Tutti i grandi del mondo attesi a Roma martedì

Oltre 200 delegazioni da tutto il mondo sono attese a Roma martedì prossimo per la grande messa di inaugurazione del pontificato di Papa Francesco. Nel giorno in cui si celebra la festa di San Giuseppe, migliaia di persone - capi di stato e di governo, personaggi famosi, gente di chiesa ma anche tanti comuni fedeli - arriveranno in piazza San Pietro per assistere allinsediamento del nuovo pontefice Festa a Roma (video Micheletto)La svolta della Chiesa (Giovanetti)I tuoi commenti 

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Oltre 200 delegazioni da tutto il mondo sono attese a Roma martedì prossimo per la grande messa di inaugurazione del pontificato di Papa Francesco. Nel giorno in cui si celebra la festa di San Giuseppe, migliaia di persone - capi di stato e di governo, personaggi famosi, gente di chiesa ma anche tanti comuni fedeli - arriveranno in piazza San Pietro per assistere allinsediamento del nuovo pontefice che a sole ventiquattr'ore dall'elezione ha già molti ammiratori. Il grande assente, non a sorpresa, sarà Benedetto XVI che, coerentemente con la sua volontà di sparire dal mondo resterà a Castel Gandolfo. In prima fila, invece, ci sarà la presidente argentina, Cristina Fernandez de Kirchner. Oltre a lei, la delegazione che verrà dal Sudamerica per omaggiare il primo papa sudamericano della storia, vedrà la presenza a Roma della presidente del Brasile Dilma Rousseff - alla guida del Paese con il maggior numero di cattolici - del cileno Sebastian Pinera, del presidente del Paraguay Federico Franco e di quello messicano Enrique Pena Nieto. Sarà il vice-presidente cattolico Joe Biden a rappresentare gli Stati Uniti all'insediamento del nuovo Papa. Nulla invece si sa sull'eventuale partecipazione del presidente Obama che il giorno dopo la messa a piazza San Pietro comincia la sua visita in Israele e che, dunque, in un certo senso, sarebbe 'di stradà. Sul fronte europeo hanno già annunciato la loro presenza la cancelliera tedesca Angela Merkel, insieme con il presidente del Parlamento tedesco Norbert Lammert; il premier spagnolo Mariano Rajoy che sarà a Roma, assieme ai principi delle Asturie Felipe e Letizia; il premier francese, Jean-Marc Ayrault con il ministro dell'Interno, nonché responsabile dei Culti, Manuel Valls; il re Alberto e la regina Fabiola del Belgio, insieme con il premier Elio Di Rupo; il presidente polacco Bronislaw Komorowski, accompagnato dalla moglie Anna. Attesi anche il presidente della Commissione europea Josè Barroso e quello del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Da Gerusalemme arriveranno il Custode della Terrasanta, padre Pierbattista Pizzaballa, un francescano, e il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal. Del tutto inedito l'invito che Papa Francesco ha rivolto al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni sulla cui presenza però non ci sono ancora notizie.

 

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"Camminare, edificare, confessare. Nelle tre letture che abbiamo ascoltato c'è in comune il movimento. La nostra vita è un cammino, e non va quando ci fermiamo. Dobbiamo camminare sempre, in presenza e alla luce del Signore". Lo ha detto Papa Francesco, nell'omelia durante la messa con i cardinali nella Cappella Sistina. Il Pontefice sta parlando in italiano e a braccio, senza un testo scritto.

 

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Tra un'ora papa Francesco entrerà nello splendore della Cappella Sistina per celebrare la Messa Pro Ecclesia, assieme a tutti i cardinali. In attesa della prima omelia, è stato diffuso il programma degli appuntamenti dei prossimi giorni. A partire da domani, alle ore 11 in Sala Clementina, dove si terrà l’udienza a tutti i cardinali. Sabato, sempre alle ore 11, in aula Paolo VI, il Papa incontrerà invece i rappresentanti dei media. Domenica, ci sarà il primo Angelus, dalla finestra dello studio in Piazza San Pietro e martedì la grande Messa d’inizio Pontificato, alle 9.30 del mattino, alla quale ogni fedele potrà partecipare. Mercoledì 20 marzo, invece, non ci sarà l’udienza generale, ma il Papa riceverà alcune delegazioni venute per la Santa Messa d’inaugurazione.

 

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E' stata la basilica di Santa Maria Maggiore il primo luogo scelto da papa Francesco quale prima iniziativa da pontefice, anche se si è trattato di una visita privata e senza parole in pubblico. Anzi, la piccola folla presente, 150 persone, è rimasta delusa dal fatto di aver potuto vedere solo l'auto papale entrare ed uscire dal cancello. Il Papa è poi andato a pregare nella Cappella Sistina, realizzata in ricordo di Sisto V, e poi si è fermato davanti alla tomba di San Pio V. Alla fine ha voluto salutare uno per uno tutti i presenti e a ognuno ha rivolto alcune parole. Dopo aver pregato a Santa Maria Maggiore Papa Francesco si è recato alla "Domus Internationalis Paulus VI", in via della Scrofa a Roma, per prendere le sue cose. Era lì prima del trasferimento a Santa Marta dove non aveva portato tutti i bagagli.
In mattinata intanto, caccia ai primi ricordi legati a Francesco. Sin dal mattino, lunghe code per acquistare l'edizione straordinaria dell'Osservatore romano, mentre nella notte la tipografia della libreria "Ancora" di Roma ha stampato migliaia di santini, in vendita a 20 centesimi ciascuno (con prezzi superiori se acquistati con il rosario).

 

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Se i gesti hanno un significato, quelli di Papa Francesco sembrano del tutto nuovi e hanno colpito l'opinione pubblica. Jorge Bergoglio non ha indossato la mozzetta (la tipica mantellina papale corta) ed ha indossato la stola solo per la benedizione.

 

Uno stile semplice, quello che traspare della prime immagini al suo affaccio dal balcone su piazza San Pietro. Anche il gesto di inchinarsi davanti alla folla dei fedeli chiedendo loro di pregare per lui, si configura come un segnale di umiltà, di totale disponibilità davanti alla Chiesa e comunque come un gesto non consueto per un pontefice appena eletto.

 

Nella stessa direzione va la scelta del nome, Francesco, un nome che nessun altro papa aveva mai preso e che fa ovviamente riferimento al santo di Assisi, al «poverello» che seppe parlare ai potenti. La sua passione sembra essere la gente, il popolo, quello al quale ha chiesto nella sua prima apparizione alla finestra del palazzo apostolico di pregare per lui. Lontano da una Chiesa che se autoreferenziale rischia di essere «autistica», ha preferito finora spostarsi in metropolitana e, fino ad oggi amava definirsi «Jorge Bergoglio, prete».

 

Il profilo del nuovo Papa, che ha scelto il nome di Francesco, è tracciato nel libro-intervista del 2010 «Il gesuita», di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, nel quale Bergoglio ricorda le sue origini italiane e rivela anche le sue passioni di uomo, da quella per la letteratura e, da buon argentino, per il tango, fino ai ricordi di una fidanzata prima dell'arrivo della vocazione. «L'opzione principale è scendere per le strade a cercare la gente: questa è la nostra missione», afferma netto Bergoglio nel libro, mettendo in guardia da «una Chiesa autoreferenziale» alla quale può succedere «come ad una persona autoreferenziale: diventa paranoica, autistica».

 

Il padre «era di Portacomaro», della provincia di Asti, «e mia madre - racconta - di Buenos Aires, con sangue piemontese e genovese». Nel 2005 poteva diventare il successore di Giovanni Paolo II: i media ne parlavano come uno dei candidati più accreditati facendogli allora provare «pudore, vergogna». Nel libro c'è spazio per i ricordi ed anche per le sue passioni: il suo film preferito è Il pranzo di Babette, il suo dipinto ideale la Crocefissione Bianca di Chagall. Quanto alla letteratura nutre amore per I promessi sposi e la Divina Commedia. Per lo sport, ovviamente, il calcio e la squadra di Buenos Aires del San Lorenzo in particolare.

 

Nel libro c'è anche il capitolo «Mi piace il tango», dove il Papa rivela di aver avuto una fidanzata: «Era del gruppo di amici con i quali andavamo a ballare. Poi ho scoperto la vocazione religiosa». Nel libro di Ambrogetti e Rubin Bergoglio tocca anche uno dei punti più controversi e delicati con cui è alle prese la Chiesa, quello della pedofilia. «Se c'è un prete pedofilo è perchè porta in sè la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si ha», dice Bergoglio, secondo il quale «bisogna stare molto attenti nella selezione dei candidati al sacerdozio».

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