Bernardi punta sull'Italia

di Maurilio Barozzi

«La scelta di Gianlorenzo Blengini alla guida della Nazionale? È la scelta più logica». Lorenzo Bernardi, miglior giocatore di volley del Secolo e oggi allenatore dell’Halkbank di Ankara era tra i papabili per sostituire Mauro Berruto sulla panchina azzurra. Poi la scelta è ricaduta su Blengini. «Io non sono stato mai contattato, ma, ripeto, credo che con un mese di tempo a disposizione per preparare la Coppa del mondo in Giappone la scelta di Blengini sia la più indicata. Era fondamentale non stravolgere gli equilibri e non dover partire da zero. Blengini, poi, non ha lavorato molto tempo con Berruto e così la sua figura non può nemmeno essere considerata di continuità».
 
Pensi che il doppio incarico che ricoprirà Blengini, tecnico della Nazionale e della Lube, possa creare dei problemi?
 
«Ecco, questo è senz’altro un nodo che deve essere risolto. Come è evidente, col doppio incarico un allenatore non è al 100% a disposizione di una squadra, ma lo è in parte con una e in parte con l’altra. Una volta che i due club sono d’accordo sulla situazione, non ci sono problemi. Ma c’è anche un potenziale conflitto di interessi che potrebbe aprirsi nella scelta e nella gestione dei giocatori. E questo è il principale motivo per cui la Federazione lo aveva sempre evitato sul primo allenatore della Nazionale. Ora si apre una nuova prospettiva».
 
L’Italia ha possibilità di qualificarsi alle Olimpiadi già in Giappone?
 
«Credo proprio di sì. Ho scommesso diverse cene con amici puntando sugli azzurri. E penso che vincerò».
 
Si sarebbe visto bene Lorenzo Bernardi alla guida della Nazionale italiana?
 
«Credo che allenare la nazionale del proprio Paese sia il sogno di tutti. Per me, dopo aver fatto parte della squadra che negli anni Novanta ha scritto la storia della pallavolo, arrivare a poter sedere sulla panchina sarebbe una soddisfazione immensa. Ma non è solo una questione di sentimenti. Se ti propongono una panchina come quella azzurra, significa che anche come allenatore stai facendo un buon lavoro e che lo stanno apprezzando».
 
Tu hai rinnovato il tuo impegno con l’Halkbank di Ankara. Cosa significa allenare in Turchia?
 
«Mi sono trovato bene ma naturalmente, come in ogni parte del mondo, ci si deve adattare. È evidente che la situazione culturale, sportiva, alimentare, atletica è differente da quella che puoi trovare a Trento, a Modena, a Treviso o Macerata ma bisogna sapersi adeguare al luogo dove si è ospiti. La stessa cosa valeva per la Polonia: se si va a lavorare all’estero si deve essere flessibili agli usi che si incontrano».
 
Si dice che il campionato italiano sia in sofferenza rispetto ad altri tornei.
 
«Per me il livello del campionato italiano di pallavolo è altissimo: in quale altro stato si possono trovare al via cinque squadre che legittimamente possono ambire a vincere il titolo?»
 
A proposito, come pensi che sarà il campionato della Trentino volley, quest’anno?
 
«Su Trento non si può mai dire nulla. Siamo stati smentiti tutti quanti lo scorso anno quando nessuno la metteva nel lotto dei favoriti. Tutti puntavano su Modena, Macerata, Perugia, e invece... Ho seguito molto il lavoro di Radostin Stoytchev, i suoi allenamenti. E sono stato impressionato da ciò che riesce a fare. Io sono convinto che il lavoro paga, e lui ha fatto di questo motto un credo. I risultati si vedono e anche quest’anno bisognerà tenere conto di Trento fino alla fine. Poi, sulla carta, Macerata sembra la favorita: oltre al sestetto base ne ha un secondo altrettanto forte che permetterà loro di allenarsi sempre come fosse una partita di campionato. Poi però gli scudetti si vincono sul campo».

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