"Purito" vince sul Muro di Huy A Froome la maglia gialla

Lo storico muro di Huy riporta alla ribalta Joaquim Rodriguez e, soprattutto, Chris Froome. Questi i dati più importanti emersi al termine della turbolenta terza tappa del Tour de France 2015, la Anversa-Huy (di 159.5
chilometri), caratterizzata da una brutta caduta (con coinvolti circa venti ciclisti, tra cui il trentino Daniel Oss che ha riportato un taglio allo zigomo sinistro) e dalla momentanea neutralizzazione della corsa. Sul traguardo, lo stesso della classica Freccia Vallone, lo spagnolo della Katusha, ribattezzato «El Purito», ha preceduto il britannico Chris Froome (Sky) e il francese Alexis Vuillermoz (AG2R La Mondiale). La maglia gialla è passata, così, dalle spalle di Fabian Cancellara (costretto al ritiro in serata dopo aver chiuso molto attardato la tappa per via della caduta), a quelle di Froome. Il vincitore della Grande Boucle del 2013 è senz’altro, dopo quanto visto nei primi tre giorni di gare, il più in forma dei quattro tenori tanto attesi. Il capitano della Sky ha inflitto ieri undici secondi di distacco al siciliano Vincenzo Nibali (Astana) e al colombiano Nairo Quintana (Movistar) e diciotto secondi allo spagnolo Alberto Contador (Tinkoff Saxo).
In attesa del pavè di domani, martedì 7 luglio,  la giornata è stata tutt’altro che leggera. Prima del via Nibali è apparso visibilmente nervoso per quanto successo domenica: «Ci siamo un po’ disuniti nei momenti di difficoltà». Intanto l’Mpcc (Movimento per ciclismo credibile) comunicava di aver temporaneamente sospeso la Astana, squadra del messinese e di Lars Boom, per il basso tasso di cortisolo di quest’ultimo.
In gara, invece, dopo una prima fase tranquilla, ai meno 60 chilometri circa dall’arrivo, è scoppiato il caos. Circa venti corridori sono rimasti coinvolti in un brutto incidente. Fra questi la maglia gialla Fabian Cancellara, gli italiani Daniel Oss, Filippo Pozzato e Damiano Caruso, e la maglia bianca Tom Dumoulin (Giant), costretto ad abbandonare la corsa, al pari di William Bonnet (Fdj) e Simon Gerrans (Orica). Nella confusione generale, fra l’incredulità di molti, il patron del Tour, Christian Preudhomme, ha preso una decisione «storica», un primus assoluto nelle corse a tappe, e ha neutralizzato la gara per circa dieci minuti. Il tutto per permettere i soccorsi necessari ai feriti e perché non potevano essere contemporaneamente garantiti gli eventuali interventi medici in favore degli altri ciclisti in gara. Una decisione importante, che sicuramente farà «giurisprudenza».
La carovana segue la macchina della direzione della corsa; poi altri dieci a ritmo blando, senza abbrivio agonistico. Salta, così, il primo Gpm del Tour. Verso i meno 40 la corsa riparte. Il primo traguardo volante è di Greipel; poi sulle prime salite si comincia a fare sul serio. I migliori giungono compatti sull’ultima decisiva cima: qui Rodriguez e Froome sorprendono tutti, staccando di 4” Alexis Vuillermoz, di 5” Daniel Martin, di 6” Tony Gallopin e via via tutti gli altri.
I primi responsi sono inequivocabili: Froome è l’uomo da battere.
Domani si attraverserà tutto il Belgio, da Seraing a Cambrai (223.5 km), correndo lungo sei mitici e difficili tratti di pavè nelle fasi finali. Lo scorso anno Nibali cominciò a dettare legge proprio dalla tappa con le strade famose per la Parigi-Roubix. Vedremo se lo «squalo» anche in questa edizione saprà sorprendere gli avversari e soprattutto se è in grado di rispondere al rinato Froome.

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