Rossi ha incontrato Renzi: «Sono soddisfatto»

Matteo Renzi ha ricevuto oggi intorno alle 15 una delegazione Patt/Svp. Ugo Rossi si è detto soddisfatto del dialogo. "Siamo venuti qui soprattutto per ascoltare e anche per manifestare la nostra disponibilità ad essere d'aiuto. Le Province di Trento e Bolzano l'hanno già fatto a partire dal 2009 con un accordo siglato con lo Stato che prevedeva un rientro di risorse per contribuire al risanamento della finanza pubblica nazionale. Abbiamo anche detto a Renzi che siamo disponibili a mettere a disposizione del Paese qualche buona pratica amministrativa che i nostri territori hanno sperimentato Il blog di MichelettoFravezzi: difendere le Autonomie (video)Parte il toto-ministriChe Dio ce la mandi buona (Giovanetti) Elisa Filippi promuove Renzi Scalfi e Robol contro Renzi 

renzi rossi

 

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Matteo Renzi ha ricevuto oggi intorno alle 15 una delegazione Patt/Svp. Ugo Rossi si è detto soddisfatto del dialogo.

 

ROSSI SULL'AUTONOMIA

"Sul Titolo V Renzi ha espressamente detto che noi non siamo coinvolti. C'è una clausola di salvaguardia che prevede che le modifiche del Titolo V possano essere solo migliorative, come già era stato nella riforma costituzionale precedente". Così il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, dopo l'incontro con il presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi, a Roma con il collega altoatesino Arno Kompatscher e il gruppo parlamentare Svp-Patt. Esclusa quindi l'ipotesi che le Province autonome possano essere messe al pari delle Regioni a Statuto ordinario. "E questa - ha sottolineato Rossi - è una cosa fondamentale". Un incontro durante il quale tra le questioni esposte c'è stata anche quella del rinnovo della concessione dell'autostrada A22 del Brennero e della costruzione del Tunnel del Brennero. "Gli abbiamo esposto - ha spiegato Rossi - la problematica e le opportunità d'investimento in caso di rinnovo delle concessioni. Abbiamo detto che il tema dell'attraversamento è legato non solo al Tunnel, ma anche a tutta la tratta Verona-Fortezza, rispetto alla quale si può accedere anche a finanziamenti europei aggiuntivi ed era molto interessato. Gli abbiamo anche detto che noi stiamo già anche anticipando risorse nostre rispetto alle progettazioni perchè vogliamo fare una progettazione che eviti ciò che è successo in Val di Susa, che sia condivisa anche dai territori e rispettosa dell'ambiente. Sono temi - ha concluso il presidente trentino - su cui ha mostrato attenzione".

 

ROSSI SULLA LEGGE ELETTORALE

"Rassicurazioni importanti le abbiamo avute oggi da Renzi a proposito della nuova legge elettorale e il mantenimento dei collegi in Trentino e in Alto Adige". A riferirlo è il presidente della provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, che con il collega altoatesino Arno Kompatscher ha partecipato a Roma all'incontro del gruppo parlamentare di Svp e Patt con il presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi. "Per la Regione Trentino Alto Adige - ha specificato Rossi - la legge elettorale avrà dunque un assetto diverso dal resto del territorio italiano, quindi collegi sia su Trento che su Bolzano. È già un risultato, perchè nella trattativa tra Renzi e Berlusconi, come si ricorderà, Berlusconi insisteva affinchè Trento non avesse i collegi"

 

LE PAROLE DI ROSSI

"Siamo venuti qui soprattutto per ascoltare e anche per manifestare la nostra disponibilità ad essere d'aiuto. Le Province autonome di Trento e Bolzano l'hanno già fatto a partire dal 2009 con un accordo siglato con lo Stato che prevedeva un rientro di risorse per contribuire al risanamento della finanza pubblica nazionale. Abbiamo confermato al premier incaricato questa nostra disponibilità, nel rispetto naturalmente delle prerogative dei nostri Statuti. Abbiamo anche detto a Matteo Renzi che siamo disponibili a mettere a disposizione del Paese qualche buona pratica amministrativa che i nostri territori hanno sperimentato, pensiamo al reddito di garanzia, ma anche ai temi che riguardano il lavoro, l'apprendistato e così via. Ci piacerebbe dare una mano in questo senso". Questo il commento del presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi subito dopo l'incontro avuto questo pomeriggio a Roma, assieme al collega altoatesino Arno Kompatscher, con Matteo Renzi.

 

LE PAROLE DELL'SVP

"Non abbiamo chiesto poltrone ma il rafforzamento dell'autonomia e in questa ottica siamo disposti a assumerci più responsabilità", ha detto la Svp. Tutti i diversi rappresentanti hanno sottolineato come da parte del segretario del Pd e premier incaricato vi sia stata disponibilità a "confermare gli accordi presi in precedenza" e in alcuni casi anche a integrarli, conclude il presidente delle Autonomie al Senato Karl Zeller

 

Per la prima volta un presidente del consiglio incaricato incontrerà nel suo giro di consultazioni per la formazione del governo anche i presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano.  Ugo Rossi  e  Arno Kompatscher  faranno parte, infatti, della delegazione politica Patt-Svp che oggi pomeriggio incontrerà Matteo Renzi.

In un mix politico-istituzionale, quello di oggi sarà il primo importante incontro per poter capire la posizione del segretario nazionale del Pd sul tema dell'autonomia speciale del Trentino Alto Adige.
Kompatscher, che da sindaco aveva conosciuto Renzi e instaurato con lui anche un buon rapporto personale, ha voluto fare parte della delegazione Svp che sarà guidata dal senatore  Karl Zeller  e dall'Obmann  Richard Theiner . Ma anche Ugo Rossi ha insistito per essere della partita convinto che solo mostrandosi uniti Trento e Bolzano riusciranno ad avere più peso nelle trattative con Roma e con lui ci sarà il senatore e segretario del Patt,  Franco Panizza .
In ballo c'è l'accordo politico a difesa dell'autonomia, sottoscritto solo l'anno scorso da Svp e Patt con il Partito democratico, per le politiche 2013, quando segretario e candidato premier era Pier Luigi Bersani, e sul piano istituzionale c'è la trattativa appena avviata - insieme - dalle Province di Trento e Bolzano per arrivare a una nuova intesa sui rapporti finanziari fra le due Province e lo Stato.

 

PARLA RENZI

 

"Metterò in questa difficile situazione tutto l'impegno e l'energia di cui sarò e saremo capaci". Lo ha detto il premier incaricato Matteo Renzi, al Quirinale dopo aver incontrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Ci siamo prefissi impegno serio e significativo, Napolitano mi ha rappresentato l' esito delle sue consultazioni. C'è un impegno di allungamento della prospettiva politica di questa legislatura che si colloca in orizzonte naturale. Da domani via alle consultazioni. Entro il mese di febbraio compiremo un lavoro urgente sulle riforme della legge elettorale e istituzionali, subito dopo immediatamente nel mese di marzo la riforma del lavoro, in aprile la pubblica amministrazione e in maggio il fisco".

 

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito l'incarico a Matteo Renzi di formare il nuovo governo. Renzi ha accettato con riserva, come da formula.

 

ROMA - Questa mattina alle 10.30 Matteo Renzi sale al Quirinale per ricevere dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'incarico a formare il nuovo governo. Ma la corsa del leader Pd verso Palazzo Chigi è piena di ostacoli: Angelino Alfano non ha alcuna intenzione di dare per scontato il sostegno di Ncd all'esecutivo e pone una serie di paletti. E, al tempo stesso, Renzi non riesce, nella composizione della squadra, a convincere personalità, come l'ad di Luxottica Andrea Guerra, che potrebbero incarnare la svolta innovativa a cui punta il sindaco di Firenze.
Renzi è consapevole che la quadra per formare il governo non è semplice. E ha messo in conto che rispetto alle consultazioni-lampo che aveva in mente servirà un maggior approfondimento. «Ci servirà qualche giorno», ammette la fedelissima Maria Elena Boschi mentre da Firenze filtra che il premier incaricato potrebbe avviare le consultazioni da domani, intenzionato oggi a riunire la sua ultima giunta a Firenze.
Il primo degli scogli del segretario Pd è il principale socio di maggioranza, Angelino Alfano. I due, in contatto da giorni anche via sms, avevano in programma di vedersi in serata, al rientro di Renzi a Roma. Ma il faccia a faccia, messo in dubbio dai rispettivi collaboratori, resta avvolto dal mistero. Meno,
però, sono i motivi del braccio di ferro tra Renzi e il leader Ncd. Alfano sa che la presenza di Ncd è «decisiva» per la nascita del governo: senza i numeri, soprattutto dei suoi senatori, l'esecutivo Renzi non riesce a nascere a meno di una nuova svolta del rottamatore con un'apertura verso Forza Italia, possibilità che però viene smentita nettamente dal Pd. Perciò l'ex delfino di Berlusconi è determinato ad alzare la posta per il suo via libera: oltre a chiedere la riconferma sua, di Maurizio Lupi e di Beatrice Lorenzin negli stessi ministeri, vuole chiarezza nel perimetro della maggioranza del nuovo governo. Alfano soffre le «due maggioranze», una con Ncd per il governo e l'altra con Fi per le riforme che Renzi è determinato a confermare. E vuole garanzie, a quanto si apprende, almeno sul fatto che la legge elettorale entrerà in vigore solo dopo la riforma del Senato, temendo che ad un certo punto, incassata la riforma del voto, il leader Pd e il Cavaliere si accordino per lo show down della legislatura.
Richieste e pretese che sembrano non preoccupare più di tanto i renziani. «Alfano non è il problema», spiegano ambienti vicini al sindaco di Firenze, aggiungendo, più a scopo di minaccia, che se Renzi non riuscisse a fare nascere il governo «vuol dire che si andrà alle urne». Insomma tra i due, sostengono fonti dem, chi ha il coltello dalla parte del manico è il premier in pectore e quindi, aggiungono, «un accordo si troverà», lasciando intendere che Renzi non ha intenzione di fare le barricate per impedire ad Alfano di restare al Viminale.
Quello che in realtà preoccupa di più, in queste ore, i fedelissimi del sindaco è la squadra di governo. Il «no, grazie» dell'ad di Luxottica Andrea Guerra lascia l'amaro in bocca a Renzi che punta su personalità vincenti per la sua «rivoluzione radicale». Sondaggi sui candidati preferiti sono in corso a 360 gradi e in questo sono impegnati sia personalmente Renzi sia i suoi, come Dario Nardella e Graziano Delrio. Il segretario Pd, anche per ridare entusiasmo al popolo dem sotto choc per la sfiducia a Enrico Letta, vorrebbe Romano Prodi al Tesoro. Gli ambasciatori hanno cercato di convincere il fondatore dell'Ulivo che a via XX Settembre è fondamentale un politico di spessore ma Prodi, nonostante gli incoraggiamenti rivolti a Renzi, non sarebbe intenzionato a tornare in politica.renzi

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