Sui marò colloqui tra Italia e India

Sembra aprirsi qualche spiraglio nel muro contro muro che vede contrapposte Italia e India sulla vicenda dei marò, i due fucilieri di marina, che il 15 febbraio 2012 fecero fuoco dalla petroliera italiana Enrica Lexie su una barca di pescatori, sostenendo poi di averli scambiati per pirati: morirono Valentine Jalestine, 45 anni, e Ajesh Binku, 25 anni

Sembra aprirsi qualche spiraglio nel muro contro muro che vede contrapposte Italia e India sulla vicenda dei marò, i due fucilieri di marina, che il 15 febbraio 2012 fecero fuoco dalla petroliera italiana Enrica Lexie su una barca di pescatori, sostenendo poi di averli scambiati per pirati: morirono Valentine Jalestine, 45 anni, e Ajesh Binku, 25 anni.
I due militari, trattenuti in attesa di processo in India, erano rientrati in Italia con un permesso di 4 settimane per le elezioni politiche. Malgrado l'accordo tra le parti per il loro ritorno a Delhi, il governo italiano ha deciso di far restare i due marinai in Italia. L'opinione pubblica indiana ha reagito in maniera dura al mancato rientro di Girone e Latorre. L'India si è sentita gabbata e così ha imposto restrizioni alla libertà di movimento dell'ambasciatore d'Italia a New Delhi, Daniele Mancini.
Dopo il fragore generato dall'improvvisa decisione italiana di trattenere i militari in Italia e dalla reazione delle istituzioni indiane, i toni ieri si sono abbassati. «Sono in corso colloqui tra Italia e India e dobbiamo vedere come vanno», ha riferito a Bruxelles l'Alto Rappresentante della politica estera comunitaria, Catherine Ashton, auspicando che per la crisi si trovi «una soluzione reciprocamente accettabile attraverso il negoziato». Il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid ha detto che «le decisioni non possono essere prese nel vuoto, bisogna guardare a tutte le implicazioni, all'intensità delle relazioni del passato e all'atteggiamento degli altri Paesi». Insomma, ha tagliato corto in un'intervista televisiva, la linea dura comporterebbe «sacrifici» anche per New Delhi. Venerdì sera d'altra parte il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha riunito i ministri coinvolti nella crisi (Esteri, Difesa e Giustizia) per rendere noto che «il governo italiano si sta adoperando per una composizione amichevole con l'India sulla base del diritto internazionale, come auspicato anche dal Segretario Generale dell'Onu Ban Ki moon». Questa ferita inferta all'onore indiano è riassunta nelle durissime pagine del settimanale Outlook, introdotte da una copertina su cui troneggiano i due marò barrati dalla scritta «Basta!» ( in foto ). Nel pezzo portante Pranay Sharma sospetta che vi sia un «disegno più sinistro e un collegamento fra la decisione italiana (di trattenere i marò) e l'annuncio del ministro della Difesa indiano A.K Antony di sospendere il grosso affare degli elicotteri» Agusta Westland destinati all'aeronautica militare indiana e su cui è stata aperta un'inchiesta.

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