Scienza / Il convegno

Dipendenze e salute mentale: se anche lo sport diventa un fattore di rischio

Dall’Università di Trento un messaggio che guarda alle Olimpiadi del 2026 e oltre: ricerca universitaria applicata allo sport, il nuovo “Science Addiction Lab” e le collaborazioni internazionali

TRENTO. A prima vista sembra difficile da accettare, eppure quello dell'attività sportiva, anche a livello amatoriale, può diventare un ambiente a forte rischio dipendenza. Non solo da sostanze pericolose, ma dall'attività sportiva stessa.

Il tema è stato al centro dell'incontro che si è svolto a Trento e intitolato “Dipendenze e Salute Mentale nello Sport”, organizzato dall’Università di Trento e dal Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, che ha visto la partecipazione della professoressa Ornella Corazza (Director del laboratorio “Addiction Science Lab”, UniTrento), del prof. Olivier Rabin (Senior Director in Science and Medicine, World Anti-Doping Agency – l’Agenzia Mondiale Anti-Doping) e molteplici attori del mondo dello sport e dell’accademia, inclusi molti studenti.

Paolo Bouquet (delegato del rettore allo sport con delega speciale alle Olimpiadi Invernali 2026, Università degli Studi di Trento) ha aperto i lavori ricordando l’approccio trasversale dell'Università di Trento allo sport, un approccio strategico, inter-disciplinare e trasversale che va dall'insegnamento alla ricerca fino alla "Terza Missione/Rapporto con gli stakeholders territoriali", dalla doppia carriera di studenti-atleti al ruolo di capofila in UniSport Italia dell'Università di Trento (UniSport Italia è la Rete degli Atenei italiani che si propone la finalità di valorizzare le potenzialità dello sport universitario come strumento efficace e trasversale di formazione, ricerca, innovazione e di miglioramento del benessere e dell’esperienza universitaria in generale), dalle Universiadi Invernali Trentino 2013 fino alle Olimpiadi/Paralimpiadi Invernali 2026 - ed oltre.

Ornella Corazza  ha incentrato il proprio intervento su sostanze, dipendenze (anche da esercizio fisico, sport e social media) e disturbi mentali nello sport. Ha presentato vari studi condotti dal suo gruppo di ricerca all’Addiction Science Lab con sede al Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, da lei lanciato a pochi mesi dal suo rientro in Trentino dal Regno Unito. In questo ha evidenziato le necessità di una visione complessiva per capire le motivazioni sottostanti i comportamenti individuali e sociali per analizzare l’impatto che la tecnologia ha sulla nostra vita. “La realtà quotidiana è quasi sempre mediata da uno strumento tecnologico. Non riusciamo più a percepirci senza uno schermo che ci rifletta. Metà della popolazione mondiale ha accesso quotidiano ai social – è il nostro futuro, è il nostro modo comunicare e per questo abbiamo creato qui all’Università di Trento un nuovo laboratorio l’Addiction Science Lab dedicato alle nuove dipendenze e all’uso problematico della rete. Uno dei trend più diffusi sui social è la Fitspiration la crasi di ‘Fitness’ e ‘inspiration’. Si tratta spesso di post pre-post esercizio fisico che offrono una rappresentazione di corpi atletici “perfetti” – una perfezione ingannevole che spesso porta soggetti vulnerabili come gli adolescenti e i giovani adulti a fare uso di sostanze o praticare attività fisica in modo compulsivo e problematico per raggiungerla”. Sono stati presentati allarmanti dati da diversi studi scientifici internazionali da lei condotti che evidenziano una varietà di trend emergenti per quanto riguarda le nuove dipendenze nello sport, i consumi di sostanze, e le conseguenze sulla salute. Uno di questi Keep Fit è ancora in corsa e ogni sportivo/a (maggiorenne) interessato potrà partecipare, condividendo le proprie preferenze su stile di vita, sport e benessere.

Olivier Rabin, direttore scientifico WADA e Distinguished Visiting Professor presso UniTrento, ha svolto una relazione intitolata “L’abuso di sostanze nello sport: una sfida di integrità per il corpo e la mente degli atleti”, unendo la dimensione internazionale a quella trentina. Rabin ha ricordato la filosofia di WADA come “agenzia indipendente ed internazionale per portare verso un movimento collaborativo e globale per uno sport libero dal doping”; ha sottolineato il ruolo di WADA come “organismo di regolamentazione mondiale” per sviluppare, armonizzare e coordinare le regole e le politiche dell’anti-doping in tutti gli sport ed in tutti i paesi; e si è soffermato sulle potenzialità di ricerca (scientifica e nelle scienze sociali), educative, di intelligence/investigative, delle capacità di sviluppo di programmi anti-doping e di supervisione nell’aderire a programmi anti-doping (“la WADA ha la rara capacità di portare un Paese in tribunale – se non si seguono le linee guida e gli standards del regolatore WADA”. Oltre a spiegare l’articolazione e le implicazioni dei Codici Globali Anti-Doping ed il complesso “Ecosistema WADA” (focalizzato su movimento sportivo, autorità pubbliche e molteplici stakeholders, a partire dagli atleti), Rabin si è soffermato sulle proprie responsabilità istituzionali: “come WADA, collaboriamo per sviluppare nuove e significative conoscenze scientifiche e mediche nel campo dell’anti-doping”, articolando programmi di ricerca scientifica, la “Lista delle Sostanze e dei Metodi Proibiti”, le “Esenzioni ad Uso Terapeutico”, il “Passaporto Biologico dell’Atleta” e supervisionando il sistema di accreditamento dei Laboratori Anti-Doping. “Quello che facciamo qui oggi è la connessione tra anti-doping, salute mentale, dipendenze, rischi per la salute degli atleti (e non solo) e ambienti sociali più veri sani e inclusivi” – ha concluso Rabin.

Tito Giovannini (componente del CdA di Fondazione Milano Cortina 2026 e Coordinatore del relativo Coordinamento Olimpico Provinciale per il Trentino) ha dichiarato: “Il Sistema Trentino è focalizzato sull’organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici 2026. Quanto succede oggi ed in generale da quando la collaborazione tra Olivier Rabin (WADA e Distinguished Visiting Professor presso UniTrento) e la Professoressa Corazza stanno mettendo in pista, sono tra i progetti più importanti che metteremo a terra. Si tratta di una serie di eventi, progetti, idee e infrastrutture che garantiscono legacy/eredità olimpica – da punto di vista culturale, soprattutto, il Trentino è stato tra i primi ad ospitare la Mostra ‘Records’ [“Records” curata dalla Fondazione Museo storico del Trentino per conto della Provincia Autonoma di Trento, con la collaborazione della Fondazione Milano Cortina 2026 e il supporto del Museo Olimpico di Losanna, fa parte dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026]. E siamo tra i primi a mettere in campo esperienza e ricerca scientifica (anche universitaria – applicata ai Giochi) per costruire un Paese migliore”.

Il Professor Jeroen Andre Filip Vaes (Direttore, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, UniTrento) ha ricordato come “Le Olimpiadi sono incentrate sulla vittoria (i migliori atleti/team competono e vincono medaglie per i propri Paesi) - ma vogliamo che questo sia fatto con equità/fairness, tenendo conto di salute fisica e mentale, e questo è un investimento”. In linea con questo è stato creato l’Addiction Science Lab “per essere pionieri per conoscere le dipendenze in senso negativo ma anche in termini positivi (scegliere sano sport e benessere)”. Infine, il Professore Vaes ha evidenziato come l’Università di Trento aprirà una Laurea Triennale in Scienze motorie, sport e benessere dal prossimo anno accademico, una laurea inter-ateneo tra UniTrento ed UniVerona, dove l’enfasi sarà sullo sport prestazionale e sulle eccellenze ma anche sul benessere sensu lato (inclusione, stare bene fisico e mentalmente) – e questo approccio include una combinazione di scienze motorie, basi biologiche ma anche focalizzazioni sulla dimensione psico-pedagogica per creare figure interdisciplinari orientate al futuro.

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