Aquila sconfitta a Varese Terzo ko consecutivo

di Carlo Azzolini

Eppure, diciamolo pure, l’Aquila al PalaWhirpool aveva iniziato benissimo e proseguito benino, gestendo e controllando, anche provando a mettere la freccia per scappare. Sorprendente e preoccupante, dunque, il calo negli ultimi 15 minuti e la brutta, anzi pessima, chiusura di partita. Perché quel 96 a 82 finale fa parecchio male alla squadra di Buscaglia.

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Non solo perché 96 punti incassati parlano di una difesa che ha alzato bandiera bianca troppo presto, intimorita forse dal 57% finale da tre dei padroni di casa (alla fine decisivo insieme al partitone di Davies, 27+16). Non solo perché adesso le sconfitte in campionato cominciano a diventare troppe (cinque nelle ultime sei partite) rendendo oltremodo più complicato il cammino per i playoff. Ma soprattutto perché l’Aquila, a fronte (o forse a causa?) dei memorabili successi di Eurocup, non sembra avere in questo momento le energie sufficienti per essere competitiva in campionato.

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Non le mancano il gioco, la solidità, la consapevolezza e nemmeno il talento. Le manca la costanza nell’arco dei quaranta minuti. Ad un certo punto si blocca, perde brillantezza, quindi intensità, quindi lucidità, quindi partite. Certo, ieri con un Berggren in più (ieri indisponibile per influenza) e con qualche punto in più degli esterni le cose sarebbero potute andare diversamente, ma la sostanza del discorso non cambia. L’Aquila è stanca. E non può essere traghettata e presa per mano solo dal solito duo Pascolo-Wright. I due, per l’ennesima volta, hanno dato tutto, caricandosi la squadra sulle spalle. Ma le loro giocate e i loro punti non sono bastati, com’era naturale contro una Varese così. Serviva una aggressività complessiva che è mancata, e servivano degli esterni più incisivi in attacco.

Trascinata dal «Barba» l’Aquila si porta subito in vantaggio. Ju-Ju è incontenibile e riesce a far male agli avversari sia in difesa (dove stoppa e va a rimbalzo) sia in attacco (diventando l’incubo dei lunghi biancorossi). Non a caso, è proprio la sua schiacciata in transizione ad obbligare coach Moretti al timeout sul 6 a 13. Già, perché Trento pare proprio intenzionata a scappare via. Tanto più che Pascolo (pure lui entusiasmante) e gli esterni garantiscono solidità ed organizzazione. Certo, la mano di Kuksiks e la potenza di Davies impediscono per un po’ l’allungo ospite. Ma è, per l’appunto, solo questione di tempo: la bomba di Sanders e la schiacciata di Lockett valgolo il +10 bianconero. Rintuzzato da Varese alla prima sirena sul 17 a 25. Segno, peraltro eloquente, che è Trento a «fare» la partita. E soprattutto a dettare il ritmo.

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Un ritmo troppo alto per l’Openjobmetis. Che infatti stenta non poco, almeno fino a quando, con un sussulto d’orgoglio, torna a -4 (28-32) con la seconda bomba dello scatenato Kangur. E poi a -2 con l’onnipresente Davies. Momento delicato, che Trento affronta con scaltrezza e sicurezza grazie all’intensità difensiva. Buona per bloccare il sorpasso dei padroni di casa nel loro momento migliore, ma non sufficiente per mettere la museruola al cecchino Kuksiks, abile a lanciare il 40 a 41 dell’intervallo lungo. Un punteggio salutato con l’applauso di tutto il PalaWhirpool Perché il match è ancora apertissimo. E lo dimostra il punto a punto costante con cui si apre il terzo periodo. Il problema dei bianconeri sono le incredibili percentuali da tre avversarie, a fronte dello sconfortante 1/7 trentino. Sbloccato solamente dalla sorpresa di Pascolo che firma il suo 22esimo punto proprio dall’arco per il 52 a 54.

L’ala di Coseano è il faro in questo momento: la sua tenacia e il suo spirito danno l’esempio ai compagni. Forray prima e Poeta dopo, infatti, piazzano dalla linea più lontana il nuovo +8 (52-60). Ora che la mira sembra migliorata, l’Aquila potrebbe accelerare. Condizionale d’obbligo: arriva, pronto, il controbreak di 11 a 0 che riporta l’equilibrio al 30’ (63-64). Trento si arresta ancora. E si fa dura: Davies e Cavaliero, approfittando del cambio di inerzia, targano il 69 a 64. Il palazzo ci crede e alza i decibel. 76 a 69 al 34’. Servirebbero i punti degli esterni, ma non arrivano. Arrivano solo e soltanto quelli varesini (per giunta non troppo contrastati). Perciò Buscaglia mima i movimenti ad ogni possesso ed in particolare sull’84 a 75 di Chris Wright. A questo punto servirebbe un miracolo che la Dolomiti Energia stavolta non può compiere. È troppo stanca, troppo corta e troppo spuntata per farlo. Finisce con un pesante scarto, che fa male. Lato positivo? Mercoledì c’è già Pesaro per provare a riscattarsi da subito.

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