Monti «disgustato dalle polemiche interne»

Nel primo giorno di consultazioni, Scelta civica rischia di implodere. Mario Monti è tentato di non partecipare all'incontro che prepara la salita al Quirinale della delegazione. Lo racconta lui stesso, dicendosi «disgustato» da alcuni attacchi subiti da quanti, dentro la «sua» alleanza, lo hanno accusato di pensare solo ai propri interessi e di puntare al Colle. Nomi non ne fa, ma molti leggono nelle parole di Monti un riferimento ad alcune ricostruzioni giornalistiche che vedono come protagonisti Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Dellai, oltre ai montezemoliani

Nel primo giorno di consultazioni, Scelta civica rischia di implodere. Mario Monti è tentato di non partecipare all'incontro che prepara la salita al Quirinale della delegazione.
Lo racconta lui stesso, dicendosi «disgustato» da alcuni attacchi subiti da quanti, dentro la «sua» alleanza, lo hanno accusato di pensare solo ai propri interessi e di puntare al Colle. Nomi non ne fa, ma molti leggono nelle parole di Monti un riferimento ad alcune ricostruzioni giornalistiche che vedono come protagonisti Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Dellai, oltre ai montezemoliani.
I giornalisti colorano le cose - spiega Monti - ma è evidente che qualcuno fornisce loro validi spunti: «So di essere considerato in via d'estinzione, ma non vorrei essere estinto da chi ho contribuito a portare qui». Parole pesanti, che fanno calare il gelo nella sala chiusa alla stampa.
L'imbarazzo suscitato dal premier scema solo con l'avvio della discussione politica. Scelta Civica è attesa al Quirinale e bisogna stabilire la linea da tenere davanti al capo dello Stato. Ed è Monti a far capire come intende muoversi: ribadisce che Scelta Civica non deve essere la «stampella» di nessuno. Riconosce che le urne, soprattutto per un partito del 10%, rappresentano un rischio ma è altrettanto rischioso dar vita ad un governo incapace di risolvere i problemi del Paese. E al momento, ragiona il professore, gli otto punti di Bersani sono lacunosi: servono soluzioni per l'economia, in linea con l'Europa. Pone l'accento sui nodi del lavoro e della giustizia. E non è un caso, visto che Pd e Pdl hanno posizioni diverse da quelle di Scelta Civica. Per questo Monti lancia l'idea di larghe intese a «geometrie variabili»: nel senso di un governo che trovi in Parlamento maggioranze diverse a seconda dei temi trattati. Parole interpretate come uno stop a Bersani, soprattutto se rivolto verso M5S.
«Crediamo sia doveroso dare risposte di governabilità attraverso l'assunzione di responsabilità delle principali forze politiche disponibili sulla strada dell'Europa e delle riforme», annuncia Andrea Olivero che guida la delegazione nell'incontro con Napolitano (con lui anche Lorenzo Dellai, l'Udc Lorenzo Cesa e l'ex Pdl Mario Mauro). Un governo per le riforme, dunque, in cui confluiscano le «principali» forze politiche nel solco del cammino europeo. L'identikit tracciato dalla delegazione di Scelta Civica per uscire dall'impasse politico-istituzionale non calza affatto su un esecutivo Pd-M5S, ma su un governo Pdl-Pd-Scelta civica. Eppure Mario Monti non pare intenzionato a sbarrare la strada a un ipotetico governo del segretario Pd, a condizione che il suo programma di otto punti venga ampliato. Il premier sa perfettamente di essere indispensabile al tentativo dei democratici, che senza i «centristi» - e dando per scontato il veto di Grillo - difficilmente potrà trovare i numeri in Senato. E infatti non chiude la porta, ma in qualche modo alza il prezzo, nel senso che pone alcuni paletti programmatici.
«Per un qualsiasi nostro coinvolgimento in un governo» consideriamo «imprescindibili» il lavoro, la riforma della giustizia, le libertà economiche, la famiglia, scandisce Olivero.

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