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Visori e spatial computing: mouse e tastiera finiranno presto in soffitta?

Con Vision Pro Apple accelera presentando il suo primo visore/computer di realtà mista: per l'utente un'esperienza completamente diversa, con l'ambiente di lavoro virtuale rappresentato nello spazio circostante senza sacrificare il contatto con la realtà effettiva degli spazi. Pronta anche la nuova piattaforma di sviluppo per app dedicate

TRENTO. A distanza di qualche settimana dal lancio dell'innovativo visore Vision Pro, Apple ha reso disponibile la piattaforma di sviluppo dedicata alla creazione di app per la realtà virtuale e aumentata.

Il cosiddetto Sdk, termine generico con cui si intende il kit di sviluppo di un software, precede di diversi mesi quello che dovrebbe essere il lancio del visore Vision Pro, nei primi mercati, a inizio 2024.

La frontiera dello spatial computing offre all'utente un'esperienza completamente diversa, sia dalle classiche postazioni fisse e mobili con tastiere e mouse/touchpad sia dal touchscreen dei terminali portatili quali smartphone e tablet.

Si tratta di un'esperienza immersiva basata sul visore che contiene anche il computer nonché gli strumenti per governarlo "nello spazio", cioè tramite gesti digitali, muovendo braccia, mani e dita davanti a noi per compiere operazioni e organizzare il nostro ambiente di lavoro virtuale.

Il visore super avanzato ci consente però anche di vedere l'ambiente circostante e dunque di restare in contatto con le altre persone, così come loro possono vederci negli occhi: il tutto, non attraverso la "maschera" del visore ma tramite un sofisticato sistema di videocamere.

Insomma, la prospettiva è quella di un possibile salto di paradigma: dopo decenni anche mouse e tastiera andrebbero verso la soffitta.

"Da oggi, la comunità globale di sviluppatori e sviluppatrici Apple potrà realizzare una classe completamente nuova di app di spatial computing che sfruttano appieno l'infinto potenziale di Vision Pro e rendono ancora più sfumato il confine fra contenuti digitali e mondo fisico", ha spiegato Apple in un post sul blog ufficiale.

"Con l'Sdk per visionOS, chi sviluppa app può creare esperienze completamente nuove in categorie come produttività, design, gaming e non solo".

La piattaforma utilizza strumenti di sviluppo familiari di Apple, tra cui Xcode, SwiftUi, RealityKit, Arkit e TestFlight, con l'intento di semplfiicare il lavoro degli sviluppatori esistenti anche nel nuovo ecosistema e rendere così più ricco il catalogo di applicazioni per la realtà mista.

Il mese prossimo, il colosso americano aprirà laboratori dedicati a Cupertino, Londra, Monaco di Baviera, Shanghai, Singapore e Tokyo, dove gli sviluppatori potranno testare le loro app su Vision Pro e ricevere assistenza dagli ingegneri dell'azienda.

I team di sviluppo potranno anche richiedere appositi kit per creare, migliorare e testare in modo rapido e diretto le loro app su Apple Vision Pro.

Un paio di settimane fa, Tim Cook, l'attuale amministratore delegato dell'azienda americana, ha svelato Vision Pro, il primo visore di realtà mista della Mela.

Il prezzo parte da 3.499 dollari, con disponibilità a inizio 2024 negli Stati Uniti e altri Paesi che si aggiungeranno nel corso del prossimo.

"Pensiamolo come un nuovo computer, un modo per guardare film, serie televisive e giocare, come mai prima d'ora.

Se l'iPhone ha aperto al mercato degli smartphone, Vision Pro avvia quello dello 'spatial computing'. Niente più sarà come prima" ha spiegato Cook.

A lungo atteso, il visore ha forme e design futuristici, con un sistema di fotocamere che permette, all'istante, di passare dalla visione dei contenuti virtuali alla comprensione dell'ambiente circostante, che si tratti della propria stanza o di un luogo condiviso.

In tale modalità, a cui si accede girando una corona sulla plancia del dispositivo, i contenuti vengono sovrapposti al mondo reale, unendo così la realtà virtuale a quella aumentata. A differenza di visori concorrenti, Apple ha pensato ad una funzionalità particolare: Eyesight.

Con questa, il visore mostra gli occhi di chi lo indossa, per un senso maggiore di presenza e di condivisione. Le telecamere a infrarossi e i led sono quasi invisibili sulla parte frontale.

Questi sensori tracciano i movimenti degli occhi, mentre le telecamere riprendono ciò che l'utente ha intorno per restituirlo in alta risoluzione sullo schermo di Vision Pro.

Il device è, come tutto l'ecosistema Apple, sincronizzato con i dispositivi del marchio che già si possiede. In questo modo, può visualizzare foto, video, musica e i file sul cloud creati e salvati da iPhone, iPad o computer.

L'idea è anche quella di permettere di avviare una navigazione web, con Safari, da un Mac e continuarla, in maniera immersiva, su Vision Pro. Non a caso, il visore supporta l'uso di mouse e tastiera via Bluetooth, per replicare in digitale il proprio computer e consentire di lavorare in modalità futuristica, anche su app famose come Microsoft Teams e Zoom.

Alla base del funzionamento c'è visionOs, il primo sistema operativo della Mela per la realtà mista che introduce anche Optic Id, un modo per autenticare l'utente tramite la lettura degli occhi e impedire ad altri di usare il visore e accedere ai dati personali.

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