Giordano Benedetti, flop mondiale

di Luca Perenzoni

Mondiale di Giordano Benedetti è finito a un metro dalla semifinale. Inatteso, il semaforo rosso si è acceso già nel primo turno del doppio giro di pista, al termine di una batteria che ha visto il finanziere trentino protagonista per i primi 700 metri, affrontati con tutta la sicurezza dettata dall'ottima stagione alle spalle. Ma la torre di certezze del ventiseienne di Sorni di Lavis è vacillata all'imbocco del rettilineo finale, complice una sportellata (nemmeno troppo forte) dello slovacco Repcik che l'ha obbligato a tagliare un paio di passi e a perdere di fatto l'abbrivio (fisico e mentale) necessario per resistere al ritorno dei big. A quel punto come previsto il campione uscente Mohammed Aman e il transalpino Pierre Ambroise Bosse sono andati a prendersi prima e seconda piazza (rispettivamente con 1'47"87 e 1'47"98) mentre la lotta per terzo posto utile per l'accesso diretto all'odierna semifinale si è risolta in favore dello statunitense Clayton Murphy che proprio nell'ultimo paio di metri ha beffato Giordano Benedetti: 1'48"08 per lo yankee, 1'48"15 per l'allievo di Gianni Benedetti che per soli 7 centesimi si è visto costretto ad affrontare le forche caudine del ripescaggio. Attesa ben presto vanificata dall'ardore delle successive batterie che hanno portato il limite del ripescaggio all'1'47"03, con Benedetti di fatto 27° nella classifica finale. Addio semifinale.

Il Mondiale di Benedetti si è dunque chiuso presto, troppo presto. Eppure finalmente in una gara importante il portacolori delle Fiamme gialle ha messo in campo grinta e personalità: si è messo in testa a dettare il ritmo, ha provato l'allungo dopo 500 metri, ha gestito l'accenno di ritorno altrui, salvo poi tentennare solo al momento dell'intervento un po' rude di Repcik, unico momento di debolezza dell'intera sua prova, purtroppo fatale. A posteriori si potrebbe ipotizzare che una condotta di gara più attendista gli avrebbe consentito di gestire meglio le energie per il finale. Ma la recente esperienza di Stoccolma, quando si è ritrovato impantanato nel traffico senza trovare spazio per i sorpassi, era forse troppo vivida nella sua mente e ha preferito non correre rischi e gestire in prima persona i tempi della gara. È andata male, peccato. Un'eliminazione al primo turno è dolorosa, soprattutto per lui che dall'appuntamento cinese si aspettava molto, magari con sogni di finale.

«Mi sono ritrovato davanti a condurre le danze visto che il ritmo non era particolarmente sostenuto - ha commentato Giordano a fine gara -. La decisione a quel punto non mi è mancata, ma quello che si è visto negli ultimi 30 metri non è stato il mio solito finale: all'imbocco del rettilineo finale ho rimediato un paio di sportellate e in dirittura di arrivo ero un po' disorientato e con meno energie a livello nervoso. Uscire così in batteria è immeritevole per la stagione che ho fatto, ma siamo ai Mondiali e con 1'48" non si va da nessuna parte». A questo punto non resta che concentrarsi sui meeting di fine stagione, per provare a mettere in archivio altri tempi importanti e ricaricare le pile in vista di un 2016 che propone il doppio appuntamento Europeo - Olimpiade. Pechino doveva essere il Mondiale della consacrazione: certo, la personalità di Giordano si è vista più di altre volte, ma ancora non è stata sufficiente. Peccato, alla prossima.

Resta il ricordo dell'eccellente Benedetti vincitore della Coppa Europa di Cheboksary, momento clou di questo 2015: da lì si dovrà ripartire in vista del futuro, ora l'età della maturità non può più attendere oltre.

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