Aquila Basket, non solo canestri Il marketing diventa caso di studio

di Stefano Parolari

«Chi sa di calcio, non sa niente di calcio». Con questa frase Josè Mourinho fa capire che lo sport, in Italia e nel mondo, sia un elemento caratterizzante della vita umana. Atleti e addetti ai lavori diventano eroi e miti, il movimento si è talmente evoluto che è ormai un'industria capace di muovere ingenti somme di denaro. Sport è legato ad operatori economici e attraverso di esso si raggiungono obiettivi. In questo contesto la presenza del marketing è imprescindibile e trasversale, coprendo tute le sfere delle società sportive. Questo l'attacco della corposa tesi di laurea del trentino Alessandro Bonazza, che martedì scorso ha trovato il culmine del suo percorso universitario al dipartimento di Economia e Management, per il corso triennale in gestione aziendale, discutendo con successo la tesi «Il servizio sportivo analizzato attraverso il caso Aquila Basket Trento».

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Bonazza ha trattato l'unicità della società, il cui terminale è la squadra di serie A diretta da coach Maurizio Buscaglia (papabile in questo 2015 ad essere indicato come il miglior allenatore della serie A, da assoluto esordiente come tutta l'Aquila e i suoi giocatori), concentrandosi sugli aspetti del management. «Aquila Basket ha un progetto all'avanguardia sotto tutti i punti di vista - ci ha spiegato il neo dottore - e mi sono convinto ad affrontare la tesi prima di tutto parlandone con Stefano Trainotti , che è stato il mio docente all'Arcivescovile e soprattutto mi ha fatto conoscere i rappresentanti di un fenomeno che non ha eguali in Italia, che mette davanti a tutto il messaggio che prima del risultato agonistico, del padre-padrone presidente che qui non esiste e della ricerca esasperata di un traguardo senza obiettivi, esiste la managerialità dell'azienda, la valorizzazione del settore giovanile, il palazzetto come "casa" di eventi vicino allo spettacolo della squadra ed a servizi aggiuntivi, la proprietà ripartita con aziende e tifosi, lo stretto rapporto con il territorio e le associazioni no-profit. Concludo nella mia tesi, affermando che "un sorriso donato a un bambino malato vale molto più di partite, campionati e coppe vinte".

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E così Stefano mi ha introdotto alle occasioni di sinergia con le associazioni di volontariato e di aiuto al prossimo visto che è responsabile del progetto "Aquila No Profit", poi ho parlato con Marco Angelini, che fondò l'Aquila nel '95 e prima ancora mise le fondamenta negli anni '60 con l'indimenticabile Gianni Brusinelli, con Rudy Gaddo responsabile della comunicazione, con Andrea Nardelli direttore commerciale, con Stefano Sosi presidente del consorzio di aziende sponsorizzatrici, con Gianni Orefice di un'azienda del pool, con Giovanni Zobele presidente per 11 anni dell'Aquila, socio fondatore della Fondazione e membro del consiglio d'amministrazione del consorzio». A Bonazza si è aperto un mondo nuovo e un modo innovativo di interpretare i meccanismi del marketing sportivo con la società di casa sua. Quella società che ha scalato in 15 anni tutte le graduatorie del basket italiano, dalla serie D alla serie A. Sbarcati nella massima serie - ecco le peculiarità rilevate da Bonazza - i bianconeri hanno saputo trovare una governance territoriale così che il 100% di Aquila Basket s.d.r.l. è divisa con la "torta" del 40% al Cast, il consorzio delle aziende, e l'altro 40% per il Trust, che sono le quote dell'azionariato popolare su un sistema di partecipazione in voga nei club professionistici di altissimo livello come il Barcellona e il Bayern Monaco, quindi il 20% per la Fondazione Aquila, dove confluiscono le associazioni "no profit". C'è - ha scritto Bonazza - anche il "Trust per tutta la vita", nel caso in cui un tifoso doni oltre 50 volte la quota sociale per un totale di 2.500 euro e acquisisce il titolo di "associato per tutta la vita". Già due trentini, nella primavera del 2014, hanno destinato questa parte del loro patrimonio, credendo nel progetto Aquila. Il Trentino - rileva Bonazza - è il luogo ideale per sviluppare un progetto con forte base territoriale anche per l'esempio del radicamento del sistema cooperativo (270mila soci nelle 539 cooperative, i 2 famiglie su 3 entra la cooperazione in Trentino). Attraverso la pallacanestro - un messaggio probante - si crea una rete di contatti tra aziende in un'ottica di benchmarking. Ogni azienda potrà ampliare i propri orizzonti al confronto con altri imprenditori. Il consorzio poi prevede la multidisciplinarietà. L'Aquila ha in progetto nel futuro l'ipotesi della «polisportività».

Ognuno potrà svolgere la propria attività sfruttando economie di scala in termini di costi fissi. Il passaggio in serie A - rileva Bonazza - ha assorbito tute le risorse ma il segnale per una società unica che ragioni con un'ottica più aperta, c'è. Per l'Aquila il significato di marketing è: lavorare in funzione dei tifosi. Il modello è quello della Nba americana - il palazzetto di proprietà come lo Juve Stadium a Torino è il sogno del general manager Salvatore Trainotti più volte in viaggio di studio negli Stati Uniti - dove l'obbiettivo è offrire il miglior servizio possibile. Poi attorno al club il messaggio del forte senso di appartenenza. Le entrate sono basate sui prezzi dei biglietti, sugli sponsor (main e altri forti, minori ma importanti) e sul merchandising. La presenza del competitor Volley Trentino è vista quale utile per aumentare la voglia di sport. L'equazione è sponsor-notorietà tramite Aquila Basket e pubblico-abitudine a consumare prodotti degli sponsor. La comunicazione poi è fondamentale: dal contatto diretto a internet, da incontri nelle scuole e con le associazioni ad ogni altro tipo di diffusione del verbo «progetto Aquila». E la tesi di Bonazza ne è una testimonianza di spicco. Non è la prima, non sarà neppure l'ultima.

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