Sidigas-Dolomiti Energia, le chiavi del confronto

 Sulla carta la serie più equilibrata delle quattro dei quarti di finale playoff, e non solo per l’ovvia considerazione che si scontrano la quarta e la quinta squadra della regular season. Non è un caso se la Rai (vedi box) ha scelto la sfida tra Sidigas e Dolomiti Energia per le proprie prime serate cestistiche. Due squadre con modi di giocare diversi, lento e ragionato per Avellino, veloce e lasciato alle libere interpretazioni dei giocatori per Trento.

Ecco una breve analisi del confronto, in cui si cerca di mettere in evidenza punti di forza e debolezza delle due formazioni.

SIDIGAS AVELLINO.

La Scandone è una squadra «lunga», con un alto «quoziente d’intelligenza» cestistico, rappresentato da un giocatore come Maarten Leunen. Mediamente Avellino fa meno tiri degli avversari ma ha più assist: significa che seleziona meglio le conclusioni e quelle che sceglie vanno a tendenzialmente a bersaglio. Questo deriva dalla conoscenza del gioco da parte dei suoi atleti, capaci di leggere e comprendere le azioni delle difese avversarie. In secondo luogo Avellino ha giocatori d’esperienza, abituati a fare i playoff e a giocarsela sempre fino in fondo, ancora più ora che ha aggiunto al roster un habitué dei top team europei come Renfroe (Baskonia, Barcellona, Berlino, Galatasaray). Da non dimenticare, infine, il fattore campo e la possibilità di giocare in casa l’eventuale «bella»: il PalaDelMauro è un campo caldo.
Per contro, alla squadra di Sacripanti manca fisicità. Nonostante i centimetri di Fesenko, Lawal e ora Auda non è tra le migliori a rimbalzo e potrebbe soffrire l’atletismo dei vari Hogue, Sutton e Gomes, specie quando avrà in campo un giocatore lento (seppur con altre qualità) come Leunen. Anche tra gli esterni Forray e Shields (se sarà recuperato) potrebbero mettere pressione e affaticare le guardie irpine.

DOLOMITI ENERGIA TRENTO.

Dalla sua parte l’Aquila vanta uno stato di forma e di compattezza di squadra che sembra crescere di partita in partita. Il nucleo dell team di Buscaglia è praticamente quello che l’anno scorso ha saputo conquistare con determinazione traguardi importanti. Inoltre è un team atipico e per gli avversari non è mai facile trovare gli accoppiamenti giusti, specie in difesa. In più ha un giocatore difficilmente marcabile come Dominique Sutton (nella foto). Da non sottovalutare, poi, il fatto che nonostante il titolo di vicecampioni in carica, i bianconeri sono considerati degli outsider, con meno pressioni rispetto ad una Avellino che da anni investe tanto per vincere qualche titolo.
I punti di debolezza si riferiscono al fatto che deve affrontare le prime due gare in trasferta in un campo in cui non ha mai vinto (3 partite e 3 sconfitte).

LE CHIAVI DEL CONFRONTO.

I due allenatori sanno bene che il vantaggio decisivo lo otterrà la squadra che riuscirà a portare la sfida sui propri binari: Trento sull’intensità e il ritmo elevato, Avellino su una pallacanestro fatta di letture, timing, spaziature.

I GIOCATORI DECISIVI.

Nonostante mole e numeri, per come gioca Avellino Fesenko non è un fattore dominante. Un esempio: in finale di coppa ha segnato moltissimi punti ma la Sidigas ha perso. E inoltre non gioca mai più di 20 minuti. Decisamente più «impattanti» sono l’Mvp del campionato sono Rich, capace di vincere da solo le partite quando è «on fire», e soprattutto Leunen. L’ala americana ha numeri meno evidenti, ma è quello che detta i ritmi: il vero play.
Per Trento, se recupera e continua a giocare sui livelli del girone di ritorno Shavon Shields è difficile da fermare ed è un’arma tattica anche nella sua metà campo (può difendere dal 2 al 5). Inoltre, arrivata fin qui praticamente senza il suo apporto, ora Trento spera che Gutierrez diventi il suo jolly.

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