Un cervello «bionico» trentino per studiare le demenze

Un cervello bionico, nel quale cellule cerebrali (i neuroni) comunicano attraverso segnali luminosi con circuiti ottici ed elettronici. È stato pensato con la prospettiva di comprendere in modo più profondo il funzionamento del cervello e di offrire soluzioni nuove a problemi neurologici come amnesia ed epilessia.

È l’obiettivo avveniristico al quale punta «Backup», progetto interdisciplinare coordinato da Lorenzo Pavesi, professore del dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Nei mesi scorsi ha vinto un finanziamento del Consiglio europeo della ricerca (tipologia «Erc-Advanced Grants» dedicata ad attività scientifiche innovative) di 2 milioni e mezzo per cinque anni.

Nelle scorse settimane è stata pianificata l’attività di ricerca e assunto il personale di ricerca, ora il gruppo ha cominciato il lavoro sperimentale.

Alla presentazione pubblica sono intervenuti il rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, e i direttori dei dipartimenti e dei centri coinvolti (Giulio Monaco per il Dipartimento di Fisica; Nicu Sebe per il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione; Alessandro Quattrone per il Dipartimento Cibio; Carlo Miniussi per il Centro interdipartimentale Mente-Cervello Cimec).
Pavesi ha spiegato che l’obiettivo è realizzare un sistema ibrido che sia in grado di sostituirsi alle funzioni cognitive del cervello attraverso l’uso di reti artificiali.

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