Basket Nba: l'All Star Game ha celebrato Kobe Bryant

«Kobe, Kobe, Kobe». A 1’06” dalla fine dell’All Star Game, un boato ha scosso il Canada Air Centre, «casa» dei Toronto Raptors che quest’anno ha ospitato l’All Star Game, la partita delle stelle della Nba. Il grido dei ventimila spettatori è rimbombato quando coach Popovich ha tolto dal campo l’uomo più atteso, quello che tutti volevano e che prima dell’inizio era stato celebrato. È Kobe Bryant, il fenomeno che a 37 anni ha deciso di dire basta a fine stagione e per il quale quello di domenica è stato l’ultimo All Star Game, evento per il quale è stato il giocatore più votato dai tifosi al momento di scegliere i giocatori da chiamare.

Domenica, mentre lasciava il parquet, lo hanno abbracciato tutti, ogni compagno del team dell’Ovest (che ha vinto la sfida per 196-173) e quelli dell’Est, poi anche Popovich e il suo assistente Ettore Messina che ha detto «bravo», in italiano (lingua che Bryant parla benissimo) al fuoriclasse al quale il pubblico stava tributando una meritata e lunga standing ovation. Colui che viene considerato il suo erede, Stephen Curry, lo ha «bloccato» per fare una foto insieme.
Nel suo ultimo All Star Game Kobe Bryant ha segnato 10 punti, con 4/11 al tiro, 6 rimbalzi e 7 assist ma questi numeri contano fino a un certo punto. L’importante era celebrarlo come meritava, e proprio questo è successo visto che l’Nba è maestra nell’organizzare eventi. Così nell’arena è partito il video con tutti gli highlights del fuoriclasse dei Lakers, chiamato per ultimo in modo da ricevere un uragano di applausi.

Prima che partisse un altro filmato ha preso la parola Magic Johnson, uno che, come Bryant, ha speso tutta la carriera con la maglia dei Lakers, che ha ricordato i record del collega (vincitore di 5 anelli) e poi precisato che «non ci sarà più un altro giocatore come Kobe Bryant». A quel punto al figlio di Joe Bryant ex idolo di Rieti e Reggio sono venute le lacrime agli occhi. Tutti lo hanno voluto omaggiare: Michael Jordan facendogli recapitare 30 paia di scarpe (misura 14, che in Italia sarebbe il 48) che portano il suo nome e sono diventate un’icona, un po’ come Air e lo stesso Kobe, mentre i ragazzi di oggi che a lui si ispirano, ovvero Dwyane Wade, Chris Paul e Carmelo Anthony lo avevano invitato a una cena segretissima a margine degli eventi pre-All Star Game, svoltasi alle due del mattino di domenica, in cui lo hanno omaggiato con regali fra i quali una bottiglia magnum di un vino pregiato del 1996, anno scelto non a caso perché è stato quello in cui il numero 24 gialloviola, che nelle prime stagioni portava l’8, fece il suo ingresso nella lega. Bryant ha poi rivelato di essersi commosso anche in quella circostanza.

Ora però il Re se ne va, per ora dall’All Star Game e tra poco dal campionato, e a molti sembra che la Nba non sarà più la stessa. Peccato solo che Kobe abbia detto no all’Olimpiade di Rio (di ori ai Giochi ne ha già vinti 2), perché il mondo, e non solo gli States, avrebbe voluto salutarlo come merita, con un Carnevale fuori stagione e tutto per lui.

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