Moscon al Mondiale e poi tra i pro alla Sky

di Maurilio Barozzi

Gianni Moscon la rifinitura prima del Mondiale l’ha fatta con la maglia azzurra sulle strade del Trofeo Agostoni mercoledì e della Coppa Bernocchi, ieri. Sabato la partenza per Richmond (Usa) dove venerdì è in programma la sua gara, quella riservata agli Under 23.

Gianni, sarà il tuo ultimo mondiale di categoria…

«Sarà ufficialmente l’ultimo perché il prossimo anno passerò in una squadra World Tour (la Sky) e non potrò più partecipare a un Mondiale U23».

Lo scorso anno, a Ponferrada, una caduta all’ultimo giro ti ha messo fuori gioco per la vittoria. A Richmond puoi rifarti.

«Il Mondiale è sempre una corsa strana: noi comunque andiamo con una squadra ben assortita e arriviamo negli Stati Uniti motivati per fare risultato e certi che le potenzialità le abbiamo».

Cosa pensi del percorso?

«Il percorso non è durissimo e penso che ci siano corridori più adatti a me su questo tipo di circuito. Però cercherò di inventarmi qualche cosa».

Farai corsa dura da subito o resterai in attesa del finale?

«Su un percorso così conta tanto risparmiarsi: bisogna aspettare con pazienza fino all’ultimo perché su un tracciato del genere ci sono poche cartucce da sparare. Se si consumano troppe energie poi nel finale manca l’esplosività per fare la differenza sui brevi tratti in salita in cui si può davvero riuscire a combinare qualche cosa. Quindi la parola d’ordine sarà: attenedere.
E cercare di cogliere l’attimo».

Tu hai già parlato con il Ct Cassani che lo ha provato: il circuito è duro o no?

«No, non è assolutamente un percorso selettivo. Ci sono due strappetti ma sono troppo corti per fare grandi distacchi: in situazioni così il gruppo si allunga e poi, in discesa, tutti si riportano sotto con facilità. Naturalmente l’ultimo giro la storia è diversa perché una volta che il gruppo è allungato non c’è più molto spazio di recupero: chi è dietro è dietro. E la corsa se la giocano quelli che sono davanti».

Insomma, sarà l’ultimo giro a determinare la corsa.

«Penso proprio di sì. Bisognerà essere pronti per prendere i due strappetti davanti nell’ultimo giro».

L’obiettivo è molto semplice nella sua definizione: vincere.

«Diciamo di sì. Poi una cosa è porsi un obiettivo, altra è realizzarlo. Di certo farò di tutto per riuscirci però va messo nel conto che questo stesso obiettivo lo hanno in tanti, e alla fine vince uno solo».

Sei contento di essere rimasto nella categoria U23 quest’anno?

«Col senno di poi sono soddisfatto: mi sono tolte diverse soddisfazioni e soprattutto passerò tra i pro con un’altra consapevolezza. È vero che quando diventi professionista tutto il passato si azzera e conta soltanto ciò che si riesce a fare da quel momento, però personalmente sento di essere cresciuto».

In cosa ti senti migliorato rispetto allo scorso anno?

«Ho delle sicurezze in più. Ho anche imparato molto dal punto di vista della gestione delle corse e ho capito meglio come fronteggiare la pressione a cui si può essere sottoposti. Fino all’anno scorso arrivavo alle gare senza tutti gli occhi addosso, mentre quest’anno sapevo di dover essere io a fare la corsa. Reggere queste situazioni differenti ha contribuito a maturarmi come ciclista. Ecco, un anno in più di esperienza mi è servito e anche i compagni mi hanno aiutato a passare professionista in modo più... diciamo professionale».

Eppure lo scorso anno eri così deluso di non aver fatto subito il passaggio…

«Lo so, è vero. Certo, sapendo come è andata, adesso sono contento di aver atteso un anno ma sinceramente temevo che potesse accadere qualche cosa a rovinare il passaggio. In realtà sono paure fondate perché nel ciclismo un infortunio o una caduta possono sempre succedere. Però a mente fredda, se uno ha le carte in regola un anno, l’anno dopo dovrebbe essere nella stessa condizione. O stare anche meglio».

Dopo il Mondiale che programmi hai?

«Ho un problemino al tendine con il quale convivo: per il Mondiale non dovrebbe compromettere niente , poi però farò una valutazione più approfondita e cercherò di capire se è opportuno insistere a pedalare con questo problema. Vedremo, ma non escludo nemmeno di prendere qualche giorno di riposo e poi cominciare a preparare la prossima stagione».

Come pensi che sarà l’inizio tra i professionisti?

«Chissà... Sarò in un mondo completamente nuovo e diverso. Ci sono i migliori dilettanti di 15 annate, tutti lì, tra i professionisti. La concorrenza è enorme e inizialmente dovrò cercare di fare esperienza, fare di tutto per aiutare la squadra ma sempre nella massima umiltà. Di sicuro all’inizio non ho ambizione di risultati».

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