Aquila, missione compiuta

di Carlo Azzolini

Diciamoci la verità, giocare contro Capo d'Orlando in casa non era esattamente la circostanza peggiore per riscattare le sconfitte di Bilbao e Cantù, oltre che per sperare di tornare in vetta alla classifica e di qualificarsi matematicamente per la final eight di Coppa Italia. Per carità, le partite poi bisogna vincerle, ed in serie A non è mai facile. Mai. Però, diciamo così, l'Orlandina era un buon avversario. Si è rivelato tale e l'Aquila, tornata in vetta, anche quest'anno raggiunge il primo importante traguardo della stagione con pieno merito e soddisfazione di tutto l'ambiente.

Sono bastati cinque minuti di fuoco alla Dolomiti Energia per vincere, quelli a cavallo del terzo e quarto periodo. Un accelerazione delle sue: rapida, forte, lucida. Dunque decisiva. Pur se, forse, anche perché di fronte c'era un avversario in crisi, con pesanti assenze e con un'età media giovanissima. Impossibile non tenere in considerazione questo aspetto per valutare il «peso» effettivo di questa vittoria. O meglio, di questa prova. Che ha convinto più per la determinazione e il carattere mostrati nei momenti chiave che per il livello e la continuità del gioco bianconero.
Si capisce subito come potrebbe essere l'andazzo della serata: l'Aquila prende il controllo della gara senza nessuna difficoltà.

Negli sguardi degli addetti ai lavori, dopo il primo secco 7 a 1, si legge una sorta di leggera solidarietà per la povera Capo d'Orlando. Generosa e piena di buona volontà, ma un po' spuntata. Fatta eccezione per l'esperto duo Ilievski-Basile, i biancoazzurri sono tutti nati dopo il 1990. E si vede: ce la mettono tutta, guadagnandosi la simpatia di tutto il palazzetto, ma oltre a quella arriva ben poco sul loro tabellone. Anche perché i ragazzi di Buscaglia, pur clamorosamente superiori in ogni zona del campo, non hanno intenzione di concedere troppo. Corrono, difendono, fanno circolare bene il pallone e, soprattutto, segnano. Benino, più o meno in tutti i modi. Al punto che coach Griccioli, spazientito, si becca pure un tecnico di frustrazione. Quand'è così, per chi vince è fondamentale tener alta la concentrazione. Non a caso sul 17 a 14 ottenuto in rimonta dai siculi, coach Buscaglia chiama immediatamente minuto. Vietato specchiarsi: a dirlo è anche il 19 a 16 del primo quarto firmato sulla sirena dall'attivissimo Poeta. «Peppe» è indemoniato in difesa e dà un utile esempio ai suoi compagni. Che nel frattempo se la cavicchiano in attacco, mantenendo un modesto vantaggio con una discreta «ordinaria amministrazione» contro l'ostica zona avversaria. Dall'altra parte del campo provano ad opporsi con mirabile coraggio ed efficacia Bowers e Oriakhi (entrambi già in doppia cifra), bravi a tenere ancora aperta una gara che le bombe di Sanders e Lockett non riescono ancora a decidere. Al 20' siamo infatti sul 41 a 39. Preludio del primo svantaggio di inizio ripresa (41 a 44).

Davvero uno smacco per i bianconeri, evidentemente sotto ritmo in difesa e a volte decisamente troppo leziosi. Uno smacco, però, tutto sommato prezioso: la squadra torna a difendere e a cercare il gioco in transizione. Difficile da leggere anche per Basile, professore della materia. Tutto vero, eppure, in qualche modo, l'Orlandina resiste. 51 a 50 al 27'. Segno che bisogna cambiare ancora marcia. L'Aquila lo fa. In modo autorevole, netto, potente: bomba di Flaccadori, liberi di Pascolo e Baldi Rossi per il +8 trentino quando si entra nell'ultimo quarto. Non è finita qui. Gli ospiti sono alle corde, la Dolomiti lo sa e allunga. Ci pensa Sutton appendendosi al ferro e facendo scattare in piedi i tremila del PalaTrento. +10.

Che diventa, di lì a pochissimo, +15 con la seconda «mattonella» dall'arco di Flaccadori e la schiacciatona di Jiu-Jiu Wright. E mentre Basile e compagni franano malamente contro il muro bianconero, completa l'opera mister Sutton in transizione. 67 a 50 al 34'.
È il break perfetto, anche se non serve a togliere pepe al match. Merito della tenacia siciliana e colpa dell'approssimazione trentina. Non così grave, tuttavia, da compromettere il successo che (complici le clamorose sconfitte di Milano, Reggio e Cremona all'overtime) vale il primato e un Natale sereno. Ora la concentrazione deve rimanere bella salda perchè il prossimo match è fissato al posticipo di lunedì 28 contro Venezia al PalaTaliercio e ieri la Reyer di coach Recalcati ha perso di due con Pistoia di coach Esposito.

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