Nuovo stadio a Lampedusa Abodi: «Portiamoci gli Azzurri»

In un’Europa dove si costruiscono muri «noi costruiamo un ponte». E presto «porteremo gli Azzurri sull’isola». Il presidente della Lega di B, Andrea Abodi, lo ripete orgoglio parlando di «the Bridge - un ponte per Lampedusa», il progetto di B-Solidale, piattaforma di solidarietà della Lega di B, presentato oggi a distanza di un anno dalla visita di Papa Francesco sull’isola diventata «simbolo» di accoglienza dei tanti immigrati che scappano dalle guerre e dalla fame.

Laddove sorge ora un campo abusivo in pozzolana, la Serie B sta per investire 2 milioni di euro per costruire, entro il 2017, un impianto con tribuna coperta, campo in erba, tutto a norma Uefa 1 e per questo Abodi ha anticipato che «chiederemo alla Figc di portarci gli azzurri e farci giocare qualche partita delle under». Uno stadio che potrà garantire ai giovani delle squadre di calcio dilettantistiche locali, agli studenti e ai ragazzi immigrati ospiti del centro di accoglienza, di beneficiare di una serie di opportunità sportive, percorsi formativi e integrazione sociale.

La presentazione è avvenuta stamane presso la Pontificia Accademia delle Scienze all’interno della Città del Vaticano: «Lampedusa per noi è diventato un punto di riferimento importante di aggregazione - ha spiegato il numero uno della Lega di B -, questo è un progetto che non ha confini, un modello di sviluppo non solo per la realizzazione di un nuovo stadio ma anche per la crescita a 360 gradi dei ragazzi del luogo».

Sarà un impianto a impatto zero «per i materiali usati e per l’energia prodotta, e ci auguriamo che possa anche produrre energia alla città», precisa inoltre Abodi. Il progetto è realizzato in accordo con l’amministrazione comunale dell’Isola e lo stesso sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha espresso tutta «la gratitudine più grande, da parte mia, dell’amministrazione comunale e di tutta la comunità», per il progetto, ricordando che «dal viaggio di Papa Francesco è iniziato il riscatto dell’isola, la fine della nostra solitudine».

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