Doping, Schwazer non si arrende «Esame del dna alla provetta»

Alex Schwazer «vittima di un complotto», forse ordito da russi con una Federazione internazionale che deve dimostrare con i fatti di essere uscita da un periodo caratterizzato dalla corruzione: non ha dubbi il team che sostiene il marciatore altoatesino dopo la sospensione per doping. In una Vipiteno martellata da una pioggia battente, lungo la ciclabile che ogni giorno il campione percorre nei suoi allenamenti parla il diretto interessato, insieme al suo allenatore Sandro Donati ed all’avvocato Gerhard Brandstaetter.

L’avvocato ha annunciato di avere chiesto che sul campione di urina trovato positivo al testosterone sia fatto l’esame del dna. Inoltre, ha annunciato che sull’intera vicenda stanno indagando i Ros dopo un esposto presentato in Procura con l’ipotesi di frode sportiva.

«Non ho bisogno di doping, ma soltanto di potermi allenare tranquillamente», dice Alex che appare in forma ma anche teso per le vicende che negli ultimi tempi lo hanno riportato sulla scena nel nome del doping. Il marciatore ribadisce con sicurezza la sua innocenza: «Non mi sono dopato. O qualcuno mi ha dato di nascosto la sostanza, o la provetta è stata manipolata», ribadisce con forza, chiedendo giustizia. E la giustizia la vuole subito: «Se tra un anno - dice - mi danno ragione, non me ne frega nulla. Io voglio andare alle Olimpiadi perché sono pronto e vincerò».

Ha le lacrime agli occhi l’allenatore di Schwazer Sandro Donati mentre afferma: «Alex è un superasso e non c’è russo che tenga». «C’è addirittura - dice ancora - chi ha detto che Alex ha il disturbo bipolare, volendo così fare lo psichiatra, ma Alex è sanissimo ed è anche sano di mente».

«È chiaro - dice Donati - che qui siamo di fronte alla volontà determinata di spazzare via un atleta» e allude ad una serie di «messaggi» ricevuti. Donati parla anche di una mail ricattatoria con la richiesta di 3 mila euro che «fa riferimento al doping dei russi».

Donati è severissimo, nel ribadire l’ipotesi del complotto nei confronti della Iaaf: «Nel passato - dice - è stata contrassegnata dalla corruzione. Ora è giunto il momento perchè la nuova dirigenza mostri che c’è una discontinuità tra quanto accaduto ieri e la realtà di oggi».
Sotto la pioggia battente l’incontro con i cronisti si conclude con l’avvocato Brandstaetter che rivolge un appello a difendere Schwazer anche «in nome dello sport italiano».

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