La ragazze pugliesi che si contendono New York alle ore 21 una certezza: Vinci o Pennetta il titolo è azzurro

Una giornata che non potremo dimenticare mai. Comunque vada l’Italia, cinque anni dopo il trionfo di Francesca Schiavone al Roland Garros, oggi nello stadio da tennis più grande del mondo, di fronte a 23mila persone, alzerà un altro trofeo in un torneo dello Slam. Lo farà grazie a due ragazze pugliesi oltre la trentina, due campionesse in campo e fuori, che a New York hanno scritto una pagina esaltante non solo del tennis italiano, ma dello sport in generale. Proprio l’11 settembre, quando in tutta la città, da Ground Zero a Flushing Meadows, si celebrava la giornata dedicata al ricordo delle vittime delle Torri Gemelle di 14 anni fa (era il 2001). Roberta Vinci, che con il suo rovescio fatato, ha disinnescato il cannone di Serena piegandola in tre set (26 64 64), dopo aver stretto la mano alla campionessa quasi sconvolta, fermata a due passi dalla storia (leggi Grande Slam), ai microfoni di ESPN si è quasi scusata: “Mi spiace gente per quello che ho fatto, ora ho tante cose nella mia testa”. E ha quasi invocato il pubblico che le ha tributato una standing ovation.
Un paio d’ore prima la giornata da leggenda del tennis azzurro era cominciata con il match perfetto di Flavia Pennetta: 63 61 alla rumena Simona Halep, la numero due del mondo non la cinquanta o la cento. A New York è successo quello che sogni per una vita intera, quello che ti fa piangere per la gioia. Ed è stato un privilegio essere qui e versare qualche lacrimuccia. Perché emozioni così te le può regalare solo lo sport e di questo dovremo essere sempre grati a Flavia e Roberta, giganti d’Italia.
Oggi va dunque in scena la prima storica finale tutta italiana nella storia degli Slam. In campo due amiche che si conoscono da sempre. Si sono viste negli spogliatoi prima di scendere in campo rispettivamente contro Simona Halep e Serena Williams. Flavia è nata a Brindisi e ha 33 anni, Roberta è nata a Taranto e ne ha 32. Hanno scelto strade diverse: la prima si allena a Barcellona, la seconda a Palermo. Però si conoscono sin da bambine e tante volte si sfidate nei circoli vicino casa. “Da ragazzine vincevo sempre io - ha scherzato Roberta - perché ero più calma in campo, mentre lei era nevrotica…”.
Hanno anche giocato insieme in doppio vincendo un titolo junior al Roland Garros: “Roberta questa mattina mi ha fatto vedere un video con un’intervista di noi due sedicenni o poco più – ha raccontato Flavia – risaliva proprio a quel successo a Parigi nel torneo junior. Mi sono emozionata e lei mi ha preso in giro. Fa finta di essere una dura, ma non lo è…”.

Per un giorno saranno avversarie. Dopo l’indimenticabile giornata a Flushing Meadows a cena separate. Flavia come sempre a “La Piccola Cucina”, uno dei tanti ristoranti made in Italy della Grande Mela inaugurato nel 2008, proprio l’anno in cui la pugliese centrò per la prima volta i quarti. Roberta, invece, non lo ha voluto rivelare…


Quella tra la Pennetta e la Vinci è la prima finale nei Major con due italiane, la quarta in uno Slam per il tennis femminile azzurro: in precedenza c’erano riuscite Francesca Schiavone al Roland Garros nel 2010 (vinse) e nel 2011, e Sara Errani nel 2012 sempre a Parigi. A queste vanno aggiunte le sei finali degli uomini, tutte al Roland Garros; una per Giorgio De Stefani (1932), quattro per Nicola Pietrangeli (trionfò nel 1959 e 1960 e perse nel 1961 e 1964) e una per Adriano Panatta (vinse nel 1976).

Ci saranno anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi - che ha appositamente cancellato tutti i suoi appuntamenti - ed il Presidente del Coni Giovanni Malagò, insieme al Presidente della Federazione Italiana Tennis Angelo Binaghi, ad assistere alla finale del singolare femminile degli Us Open a New York tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci, prima finale Slam tutta azzurra della storia. In queste ore sono tutti in volo verso gli Stati Uniti.
In tribuna anche i vice presidenti Fit Raimondo Ricci Bitti e Gianni Milan.

Un certo signor Arpad Emrick Elo, statunitense, professore di fisica e notevole giocatore di scacchi, si mise a un certo punto della sua vita ad elaborare un calcolo per attribuire a ogni giocatore un valore in funzione delle partite vinte e perse in rapporto al valore degli avversari incontrati.
Il sistema “Elo”, che ebbe successo e si diffuse ad altre discipline, è stato usato dalla stampa americana per affermare che la vittoria di Roberta Vinci su Serena Williams è la più grande sorpresa di tutti i tempi nel tennis femminile.
La differenza di punteggio “Elo” tra Serena, la favorita, e Roberta, l’underdog, è di 652 punti (2505 a 1852) e scavalca in testa a questa curiosa classifica il successo della ceka Helena Sukova sulla mitica Martina Navratilova nelle semifinali degli Australian Open 1984 (574 punti la differenza tra le due). E quello di Katy Jordan su Hana Mandlikova nei quarti di finale degli Australian Open 1979, o di Mary Pierce su Steffi Graf nelle semifinali del Roland Garros 1994.


 

Hanno la mania delle statistiche, dei numeri, nello sport, gli americani. Bastava che chiedessero ai bookmakers e avrebbero avuto più velocemente lo stesso dato: l’azzurra era quotata 300 a 1. Giocando 100 dollari su di lei se ne potevano vincere 30.000. Alzi la mano chi c’ha pensato. Probabilmente nessuno, visto che nemmeno lei, svegliandosi ieri mattina, pensava seriamente di potercela fare. Voleva solo provarci. E divertirsi, godere la soddisfazione di giocarsi una semifinale degli Us Open contro la più forte tennista del mondo. Una delle più forti di tutti i tempi. Una che stava per tagliare il traguardo che tutti i campioni con racchetta inseguono in sogno e che solo in 5 sono riusciti a raggiugere (Don Budge e Rod Laver in campo maschile; Maureen Connolly, Margaret Court e Steffi Graf in quello femminile): il poker del Grande Slam.

Divertendosi a provare a batterla ha finito per riuscirci, giocando questo suo tennis vario, ricco di soluzioni tecniche (tagli, palle profonde ma senza peso, improvvise accelerazioni seguite a rete…) che ha mandato in tilt il tipico cannoneggiare della campionessa californiana. E così, invece dei 30.000 dollari di un improbabile pronosticatore con in tasca 100 dollari da “buttare”, Roberta si trova a dover scegliere tra due certezze: i 3 milioni di dollari della vincitrice (2,64 milioni di euro) o 1,45 milioni di dollari della seconda classificata (1,28 milioni di euro). Certo, dovrà fare i conti con la sua vecchia amica Flavia. La sensazione è che, comunque vada, economicamente ci sia il modo di consolarsi.

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