione, che però nessuno si aspettava. Le stime degli analisti parlavano infatti di una crescita pari a circa lo 0,2% e fino a due giorni fa il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sottolineava di non vergognarsi a predire per l'anno in corso sorprese positive rispetto al +0,8% indicato nel Def, anche grazie al bonus Irpef e al taglio dell'Irap che, secondo il Tesoro, contribuiranno a rilanciare l'economia nei prossimi mesi.
La percentuale di crescita scritta nero su bianco nel Documento di economia e finanza è infatti stata ritenuta da subito «prudenziale» dal governo, che ieri ha insistito sulla sua linea. Il dato «non è affatto sorprendente», secondo il sottosegretario Graziano Delrio, preoccupato ma per questo sempre più impegnato, come rappresentante dell'esecutivo, a dare una svolta con scelte «grandi e radicali». «Non dobbiamo rivedere» i conti, ha assicurato anche il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, puntualizzando che i dati del primo trimestre non possono dipendere «dall'azione del governo in carica». Un'autodifesa necessaria visto l'attacco sferrato dalle opposizioni, in particolare da Forza Italia che, a dieci giorni dalle elezioni europee, parla esplicitamente di fallimento e bluff di Renzi, arrivando ad invitare il presidente del Consiglio alle dimissioni.
Come strategia di ripresa, l'esecutivo punta soprattutto sulle riforme in atto e sul taglio del cuneo fiscale del dl Irpef, oltre che sul proseguimento del pagamento dei debiti p.a., che però finora sembra non aver dato ancora frutti tangibili. L'impatto complessivo delle misure, ha spiegato anche in questo caso più volte Padoan, si vedrà nel medio termine.

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