30 anni fa la punizione magica di Maradona alla Juventus

Trent’anni fa, il 3 novembre 1985, a napoli è una fredda e piovosa domenica d’autnno. Ma lo stadio San Paolo è, come al solito, caldissimo. In campo, contro il Napoli, c’è la Juventus, fin lì apparentemente imbattibile. Guidata da Giovanni Trapattoni, la Juve schiera una formazione leggendaria, con campioni come Scirea, Platini e tanti altri. Nelle prime otto partite di campionato, i bianconeri hanno sempre vinto. A Napoli il match è inchiodato sullo 0-0 e sembra destinato a rimanere tale.

Fino a poco prima della mezzora del secondo tempo, quando per un fallo su Bertoni in area della Juve  viene fischiata una punizione a due. La palla è a circa 14 metri dalla porta difesa da Tacconi, la folta barriera bianconera è molto più vicina dei 9 metri regolamentari. Immaginare di calciare in porta da lì è fantascienza. Una pazzia. Per tutti, forse, ma non per lui. Sì, perché sulla palla, accanto a Pecci, c’è Diego Armando Maradona, al suo secondo anno a Napoli.

Al fischio dell’arbitro, Pecci tocca appena la palla, e Maradona fa qualcosa che ancora oggi ha dell’incredibile: calcia accarezzando il pallone, che si alza sopra la traversa e scende all’improvviso, fino a insaccarsi esattamente nel sette. Tacconi vola invano.

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"601751","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]

Si tratta forse della più straordinaria punizione nella storia del calcio, la più bella di sempre, un capolavoro di balistica che sembra sfidare le leggi della fisica. Qualcosa che solo «el Pibe de oro» poteva fare!

Così la raccontano i protagonisti di allora:

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"601746","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]

comments powered by Disqus