Giallo / La tragedia

«Povera Maria Antonietta: un angelo per noi vicini, ma era diventata l’ombra di se stessa»

Dolore nel palazzo di via Vicenza 24 dove è stata trovata morta la 42enne. I condomini: "Gentile e generosa con tutti, aveva portato una ventata di aria fresca. Dopo la separazione la sua vita era cambiata: girava brutta gente e lei appariva sciupata e sofferente. Spesso veniva la polizia o finiva al pronto soccorso. Eravamo preoccupati"

di Luca Marognoli

TRENTO. “Se ha bisogno di aiuto con i suoi genitori anziani me lo dica. Per qualsiasi cosa io ci sono. Basta chiamare”. Maria Antonietta Panico, la 42enne donna trovata morta stamane nella sua abitazione nel quartiere residenziale della Bolghera, era una donna dolce, di grande generosità e cortesia. Un angelo, stando ai racconti dei vicini del palazzo di via Vicenza 24, dove si è consumata la tragedia.

Così era apparsa fin da subito, quando una decina di anni fa o più era venuta ad abitare con l’ex marito nel “Condominio Tridentum”. “Erano felicissimi di essere qui: due persone deliziose che subito erano venute a presentarsi, carinissime. Avevano una bambina che allora era piccolina. Lei si era subito detta disponibile a dare aiuto per ogni necessità. Una ventata di aria fresca”.

Era originaria della Puglia e il padre era venuto ad aiutarla a ristrutturare la casa appena acquistata. Quel quadro familiare di gioia e serenità si era però deteriorato non molto tempo dopo. La coppia si era separata e nell’appartamento al terzo piano della casa Maria Antonietta era rimasta a vivere da sola: la bambina, oggi sedicenne, stava un po’ con lei e un po’ con il padre, come succede spesso in questi casi. Una storia come tante al giorno d’oggi.

Da allora, secondo i vicini, era come se la donna avesse iniziato a vivere una seconda vita: immutato il suo contegno gentile, immancabile la sua mano tesa a chi incontrava, ma al posto della luce sullo sfondo era calato un buio sempre più profondo. Maria Antonietta era molto dimagrita, appariva sciupata e talvolta trascurata. Quell’angelo era ferito. Da cosa e da chi era difficile capirlo bene, perché anche quando ci sono buoni rapporti di vicinato, ottimi in questo caso, è impossibile sapere cosa succede dietro la porta di un condominio.

Quello che si vedeva, però, era preoccupante: “C’era un continuo viavai di persone, girava brutta gente”, dicono ancora i vicini. “Noi del palazzo eravamo allarmati perché veniva spesso la polizia. E lei appariva sofferente. Una grande pena per noi, che ne avevamo sempre apprezzato l’umanità e disponibilità”. Sembra che Maria Antonietta avesse dovuto ricorrere in più occasioni alle cure del pronto soccorso, anche per traumi e contusioni. A volte la si vedeva alterata e in uno stato di scarsa lucidità.

Lei con i vicini parlava, anche a lungo: del condominio che era stato ristrutturato ma il cui intervento di ripristino, e le spese conseguenti, la donna non aveva del tutto condiviso. Di tante altre cose: aveva detto di avere trovato un nuovo lavoro a Levico. Ma sembra che sulle vicende più intime e personali non si addentrasse. “Noi la vedevamo con un uomo che spesso veniva a dormire da lei”, dice una condomina. “In più occasioni abbiamo sentito anche grida e litigi”.

Quello che appariva chiaramente, e Maria Antonietta non poteva dissimulare, era la sua condizione fisica. Molto precaria. “Camminava come un'anziana, poverina. La vedevamo consumata. Era diventata l’ombra di se stessa”. Una parabola che non lasciava presagire nulla di buono ma che nessuno pensava si sarebbe conclusa in un modo così tragico.