Beppe Grillo furioso: «notte della Repubblica»

Beppe Grillo tuona ancora contro la nascita del governo «inciucista» (quello che i 5 stelle definiscono il nuovo partito «modello unico») e tutto quanto ne deriva che testimonia l'arrivo della «notte della Repubblica». E si toglie un nuovo sassolino dalla scarpa nei confronti del nuovo presidente del Consiglio, novello Barabba, che due giorni fa aveva ironizzato contro di lui che aveva cantato il de profundis della festa della Liberazione. Il «25 aprile è morto» aveva detto Grillo. «Anche Cristo è morto ma dopo tre giorni è risorto» gli aveva fatto notare Enrico Letta. «Con il governo Letta è resuscitato Barabba» ironizza ora il leader del M5S che però, ieri, ha poca voglia di scherzare

Beppe Grillo tuona ancora contro la nascita del governo «inciucista» (quello che i 5 stelle definiscono il nuovo partito «modello unico») e tutto quanto ne deriva che testimonia l'arrivo della «notte della Repubblica».
E si toglie un nuovo sassolino dalla scarpa nei confronti del nuovo presidente del Consiglio, novello Barabba, che due giorni fa aveva ironizzato contro di lui che aveva cantato il de profundis della festa della Liberazione. Il «25 aprile è morto» aveva detto Grillo. «Anche Cristo è morto ma dopo tre giorni è risorto» gli aveva fatto notare Enrico Letta. «Con il governo Letta è resuscitato Barabba» ironizza ora il leader del M5S che però, ieri, ha poca voglia di scherzare.
C'è infatti un insieme di eventi che, dice nella sostanza Grillo, letti nell'ottica dei Cinque Stelle non fanno che confermare il trattamento antidemocratico riservato a otto milioni di cittadini italiani, e a chi li rappresenta, tutti considerati «intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come dei poveri coglioni di passaggio».
Il nuovo governo di larghe intese, che il senatore Vito Crimi vede molto poco nuovo ma fatto di «nomi e problemi vecchi», è invece il punto di arrivo della strategia della mescolanza avversata dal M5S: e da qui, deduce Grillo, ne discendono una serie di altre correlate che vanno dalla totale mancanza di considerazione verso i Cinque Stelle fino a veri e propri «attacchi vergognosi». Come quello sferrato contro alcuni parlamentati di cui viene messa in piazza la corrispondenza. Un attacco perpetrato nella totale indifferenza di giornali e Tv e, soprattutto, del Capo dello Stato. «Per il M5S solo scherno o silenzio. Anche il silenzio del presidente della Repubblica del quale sono stati distrutti nei giorni scorsi i nastri delle conversazioni con Mancino» lamenta Grillo. Il silenzio però dura poco: dopo qualche ora una nota del Quirinale fa sapere che Napolitano giudica «inammissibili» le violazioni e invita le autorità competenti a intervenire «energicamente».
Resta, però, la distanza con cui secondo Grillo il palazzo guarda ai grillini, «parvenu della democrazia», cittadini portavoce «sbeffeggiati, insultati, derisi». «Ci ridono in faccia e mostrano il dito medio in segno di disprezzo» si lamenta Grillo che vede l'epilogo segnato. «Quanto pensate che potrà tenere il ghetto in cui avete rinchiuso la volontà popolare? Sei mesi? Un anno?» si interroga il leader M5S. Per ora, tuttavia, «il M5S non vedrà rispettati i suoi diritti di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza Rai.
Andranno - ci giurerebbe - all'opposizione farlocca della Lega e di Sel, alleati elettorali di Pdl e Pdmenoelle». Chiamato indirettamente in causa, reagisce Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d'Italia: «Grillo si lamenta di non essere considerato e parla di notte della Repubblica? Ha ricevuto l'offerta di Bersani e l'ha rifiutata. Cosa pretendeva?» gli fa notare l'ex pidiellino.

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