Fondazione Mach,  la nuova scoperta

Il moscerino che preoccupa da anni i produttori di piccoli frutti in tutto il mondo ha le ore contate, grazie ai ricercatori trentini della Fondazione Mach. Hanno infatti sequenziato il genoma dell'insetto, come già avevano fatto con quello della vite, del melo e della fragola e ciò permetterà di studiare nuovi metodi di contrasto, quindi dà la speranza di trovare metodi alternativi alla difesa chimica

SAN MICHELE ALL'ADIGE- Il moscerino che preoccupa da anni i produttori di piccoli frutti in tutto il mondo ha le ore contate, grazie ai ricercatori trentini della Fondazione Mach. Hanno infatti sequenziato il genoma dell'insetto, come già avevano fatto con quello della vite, del melo e della fragola e ciò permetterà di studiare nuovi metodi di contrasto, quindi dà la speranza di trovare metodi alternativi alla difesa chimica.

 

Lo studio del genoma del moscerino, Drosophila suzukii, è stato eseguito da un gruppo multidisciplinare di ricercatori, partiti dallo studio di alcuni insetti raccolti in Valsugana, in Trentino, la zona più importante per la produzione di piccoli frutti in Italia e che ha fronteggiato le conseguenze più gravi dagli attacchi dell'insetto. I risultati sono stati depositati in una banca dati internazionale, per condividerli con la comunità scientifica mondiale che si occupa di questa problematica.

 

Originario del sud-est asiatico, il moscerino si è diffuso contemporaneamente negli Stati Uniti, in Canada e in Europa nel 2008-2009. Attualmente è segnalato nella maggior parte delle regioni d'Italia, in Francia, Spagna, Svizzera, Austria, Germania, Belgio, Slovenia e Croazia. Può infestare un'ampia gamma di piante e le sue femmine, a differenza delle altre drosofile, che attaccano frutti già in deperimento, inseriscono l'uovo direttamente nella polpa dei frutti sani prima che essi giungano a completa maturazione, portandoli al disfacimento in pochi giorni

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